La suggestiva festa di Sant’Oliva a Pettineo: dall’apoteosi alla processione, una celebrazione fra storia, leggenda e tradizione
Il Sud Italia è particolarmente legato alla religione. Sono molteplici le celebrazioni che, in diverse parti dell’anno, omaggiano la figura di Gesù, della Madonna o dei principali santi del culto cristiano in eventi che coinvolgono intere città e paesi. In Sicilia esistono diverse usanze davvero particolari che fanno parte della storia e della tradizione dell’isola. Merita un interessante approfondimento quella di Sant’Oliva, patrona di Alcamo, Cefalù, Monte San Giulia, Raffadali, Termini Imerese, Trivigliano e soprattutto Pettineo (Messina).
Sant’Oliva, la martire sopravvissuta fra bestie, violenze e persecuzioni
Come spesso accade nella vita dei santi, le vicende sulla vita di Sant’Oliva si intrecciano fra realtà e leggenda. La giovane è una martire cristiana, nata a Palermo nel 448 e morta a Tunisi il 10 giugno 463, giorno in cui tutt’oggi viene celebrata la sua ricorrenza (tranne a Pettineo, ndr). Le più antiche testimonianze sulla vita della Santa si hanno da alcuni documenti in volgare siciliano ritrovati intorno al XIV secolo e di una ‘Vita’ contenuta in un lezionario del XV secolo. La leggenda agiografica racconta di una giovane fanciulla nata da una nobile famiglia di Palermo. Oliva, nonostante la sua bellezza, si consacrò fin dalla tenera età al Signore e mostrò sempre un certo disprezzo verso la ricchezza della famiglia, preferendo la carità e il contatto con i più bisognosi.
Quando nel 454 Genserico, re dei Vandali, conquistò la Sicilia e occupò Palermo, la giovane offrì il proprio conforto ai cristiani che venivano martirizzati dagli invasori. Alla ragazzina non toccò la stessa sorte: Oliva venne inviata a Tunisi dal governatore Amira che tentò in ogni modo di piegarne la fede e la forza d’animo. L’uomo, vedendola compiere miracoli e convertire i pagani, la inviò in un luogo deserto, in mezzo a leoni, serpenti e dragoni affinchè venisse uccisa dalle bestie o dalla fame. Oliva visse in tranquillità per due anni, fra gli animali che si prostravano a lei. Un giorno due uomini di Tunisi, giunti sul posto per una battuta di caccia, provarono a violentarla, ma la giovane convertì anche loro professando la parola del Signore. Amira, venuto a conoscenza dei nuovi miracoli della ragazza, decise di farla arrestare e poi martirizzare: la fece flagellare, scarnificare sull’aculeo e infine bruciare nell’olio bollente. La ragazza non soffrì alcuna pena. A 15 anni, il 10 giugno del 463, venne decapitata.
La festa di Sant’Oliva a Pettineo: ‘A vutata di l’altari’ e la processione
A Pettineo, paese in provincia di Messina, la festa viene celebrata i primi di maggio e non il 10 giugno. Il motivo risale alla consegna della reliquia della Sant’Oliva da parte del Monsignore Ruiz di Messina ad un padre cappuccino pettinese, risalente al 2 maggio 1663. Ogni anno, le celebrazioni iniziano con la novena in onore della martire, la processione della reliquia contenente un frammento del corpo della Santa e la benedizione delle campagne. Il 3 maggio avviene la ‘calata della bannera’: uno stendardo di color porpora che raffigura Sant’Oliva viene portato davanti al Crocifisso in Piazza Duomo, dove i pettinesi si inchinano o lo seguono fino alla chiesa intitolata alla Patrona.
Il 4 e il 5 maggio le celebrazioni entrano nel vivo. Suggestivo il rito che simboleggia l’apoteosi della Santa, rinominato ‘A vutata di l’altari’: il simulacro realizzato dallo scultore Domenico Federico di Petralia Sottana, viene innalzata (per mezzo di un congegno meccanico) da parte di due angioletti posti alla sommità dell’abside che la portano metaforicamente verso il cielo. Sotto il simulacro viene dunque a formarsi una lunga scalinata illuminata. Altro momento molto atteso è la cavalcata storica, le cui origini risalgono tra il XVI e il XVII secolo: i cavalli fanno il giro del paese fino a fermarsi in piazza Sant’Oliva nella quale un poeta dialettale declama alcuni versi che riguardano episodi della vita della martire. Le celebrazioni si concludono con la solenne processione della vara, realizzata nel 1786 ad opera di Gaetano Ferrandino da Castelbuono. L’effige della Santa viene portata a spalla, grazie al sacrificio dei portatori che ne sostengono l’enorme peso, per tutte le vie del paese: caratteristica la corsa del fercolo da Piazza Duomo a Piazza Croce e da Piazza Sant’Oliva a Piazza San Nicolò, omaggio ad una leggenda che voleva attribuire al simulacro di Sant’Oliva la fuga da Pettineo.