Presidente Draghi, adesso dobbiamo correre!

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Realisticamente i mesi di maggio e giugno saranno ancora molto compromessi dal punto di vista dell’economia ma penso che il peggio sia passato

Finalmente è passato il più brutto anno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Un anno che purtroppo ricorderemo tutti come quello con il più alto numero di decessi, dove l’aspettativa di vita è diminuita di 1 anno e 5 mesi, un anno dove si sono persi quasi un milione di posti di lavoro, il PIL è sceso del 9%, il debito pubblico è arrivato alla spaventosa cifra di 2.600 miliardi di € e dove il rapporto PIL/debito e schizzato fino al 160%. Purtroppo siamo ancora in piena pandemia ma comincia a vedersi una piccola luce in fondo al tunnel. I decessi dopo un trimestre con ancora numeri in crescita, da qualche giorno cominciano lentissimamente a calare, al pari delle terapie intensive e finalmente il piano vaccini dopo un avvio molto faticoso e controverso adesso sembra aver preso la direzione giusta. Realisticamente i mesi di maggio e giugno saranno ancora molto compromessi dal punto di vista dell’economia ma penso che il peggio sia passato. Penso che dopo quindici mesi di inferno almeno per alcune categorie si intravede un miglioramento. Non dobbiamo assolutamente lasciarci sfuggire l’estate, ricordando sempre che il turismo nel bel paese rappresenta oltre il 14% del PIL.  E’ necessario entro la fine di questo mese trasmettere all’Europa i piani del recovery plan per cominciare ad avere una parte di quei famosi 222 miliardi di € del Next Generation Eu che l’Italia aspetta per i prossimi anni. Adesso il governo deve mettersi a correre. Cantierare le grandi opere pubbliche i cui progetti sono rimasti per anni nei cassetti dei Ministeri. Poi dare un fortissimo impulso alla digitalizzazione del paese e gettare le basi per un grande piano di risanamento idro geologico per cominciare a mettere in sicurezza il territorio. Poi varare finalmente le riforme che gli italiani aspettano da oltre vent’anni. Quella della Giustizia (non si può più tollerare che in Italia i processi durino oltre dieci anni), poi la sburocratizzazione della P.A., la riforma della scuola vero cardine di un paese civile, e la riforma della previdenza. La riforma della previdenza, in particolare, è urgentissima perché a fine anno scade la famosa “quota 100” e per evitare lo scalone di cinque anni e il ritorno preponderante della legge Fornero serve una nuova legge organica. C’è la assoluta necessità di far uscire dal mondo del lavoro le persone anziane, demotivate e che non ce la fanno più e farvi entrare i giovani. C’è assoluto bisogno di quel ricambio generazionale di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai messo in pratica. La seconda parte dell’anno e il 2022, pertanto, saranno decisivi per le sorti dell’Italia. Dovranno essere messe in campo tutte le capacità disponibili sfruttando al massimo il fatto che al governo sono rappresentate quasi tutte le forze dell’arco costituzionale. Ce la faremo? E’ una sfida difficilissima ma è l’unica strada che ha l’Italia se vuole continuare ad essere una potenza economica degna di questo nome o altrimenti essere relegata ad un ruolo di comprimaria nello scacchiere internazionale.

 

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