Conte e Baroni, una scelta comune: hanno detto “no” a Inter e Reggina, ma i conti si faranno alla fine…

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Conte-Inter, Baroni-Reggina e non solo: il “nuovo” calcio e le pretese degli allenatori, ma si può essere ambiziosi anche risparmiando

“Bonji Bongi – Xibom Bombom! Ti piace vincere facile?. Chi si ricorda di questa celebre pubblicità, neanche tanto remota a dir la verità? Vincere facile, che poi bisogna anche vedere se si riesce davvero a vincere. C’è chi non è stato comunque in grado e chi lo ha fatto pur con tante difficoltà. Decisamente intuibile l’argomento, è quello caldo e attuale di questi giorni: la clamorosa e forse inedita giravolta di allenatori a neanche una settimana dal termine del campionato di Serie A. Club intenzionati a razionalizzare i costi, tecnici non capaci di venire incontro ma “allettati” da offerte superiori in cui – probabilmente, forse, secondo loro – è più facile vincere. Un messaggio chiaro è emerso in questi giorni e a tutte le latitudini: da Milano a Roma passando per Reggio Calabria. Sia chiaro, e qui la premessa è sempre la solita: le scelte sono personali e dettate da motivazioni su cui non è corretto stare molto a discutere. Ma la domanda è invece lecita: qual è un bravo allenatore?

E sì, perché si può decidere sempre l’offerta migliore, quella del club che offre di più in termini economici e tecnici, che garantisce i calciatori più forti e che dovrebbe permettere – ancora – di vincere facile. Ma non è sempre così, anzi. Quest’anno di Serie B ne è la dimostrazione: le tre promosse non sono tra le squadre che hanno speso di più, a differenza delle varie Lecce, Monza, Spal, Brescia. E quindi è più forte un Conte o un Simone Inzaghi? E’ più forte un Guardiola o un Gasperini?

La vicenda Conte/Inzaghi e quella Baroni: i parallelismi (con i dovuti paragoni)

I dovuti paragoni sono necessari, e ci mancherebbe. Ma le dinamiche simili, tra l’altro avvenute nello stesso giorno, fanno riflettere anche perché si ricollegano alla situazione del calcio (e del mondo) attuale dopo un anno e mezzo disastroso. L’Inter non ha mai nascosto difficoltà economiche: ha bisogno di ridurre i costi e far quadrare i conti, ma senza perdere l’ambizione. Perché razionalizzare non vuol dire perdere ambizione. Ha chiesto al suo allenatore un adeguamento del ricco ingaggio, lo ha avvertito circa la possibilità di perdere qualche big per recuperare dalle grosse perdite di questa stagione. Accontentato? No. Conte non ha fatto alcun passo indietro. E’ arrivato a Milano due anni fa in una società in ascesa, con delle rassicurazioni tecniche oltre che economiche importanti e con l’obiettivo di crescere sempre. Voleva finalmente mangiare con 100 euro in un ristorante da 100 euro. Non lo può più fare, all’Inter. In una delle piazze ricche e con pochi problemi, invece, sì. Ma questo non vuol dire che l’Inter non possa mangiare comunque bene. Non spenderà 100, ma neanche 10. Vuole continuare a vincere e aprire un ciclo, spendendo 50. L’allenatore giusto è Simone Inzaghi. Il tecnico “allevato” dalla Lazio è abituato a conti da far quadrare, a tirare la cinghia, a “sopportare” (e supportare) i sacrifici della dirigenza, a trarre il massimo da quello che ha, nonostante continue cessioni importanti e di uomini chiave (Keita, Candreva, Felipe Anderson, Biglia, De Vrij). All’Inter lo dovrà fare, ma non gli “peserà”. Perché per lui, il salto di qualità, c’è comunque. L’Inter ha appena vinto uno scudetto e ha un’ossatura tecnico-tattica importante da cui ripartire a prescindere da qualche, eventuale, cessione importante. E, quindi, è più forte Conte o Inzaghi? E’ più forte Conte che vince, e ha bisogno di vincere, con grandi calciatori e alle prime avvisaglie sull’ingaggio e sulla rosa scappa via, o Inzaghi, che da anni ormai trae il massimo da una Lazio competitiva ma non a livello delle big? Di esempi ne potremmo fare tanti, del passato remoto o recente, ma questo dualismo è ben chiaro perché i due allenatori si succedono in panchina.

Una parentesi, visto che ci riguarda da vicino, si può però fare alle nostre latitudini, esattamente nello Stretto. La Reggina ha salutato di recente Marco Baroni e si è buttata a capofitto sul nuovo allenatore. Il club amaranto, fino a pochi giorni fa, pensava di proseguire con l’ex Benevento. Ha proposto, ha atteso, ma non ha cambiato le sue condizioni. Erano quelle. Economiche e, soprattutto, tecniche. Ma “non è una questione di soldi”, come ha affermato il presidente Gallo in conferenza. Viene da pensare che le richieste sulla rosa potessero non convincerlo appieno, o comunque non si avvicinavano a quelle del Lecce. Anche Baroni – ma, ribadiamo sempre, è il calcio e ognuno fa la scelta che ritiene opportuna – ha preferito dunque perseguire la strada che (a suo avviso) gli dà più garanzie. Sempre a patto che il matrimonio coi salentini si concluda (è molto vicino).

La grande lezione di tutta questa enorme vicenda? Non c’è scritto da nessuna parte che le ambizioni dell’Inter significhino risultati deludenti. Non c’è scritto da nessuna parte che Conte con una squadra più forte e ricca possa fare meglio di Inzaghi coi nerazzurri. “Ambizione” e “milioni spesi” non vanno di pari passo. La Reggina lo sta provando sulla propria pelle. Il presidente Gallo ha ribadito che verrà scelta la linea della continuità, che si ripartirà da una base già presente, che è finita per ora la politica dei grandi nomi. Ma NON ha mai parlato di ridimensione degli obiettivi o di spettro di fallimento, anzi. “I conti sono a posto” ha ben tenuto a rimarcare in conferenza stampa. La Reggina attuale potrebbe avvicinarsi molto di più a quella che fu di Foti, perché le circostanze e il periodo storico lo impongono. Meno spese folli per risultati immediati, più programmazione e costi oculati. Perché, ricordiamolo, due stagioni fa Venezia e Salernitana si giocavano la salvezza ai playout e sulla loro promozione in A nessuno avrebbe scommesso un centesimo fino a settembre 2020. Nel calcio si vince sul campo, non sul mercato. I conti si fanno a fine stagione, non all’inizio. E magari l’Inter e la Reggina senza Conte e Baroni si ritroveranno a fare meglio dei risultati raggiunti da Conte e Baroni. E gli allenatori davvero bravi sono quelli che sanno ottenere risultati importanti con squadre meno titolate, a differenza di quelli che… “Bonji Bongi – Xibom Bombom”.

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