Intervista a Marily Santoro, soprano nella “Petite Messe Solennelle” a Reggio Calabria

StrettoWeb

Riportiamo di seguito l’intervista che il soprano Marily Santoro ha rilasciato per StrettoWeb in vista della “Petite Messe Solennelle” che si terrà il prossimo 1 giugno presso la chiesa di San Giorgio al Corso “Tempio della Vittoria” di Reggio Calabria

Si terrà il prossimo 1 giugno 2021 presso la chiesa di San Giorgio al Corso “Tempio della Vittoria” di Reggio Calabria la “Petite Messe Solennelle” di Rossini. Per l’occasione abbiamo il piacere e l’onore di intervistare Marily Santoro: giovane soprano reggino dalla grande e promettente carriera. Fa in particolare molto piacere a me, della redazione di questa testata, ricordare e sottolineare come i primi passi di questa reggina, che tanti successi sta riscuotendo in tutto il panorama italiano ed europeo, siano stati mossi proprio a Reggio: e nel coro Cilea, in particolare. Inoltre, giova a mio avviso molto ricordare come la Santoro sia stata recentemente protagonista, proprio a Reggio, di importanti eventi musicali: la “Norma”, nel novembre 2018 e la “Nona sinfonia” di Beethoven, nel febbraio 2019. Ma lasciamo adesso a lei la parola; cosa ci dice relativamente a questo evento?
“Sono davvero molto contenta di ripartire, dopo un periodo così difficile e travagliato come quello appena trascorso, da casa mia, dalla mia Reggio. Questo della Petite Messe Solennelle di Rossini è difatti un avvenimento molto importante: è senza dubbio una composizione di indubbio pregio e bellezza; ed è a mio avviso fondamentale che Reggio dia sempre pienamente importanza alla cultura ed alla bellezza. La decisione dunque di ripartire da questi due motori, cultura e bellezza, è già dunque a mio avviso un segnale molto chiaro ed emblematico. Denso di significati è poi, secondo me, ricordare e tenere sempre bene a mente come la Petite sia peraltro l’ultima composizione di rossini; essendo dunque immediatamente precedente prima della alla sua morte, presagisce un po’ questo evento e racchiude, peraltro, in sé, tutto il suo passato ed il significato della sua esperienza artistica: aspetti, tutti questi, densi ed intrisi di una grande bellezza, che spero Reggio possa carpire”.
Marily Santoro, immediata e conseguente sorge dentro di me questa domanda, nell’intervistarla: ho avuto il grande piacere di ascoltarla in Norma e so che uno dei suoi “cavalli di battaglia” è, fra gli altri, la Leonora del Trovatore verdiano. Di fatto, dunque, con la Petite lei si viene a trovare in un territorio nuovo, inesplorato, diverso, rispetto a quelli che sono i repertori principali in cui ha lavorato: si viene ad interfacciare con il meraviglioso universo di Rossini. Dunque, inevitabilmente, mi sorge spontaneo chiederle: come vede questa opportunità e questo evento? Una fruttuosa novità per espandersi in “altri territori” del belcanto?
“Questo della Petite è per me un autentico debutto in Rossini; sarà però a mio avviso molto utile sottolineare come quello che si ritrova in questa composizione è un Rossini ben diverso da quello degli anni ’10, delle opere buffe: è un Rossini serio e “tardo”: dunque, un Rossini che più, di fatto, si avvicina alla mia vocalità. Non si dovrà inoltre mai dimenticare come quest’opera sia stata composta dopo il Guglielmo Tell: in un’epoca nella quale, dunque, già la sua musica era stata investita da un profondo rinnovamento; il quale, senza dubbio, “rispetta” maggiormente la mia vocalità (non si dovrà, a riguardo, mai dimenticare come la Petite abbia anche di fatto aperto gli orizzonti della musica moderna). Inoltre, voglio condividere con voi, in questa occasione, una frase che Rossini ricorrentemente diceva, a proposito della Petite: “Ho finito questa musica che è musica benedetta o benedetta musica?”. Una frase, dunque, che denota una enorme ampiezza di prospettive e che ben si riconnette, a mio avviso, alla domanda che lei mi ha posto: ciò che credo fermamente è che oggi un musicista debba, giocoforza, specializzarsi in un repertorio; ma nel contempo irrinunciabile deve essere l’esigenza e la necessità di spaziare, di ampliare, anche al livello tecnico, le possibilità della propria voce. Quindi, assolutamente, sarà per me un piacere cimentarmi in Rossini ed in quest’ambito che, finora, non mi è di fatto “appartenuto”. E le faccio un ulteriore esempio a riguardo: non ho mai disdegnato, infatti, la musica contemporanea. E, a questo riguardo, le faccio un nome, tra tutti, quello del grande musicista novecentesco Gian Carlo Menotti: ho infatti recentemente inciso sua musica, nell’ambito di un nuovissimo e recentissimo progetto in fieri: #DiscoveryMenotti.”
Volgendo dunque alla conclusione della presente intervista, mi sorge spontaneo rilevare un aspetto di centrale importanza: lei si è formata e ha mosso i suoi primi passi proprio nell’ambiente musicale reggino: si sente ancora fortemente legata ad esso? “Indubbiamente! Come non potrebbe essere così, d’altronde? Immensa, infatti, è la stima che nutro nei riguardi del maestro Bruno Tirotta, in primis, di Chiara (relativamente alla quale, nello specifico, sono felicissima per la grande carriera cge sta intraprendendo!) e di Alessandro Tirotta; ma un particolare posto nel cuore, dentro di me, indubbiamente lo hanno il coro Cilea e Marcello Siclari: da loro sono partita ed a loro devo tanto.
A chiosa di quanto ho finora detto, comunque, mi fa molto piacere inserire questa riflessione conclusiva: è vox populi che Rossini sia stato il “re dell’armonia”: alla luce di ciò, dunque, il mio augurio è che si ritrovi nella città, in tutte le istituzioni, l’armonia per far ripartire tutto. Importante è infatti per me aver cura di ciò che si vuole fare: ciò è alla base di ogni opera d’arte e di ogni progetto. Si deve sempre, fermamente, amare quel che abbiamo e, a partire da ciò, averne cura: solo questo porta alla sua realizzazione”. Ringraziando dunque entusiasticamente ancora il soprano Marily Santoro, mi unisco caldamente ai suoi auspici; e gli faccio, a nome della redazione tutta di StrettoWeb, un sincero “in bocca al lupo”!

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