Riportiamo di seguito l’intervista che il maestro Bruno Tirotta ha rilasciato per StrettoWeb in vista della “Petite Messe Solennelle” che si terrà il prossimo 1 giugno presso la chiesa di San Giorgio al Corso “Tempio della Vittoria” di Reggio Calabria
Si terrà il prossimo 1 giugno 2021 presso la chiesa di San Giorgio al Corso “Tempio della Vittoria” di Reggio Calabria la “Petite Messe Solennelle” di Rossini. Per l’occasione abbiamo il piacere e l’onore di intervistare Bruno Tirotta, docente presso il conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria, maestro del coro Cilea dal 1984 e direttore d’orchestra; panni, questi di “maestro concertatore”, che specificamente rivestirà anche in questa occasione della “Petite Messe Solennelle”. Il maestro Tirotta aderisce dunque in modo entusiastico alla nostra intervista, con l’intento di parlarci di alcune caratteristiche peculiari della stessa: una riflessione, dunque, in cui musicologia e spiritualità si fondono in un sinolo indissolubile; lasciamo dunque a lui la parola.
“Questa notevole composizione, definita petite di certo non per la “piccolezza” del pezzo, ma per l’organico ridotto, è indubbiamente solennelle per una serie svariata di motivi: tra tutti, ad esempio, il fatto che tutto il testo è ad esempio musicato, compreso il credo. La critica ritiene, specificamente, questa Messa divisa in due parti: dunque, con un primo numero significativo molto ricorrente, il due: numero, questo, relativamente al quale non si hanno chiare certezze sul significato che esso abbia in quest’opera, ma che è probabilmente da ricondurre al concetto della carità. Altra ricorrenza significativa in questa composizione è quella del 7: numero sacro, nella religione cristiana, per una serie diversa di motivi: sette, non dimentichiamolo, sono ad esempio le virtù teologali e le virtù cardinali.
Questa Messa, inoltre, costituisce una indubbia riconoscenza del maestro pesarese a Dio; significativo, ad esempio, è in materia pensare al fatto che egli stesso avesse comunicato al grande Franz Listz che in questa composizione c’è tutta la sua devozione religiosa. Ma anche di enorme interesse è sottolineare come Rossini aspirasse, mediante questa composizione, ad una intercessione presso Pio IX affinché avvenisse una svolta di portata epocale nella storia della musica sacra e della religione, lato sensu: il maestro pesarese, infatti, ambiva a che, per mezzo di questa composizione, il Romano pontefice acconsentisse definitivamente al fatto che anche le donne cantassero in Chiesa: le donne, col proprio modo di cantare potevano infatti dare quel senso angelico cui Rossini ambiva (dunque, di fatto: che potesse avvenire che gli stessi Cherubini dell’Empireo cantassero, finalmente, nelle chiese terrene). Significativo, in materia, è anche rilevare come fosse stata anche avviata una trattativa per la rimozione del su menzionato divieto. In materia, poi, sarà anche rilevante sottolineare come proprio pochi anni fa sia stato rinvenuto da Stefano Alberici, negli Archivi Vaticani, un elogio da parte di Pio IX delle richieste rossiniane. Tuttavia, il mancato accoglimento delle stesse fa di fatto presagire il fatto che, in soldoni, papa Pio IX non ne volesse minimamente sapere di avviare una riforma di tale portata; dunque, al di là dei toni elogiativi, “di facciata”, di tali epistole, nulla di fatto cambiò.
Molto significativo poi, relativamente a questa composizione, è il fatto che la prima esecuzione sia avvenuta nel 1864 presso una cappella privata della villa del banchiere parigino Pillet; evento, questo, al quale presero fra gli altri parte grandi musicisti del tempo come Giacomo Meyerbeer e Daniel Auber; dopo di essa, tuttavia, Rossini (spesso angustiato, dentro di sé, dalla effettiva bellezza e da una necessità di approvazione per le proprie opere), dopo una seconda esecuzione nell’anno successivo, non ne autorizzò altre. Addirittura, ad esempio, non fece visionare la partitura musicale ad Eduard Hanslick, severo critico musicale del tempo che, invece, voleva leggerla per averne una contezza critica, dal momento che ne temeva le critiche (duri erano infatti all’epoca gli strali dell’Hanslick sui musicisti del periodo).
Significativo, inoltre, è rilevare come essa, essendo stata composta nel 1863, sia stata scritta in pieno periodo romantico; ben lontana, essa, si mantiene tuttavia dal coevo Romanticismo musicale: prevalente, infatti, è ad esempio lo stile clavicembalistico; e, anche sotto il profilo del coro, vi è una autentica confluenza di parecchi stili. È dunque questa, probabilmente, la vera difficoltà, anche sotto il profilo della direzione di quest’opera: il fatto che essa spazi pienamente dalla polifonia classica (come per il caso del Christe e dei due Kyrie) a veri e propri “impasti fonici”, come il Credo: nel quale si hanno sonorità da coro lirico pienamente “ottocentesco”. Ma, molto significativo è a mio avviso rilevare come, ad esempio, quando inizi il Gloria si tocchino delle sfere altissime; per poi ricadere nel “terreno”, nell’”umano”: i terzetti, l’aria del basso, quella del tenore; o il duetto tra soprano e contralto e l’Amen finale, con la bellissima e difficilissima fuga.”
Maestro Tirotta, dunque, lei in questa occasione sarà protagonista non solamente nei suoi “più tradizionali” panni di maestro del coro Cilea; ma anche (e soprattutto) di maestro concertatore. Cosa ci vuole dire a riguardo e, dunque, a chiosa di questo suo intervento? – “Ho avuto già il piacere di dirigere questo capolavoro di Rossini a Montalto Uffugo, presso l’importante festival musicale che si tiene presso la cittadina del cosentino; in questa occasione particolarmente lusinghiero è stato per me l’apprezzamento che ho riscosso nel celebre critico musicale Giancarlo Landini. La Petite Messe Solennelle, inoltre, posso autenticamente considerarla un “cavallo di battaglia” del coro Cilea, che ho il piacere e l’onore di dirigere da ben 37 anni su 40 della sua esistenza; con essa, dunque, spero che Reggio, la cultura reggina e la musica nella mia città possano ripartire appieno dopo questo periodo davvero difficile”.
Ringraziando dunque entusiasticamente ancora il maestro Tirotta, mi unisco caldamente ai suoi desiderata; e gli faccio, a nome della redazione tutta di StrettoWeb, un sincero “in bocca al lupo”!