Psicologhe e psicologi “furbetti” delle file

StrettoWeb

Approfondendo l’analisi di quanto accaduto va precisato che psicologhe e psicologi lavorano, tutti, con la precipua finalità di facilitare la salute mentale, il benessere psichico della popolazione

di Dominella Quagliata, psicologa e psicoterapeuta – I media, da ieri, straripano di rimostranze verso il Presidente del Consiglio Draghi che, incautamente, ha tacciato gli operatori della salute mentale quali furbetti che saltano la fila.

Il presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi ha, efficacemente, rilevato l’incongruenza dell’intervento di Draghi, in quanto per “obbligo” (art. 4, comma 1, d.l. 44 del 1° aprile 2021) le psicologhe e gli psicologi devono vaccinarsi, pena la sospensione dall’albo.

Approfondendo l’analisi di quanto accaduto va precisato che psicologhe e psicologi lavorano, tutti, con la precipua finalità di facilitare la salute mentale, il benessere psichico della popolazione.

Lo fanno iconicamente in uno studio privato, ricevendo una persona per volta e garantendo tutte le misure di sicurezza necessarie in questo periodo; lo fanno nelle aziende, esponendosi ed esponendo gli interlocutori al rischio COVID al pari di altri professionisti; lo fanno come consulenti, con la garanzia di protezioni adeguate. Ma lo fanno e l’hanno fatto incessantemente negli ospedali, offrendo significativo supporto anche a medici e infermieri; lo fanno nelle scuole a contatto con minori e insegnanti; lo fanno nelle RSA, nei centri di riabilitazione a stretto contatto con persone clinicamente fragili.

Uno scenario variegato, dunque, quello dell’intervento psicologico che avrebbe dovuto essere gestito dal piano vaccinale, come per tante altre professioni, rispetto al contesto di lavoro e alla funzione dei professionisti, più che in base alla categoria professionale.

Se, invece di ostinarsi a relegare la psicologia alle evocazioni filmografiche da lettino, si utilizzassero le conoscenze e le competenze tutte degli psicologi, si sarebbero coinvolti gli stessi proprio nella gestione del piano vaccinale.

Nella gestione dell’emergenza dovrebbe essere imprescindibile la valutazione e la previsione del comportamento umano, con conseguente adozione di specifiche modalità di organizzazione di risorse umane e mezzi, nonché con adeguati piani di comunicazione efficace. Chi più degli psicologi è esperto di comportamento umano e comunicazione efficace?

La comunicazione sull’emengenza COVID è fin troppo copiosa, ma inefficace e spesso contraddittoria. La gestione delle risorse umane e dei mezzi è approssimativa e confusiva, i fatti lo dimostrano.

A vari livelli territoriali (comuni; regioni; nazione) sono sporadicamente stati coinvolti psicologi per offrire un contributo in tal senso, ma le proposte solertemente offerte sono rimaste lì, non utilizzate, a memoria della costituzione “di tendenza” delle varie task force: tempo ed energie sprecate, oltre il serio deterioramento della credibilità istituzionale.

Ormai anche in economia, gli ultimi premi Nobel lo confermano, lo studio del comportamento umano ad opera degli psicologi, è di fondamentale importanza (economia comportamentale).

Mente e corpo, con relative abilità sociali, costituiscono un sistema e sappiamo che anche in fisica, matematica e ingegneria, in particolare nella teoria dei sistemi, gli equilibri di un sistema cambiano al variare di ingressi e disturbi, eppure ancora attenzioniamo ossessivamente ciò che riguarda il corpo, sottovalutando gli insulti alla psiche e alle relazioni, mettendo continuamente a rischio l’equilibrio dell’intero sistema persona e dunque società .

La psicologia è spesso percepita come un lusso, un di più, un optional di cui si può fare a meno, per questo motivo, valutata la scarsità di servizi di psicologia pubblici, lo è diventata.

Ma quando il danno è fatto, sulla propria persona o sui propri figli, tutti si accorgono di quanto la salute mentale sia importante al pari di quella biologica e quanto prevenire sia, anche economicamente, molto meno oneroso che curare.

È arrivato il momento che a gran voce cittadine e cittadini PRETENDANO dalle Istituzioni risposte efficaci utili alla salvaguardia della salute mentale, del benessere tout court.

Qualcuno, che non ha mai provato disagio psichico o che è talmente inconsapevole da non rendersene conto, facendo questo lavoro ne sono certa, percepirà questa comunicazione quale tentativo di incrementare gli introiti degli psicologi.

Vi spiego perché non è così. Faccio questo lavoro perché sogno una società sana, serena, scarsamente conflittuale e se potessi determinarlo agitando una bacchetta magica sarei ben felice di dedicarmi all’incremento di tale benessere, facendo un lavoro che mi garantirebbe il contatto con la gioia e non con l’immane sofferenza umana che ogni santo giorno, da ventisei anni, incontro.

Ora tocca a noi, tutti noi, anziché continuare compulsivamente a commentare sui social ciò che avviene, possiamo diventare protagonisti, determinando una volta per tutte ciò che davvero vogliamo, se davvero lo vogliamo.

Condividi