Il Ministro Orlando non ha convocato i sindacati nazionali in merito alla questione della nuova legge previdenziale
Oramai sono passati più di due mesi dall’insediamento di Andrea Orlando al Ministero del Lavoro e il Ministro non ha nemmeno convocato i sindacati nazionali in merito alla questione della nuova legge previdenziale. Eppure, mancano solamente otto mesi alla fine della contestatissima “quota 100” e al formarsi in una sola notte di uno scalone di cinque anni da 62 a 67 anni per poter accedere al pensionamento.
In questi mesi ci sono state perfino troppe ipotesi su nuove leggi previdenziali. Si è passati dalla proposta Del Rio di quota 92 (30 anni di contributi sommati a 62 anni di età) effettuando però il calcolo tutto col sistema contributivo (molto più penalizzante per i lavoratori), poi c’è stata la proposta della Lega di 41 anni di contributi per tutti ma anche in questo caso con calcolo tutto contributivo, poi ancora la quota 102 (64 anni di età sommati a 38 di contributi) e con 8 mesi di anticipo per le donne per ogni figlio fino ad un massimo di tre figli. Poi il Ministro Brunetta cha ha parlato di scivolo di cinque anni per gli statali ma senza specificare se con penalità o meno.
Io mi occupo di previdenza da diversi anni e posso solamente affermare che con un’aspettativa di vita causa Covid che nel solo 2020 è scesa di 1 anno e 5 mesi e considerando che almeno un altro anno si perderà nell’anno corrente, dal momento che i decessi in nemmeno 4 mesi sono già oltre 35.000, formulo questa ipotesi.
La pensione di vecchiaia dovrebbe essere fissata a 65 anni con una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età e una minima penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 65 anni. La pensione anticipata fissarla a 41 anni per tutti mantenendo il sistema misto. Poi bisognerebbe dividere assistenza da previdenza e per i giovani creare un fondo pubblico per coprire i buchi contributivi a causa di carriere discontinue.
Dare un grosso impulso alla previdenza complementare con detrazioni che arrivano al 50% di quanto versato e aumento della possibilità di accedere alla propria posizione per richiedere anticipi. Inoltre, per i pensionati, si potrebbe pensare al dimezzamento delle addizionali regionali e comunali per importi fino a 40.000 € annui.
E’ assolutamente ovvio che più tempo il Ministro lascia passare prima di fare conoscere l’orientamento governativo più saranno le ipotesi che nasceranno. E’ pertanto assolutamente necessario che nei prossimi giorni il governo convochi le parti sociali per impostare il lavoro che successivamente porterà all’approvazione in Parlamento in modo che la nuova legge previdenziale decorra dal 1 gennaio 2022.