Il culto della Madonna della Catena fu diffuso a San Piero Patti dai Baroni Orioles. La festa nel Comune dei Nebrodi, situato in provincia di Messina, si celebra la prima domenica dopo Pasqua
Una tradizione amata, un evento di primavera che preannuncia la stagione estiva. La prima domenica dopo Pasqua a San Piero Patti (in provincia di Messina) si festeggia la patrona Madonna della Catena: una Vergine racchiusa da un gran manto di seta e cinta da una corona di argento ospitata da una nicchia della Chiesa madre il cui altare fu dichiarato Altare privilegiato, da Papa Alessandro VII° nel 1602. Il culto fu introdotto nel borgo siciliano dai palermitani Baroni Orioles. La storia, tra verità e leggenda, racconta che i nobili di città vollero venerare la Madre di Dio dopo che quattro individui condannati a morte furono liberati per intercessione della stessa. Mentre venivano condotti al patibolo per essere giustiziati, colti da una tremenda tempesta nel rione Marina di Palermo, i malviventi fuggirono, perché si spezzarono le catene, e nella Chiesa dove ripararono sognarono la Vergine che li aveva aiutati. La Chiesa di Palermo fu demolita nel XV° secolo ora al suo posto ne esiste un’altra dedicata alla Madonna delle Catene.
Fino alla prima guerra mondiale, la festa era molto sentita in paese. La chiesa era adornata da drappi di colore rosso che scendevano uniformemente dal cornicione al di sopra delle colonne. L’esterno era illuminato alla veneziana. All’altare maggiore veniva costruita una grande scalinata che culminava nell’incavo del finestrone centrale, dove veniva posta la statua della Madonna avvolta da un manto di seta e con la corona di argento sul capo. Sulla scalinata, adornata da drappi e strisce colorate, venivano poste moltissime candele. Le funzioni venivano celebrate dai religiosi dell’Insigne Collegiata. La sera dei vespri aveva luogo una processione con una piccola Madonnina. La processione principale si svolgeva la domenica. Il simulacro era portato dai nudi della Confraternita del Rosario su un’artistica e imponente vara in legno. Le abitazioni esterne erano abbellite da fiori e dai balconi pendevano coperte, arazzi e tovaglie ricamate.
Oggi sono rimasti solo pochi pezzi e qualche foto a ricordare l’antica vara lignea secentesca. Si trattava di un’imponente macchina sormontata da dodici colonnine disposte in forma poligonale a gruppi di tre che sorreggevano capitelli corinzi. Erano collegate tra loro da archi e volute. Il tutto culminava in una sfera centrale sormontata da una piccola croce. Sulla vara erano presenti anche figure di angeli. Alla Confraternita di Maria SS. del Rosario è affidato il compito di condurre il simulacro in processione. Un tempo, i numerosi Nudi si recavano in processione a piedi scalzi, vestiti in camice bianco con cingoli a colori. Da un nastro rosa pendeva una medaglietta con l’effige della Madonna. In modo cadenzato, in momenti diversi precedenti la processione erano soliti percuotersi le spalle con una catenella, in segno di pentimento. Altri nudi, detti babbaluci, li precedevano, coperti anche nel volto con un cappuccio che faceva intravedere solo gli occhi, portando un bastone di colore azzurro.
Chiesa Madre di San Pancrazio: ecco dove si esercita il culto della Madonna della Catena
Il luogo dove si esercita il culto è la Chiesa Madre di San Pancrazio. Dalla navata laterale destra si accede alla Cappella della Madonna della Catena, patrona di San Piero Patti, tramite un grandioso portale in pietra da taglio con due colonne monolitiche scanalate con bassorilievi in stile barocco e capitelli in stile corinzio. Le due colonne poggiano su due basi costituite da zoccolo, dado e cimasa. Nella parte inferiore, sono decorate con numerosi bassorilievi. La cappella è riccamente decorata con lavori in stucco. Le pareti laterali presentano lesene sormontate da capitelli corinzi. La cappella è chiusa da una balaustra in marmo rosso locale, mentre l’altare e il tabernacolo sono realizzati con marmi a intarsio. Questo altare fu dichiarato “privilegiato” da Papa Alessandro VII con un decreto del 28 novembre 1659, per cui celebrandovi una messa in suffragio di un defunto entro otto giorni dalla morte, questi avrebbe potuto acquisire l’indulgenza plenaria, cioè la liberazione dalle pene del Purgatorio. Al centro della cappella si trova la nicchia che accoglie la statua lignea. Restaurata nel 2013, non si tratta di una scultura realizzata con un solo pezzo di legno, ma addirittura di un insieme di pezzi provenienti da statue diverse o comunque scolpiti in vari momenti e legati tra loro con cartapesta o altri materiali. Nel tamburo della cupola, si legge “Maria della Catena nostra Patrona”. Sul campanone principale del campanile, del 1600, si nota un bassorilievo della Madonna della Catena.