Santuario della Madonna di Dinnammare, la “corona” di Messina: il culto, la festa e le origini ancora misteriose

StrettoWeb

L’edificazione del santuario della Madonna di Dinnammare in loco è spiegata da due leggende: attualmente è uno dei luoghi di culto mariano più importanti della provincia di Messina

La città di Messina è ricca di punti panoramici dai quali osservare le meraviglie che la natura ci offre, tra questi senza dubbio il santuario della Madonna di Dinnammare è in grado di offrire un’esperienza sensoriale unica. Posizionato sulla cima dell’omonimo monte, alto circa 1.128 metri, è immerso nella catena dei monti Peloritani. Il luogo rappresenta metaforicamente la corona della città siciliana, ospita inoltre uno dei più importanti santuari mariani e trasmette i tratti più significativi della identità religiosa e culturale, “attinenti a quelle profonde radici cristiane su cui si saldano alcuni dei valori più nobili della messinesità”. Il nome “Dinnammare” deriverebbe dal termine latino “bimaris”, poiché dalla sua vetta è possibile godere della visuale dei due mari, lo Jonio e il Tirreno. Altri studi invece attribuiscono l’origine del suo significato come prettamente arabo, derivante infatti da Dinammar composto da din (in arabo ‘religione’, ma anche ‘ricompensa, retribuzione’) unito a un nome proprio, ‘Ammar’, nome frequente nei documenti medievali, l’antico proprietario di quei luoghi quindi ‘(terreno dato) in ricompensa ad ‘Ammar’.

panorama sullo stretto - santuario della madonna di dinnammareIl termine “Ntinnammari”, in dialetto, è forma corrotta di “Antennammare”, per influsso del siciliano ‘ntinna (ital. ‘antenna’) che, nella zona di Messina, indicava anche ‘cima di monte’.Vari furono i nomi dati in passato al monte. Secondo il linguista Girolamo Caracausi (1993) corrisponde all’antico monte Mikònios,  chiamato così dai greci. Dal piazzale della chiesa si può ammirare la città di Messina in tutta la sua estensione, lo Stretto nella sua maestosità e bellezza paesaggistica di fronte a Reggio Calabria e Scilla. Volgendo lo sguardo sul versante Tirrenico, invece, è possibile osservare la baia di Milazzo, Tindari e le Isole Eolie.

Sulla cima di Dinnamare, in tempi remotissimi, sorgeva una torre, da cui le sentinelle spiavano le mosse del nemico che proveniva dal mare. E’ la testimonianza di Solino, scrittore latino della fine del III° secolo, con queste parole: “E Neptunio specula est in Thuscum et Adriaticum”. Dov’era l’antica torre, più tardi nell’era cristiana gli abitanti messinesi posizionarono una chiesetta per la Santissima Vergine. L’edificazione del santuario della Madonna di Dinnammare in loco è spiegata da due leggende. La prima narra di un pastore, che trovandosi un giorno sulla montagna, inciampò su una tavoletta di marmo con su impressa l’immagine della Vergine Maria. Tornato a casa con la tavoletta, la mattina seguente, non la trovò più; iniziò a cercarla, e infine la ritrovò nello stesso posto in cui il giorno prima ebbe la fortuna di imbattersi. Il parroco di Larderia, paese di origine del pastore, una volta venuto a conoscenza del fatto, volle che questa miracolosa lastra di marmo fosse conservata nella chiesa del paese. Così fu fatto; ma anche da lì la tavoletta scomparve per essere ritrovata sul monte, nel medesimo luogo. A quel punto la decisione da prendere fu semplice: tutti furono d’accordo che la lastra di marmo fosse destinata a quel monte, e che dovesse essere edificata una chiesa per custodire e pregare la Madonna di Dinnammare. La seconda leggenda riporta, invece, che la sacra Immagine provenisse dal mare, trasportata da due mostri marini, i quali la lasciarono sulla spiaggia. Di seguito il racconto del parroco Placido Semperi (Messina 1590-?) nella pubblicazione della sua “Iconologia della Beata Vergine Maria”: 

“Pieni di stupore quei pescatori corrono a vedere il Quadro e, al mirar l’immagine della Madonna, si commuovono e s’inginocchiano sul lido, versando lacrime di tenerezza: la baciano e la ribaciano, ringraziandola dell’aver voluto venire sulla loro spiaggia (di Maregrosso, ndr). Quei pescatori attribuirono il fatto al naufragio di qualche veliero, che, assieme alle mercanzie, portava quel quadro; ed anche alla predilezione di Maria per la città di Messina, dov’era universalmente onorata. La notizia dello sbarco prodigioso del quadro volò come il vento e, verso il lido, fu un accorrere di tutti i ceti e di tutte le età per vederlo e per baciarlo. Il lido era diventato un Santuario!

Quei buon pescatori, dopo aver venerato e fatto venerare sulla spiaggia la prodigiosa immagine, la portarono riverentemente sulla vetta di Dinnammare, dove sorgeva la Chiesetta della Madonna. Ed allora da tutti i villaggi vicini, a grandi carovane o alla spicciolata, muovevano pellegrinaggi: e tutti vanno al monte per piangere e pregare dinanzi al quadro prodigioso; e le Grazie piovono, perché si prega con fede. Sempre così: le Grazie piovono quando si prega con fede!

Alcuni pescatori iniziarono ad adorare l’icona, e nel tempo quel tratto di spiaggia si trasformò in un santuario, tanto era il numero dei fedeli che si riunivano in preghiera. In seguito, su iniziativa degli stessi pescatori, l’immagine della Madonna fu portata sul monte, dove adesso sorge la chiesetta”.

Nonostante questo però, non è stato ancora stato scoperto con precisione il periodo storico esatto di costruzione della chiesetta, tra le varie versioni si preferiscono l’epoca bizantina. Una copia del quadro miracoloso, che si conserva a Messina in una cappelletta rustica, è lungo e largo 8 palmi, nella contrada Zaera. Quadro e cappelletta erano stati fatti costruire da un contadino dei villaggi vicini, tanto devoto della Madonna di Dinnammare che, ogni anno ne celebrava sul monte la festa, e oltremodo desideroso di diffondere il culto. Sappiamo che quell’immagine divenne veneratissima ed operò prodigi. Verso l’anno 1600, i naturali di Larderia vollero far dipingere un nuovo quadro. Il pittore anziché riprodurre la Madonna com’era dipinta nelle copie rimaste, ne dipinse soltanto il busto ed in giù avvolse la figura in una nuvola bianca. Si preoccupò di dipingere la scena dei Delfini che portavano il quadro sulla riva. Quel quadro però non restava sempre sul monte; vi si portava nel tempo delle feste di agosto. Durante l’anno restava a Larderia ed era collocato sopra un apposito altare, che sorgeva a destra della porta della sacrestia, sotto la graziosa cappella di San Giacomo. Il Santuario di Dinnammare era rimasto senza un quadro fisso. Vi pensò la Madonna per farlo collocare:

“Un pastorello di buoi, della famiglia Occhino, stava a guardare il suo armento alle falde del monte. Salito sulla vetta, s’imbatte in una tavoletta di pietra, alta due palmi e larga un palmo e mezzo, dov’era scolpita rozzamente la Madonna col Bambino tra le braccia. Se la porta a casa a Larderia, ma la mattina seguente non la trova più in casa, ma nel posto dove l’aveva trovata il giorno prima. La riporta a casa per altre due volte e altre due volte la ritrova sulla cima del monte.

Saputo ciò, il Cappellano di Larderia, ordina che la tavoletta di pietra si porti in parrocchia. Detto fatto. Ma il giorno seguente la tavoletta si trovava in cima al monte.

Era troppo manifesto che la Madonna volesse star lassù. E lassù la collocarono sopra l’altare”.

Nella notte del 30 settembre 1837, durante un terribile temporale, un fulmine colpiva la tavoletta di pietra trovata dal pastorello Occhino che era murata sopra l’altare di Dinnamare. Rimasero intatte solo le teste e parte del collo della Madonna e del Bambino. Alcuni frammenti furono murati nella Chiesa di S. Sebastiano a Larderia Superiore, al lato destro dell’altare maggiore, dove ancora sono venerati dai fedeli. Altra tavoletta di pietra venne presto collocata, al posto della prima, nel Santuario di Dinnamare,  rappresentante la Santissima Vergine col Bambino in braccio. Ai lati inferiori si vedono i due delfini che portano l’immagine sulla schiena. Codesta tavoletta di marmo ancora è al suo posto nel Santuario ed quello che si porta tutt’oggi in festa per il paese giorno 5 agosto.

festa madonna di dinnammare (messina)Più volte, nel corso dei secoli, le varie icone della Madonna furono trafugate da ignoti e poi ricostruite, spesso a spese dei fedeli o degli abitanti del luogo. L’attuale icona della Madonna, splendida opera del pittore Michele Panebianco (Messina, 1805-1873), viene custodita nella Chiesa di San Giovanni Battista, a Larderia, da dove ogni anno, nella notte fra il 3 ed il 4 agosto, iniziano i festeggiamenti. La processione si avvia verso il Santuario in cima al monte, dove l’icona rimane, meta di pellegrinaggi, fino appunto al 5 agosto. La mattina del 5 poi ricomincia il cammino dei fedeli, per il rientro a Larderia, facendo sosta a San Biagio, da dove il quadro riparte su una piccola vara di legno e, a tarda sera, tra i canti, le danze e fuochi d’artificio, rientra nella Chiesa di Larderia. Ancora una volta, dunque, si percepisce l’intreccio tra storie e leggende intorno ad eventi religiosi e a luoghi di culto. La ricerca sull’origine dei luoghi  permette di valorizzarne il significato, soprattutto all’interno di una visione socio-culturale, come massima espressione delle tradizioni del popolo messinese e del suo territorio.

Condividi