Scilla: don Giuseppe Bova fondò la prima scuola di medicina nel paese. Morì in seguito al terremoto del 1783 e fu sepolto nella chiesa di San Giuseppe aChianalea
Giuseppe Bova nacque a Scilla il 24 Gennaio 1697 da Giovanni e da Giuseppa Costa. Mentre era un giovane studente di letteratura e scienze a Messina, ebbe la vocazione al sacerdozio. Vestito l’abito talare si trasferì a Roma, dove intraprese gli studi al corso delle scienze sacre in compagnia del suo amico e concittadino Diego Andrea Tomacelli. Nominato sacerdote e aspirando allo studio letterario e di scienze sperimentali, si trasferì prima a Firenze e poi a Bologna, dove si laureò in medicina. Tornato a Scilla, esercitò con molto successo la professione di medico e fu nominato condotto del paese, con uno stipendio annuo di duecento ducati. La sua fama di luminare crebbe talmente, da intervenire come medico fuori Scilla, addirittura lo prelevavano per un consulto medico con delle feluche partendo dall’isola di Malta, dove vivevano i Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano. A Scilla aprì uno studio di medicina: tra i suoi molti discepoli acquistarono fama il nipote Rocco Bova e Cosimo Federici, quest’ultimo divenne un medico molto rinomato e fu discepolo del celebre Dottor Cotugno. Cultore delle lettere e delle scienze, scrisse importanti articoli scientifici in occasione della “Gara letteraria” svoltasi a Firenze che egli sostenne col Dottor Giovanni Bianchi, naturalista e medico di Rimini. Gli articoli specialistici del Bova approdarono sul giornale “Le Novelle Letterarie” di Firenze diretto dal Dottor Giovanni Lami, suo intimo amico. Giuseppe Bova da grande sacerdote, comprese il valore del ristoro spirituale e per questo motivo fece costruire in un suo podere a Pisturini, su di un pianoro sopra Contrada Pacì sempre a Scilla, chiamato “U chianu i Bova” dopo la sua morte, una casa per il ritiro spirituale dei sacerdoti, con annessa una chiesetta, dedicata a San Gerolamo, il padre spirituale di preghiere, meditazioni, astinenze e penitenze. La volontà del Bova era quella di onorare la memoria della venuta a Scilla del grande Santo e Dottore della chiesa, appunto Gerolamo. Il questo luogo, dove adesso rimangono solo pochi ruderi, detto “A Cresia”, ogni anno in solitudine e in contemplazione, si riunivano i sacerdoti di Scilla per gli esercizi spirituali. Giuseppe Bova fu molto devoto e affezionato anche alla figura di San Giuseppe e per questo stabilì uno stretto legame con la chiesa della Santissima Annunziata dei Padri Crociferi. Nel 1750 infatti, la statua di San Giuseppe (nella foto) fu donata da Nunzio e Giacomo Matrà e ciurma dopo un miracoloso salvataggio della propria imbarcazione a seguito di una repentina tempesta. I due fratelli si erano promessi di fare questa donazione nel momento di maggior difficoltà e raccolsero i proventi dalla straordinaria pesca di quel giorno. Salvando il pescato, la ciurma e la barca in quelle avverse condizioni meteorologiche si convinsero che l’invocazione a San Giuseppe fu determinante. I due fratelli donarono la statua di San Giuseppe sotto la direzione di Don Giuseppe Bova, alla chiesa della Santissima Annunziata dei Padri Crociferi, oggi Chiesa di San Giuseppe (nella foto), nel rione di Chianalea. Giuseppe Bova morì per via dei crolli causati dal terribile sisma del 5 Febbraio del 1783 e venne sepolto, come da lui espressamente richiesto, all’interno della chiesa, nell’abside (nella foto) accanto l’altare di San Giuseppe. (Enrico Pescatore)
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