Perché a Messina si dice “’o budellu di tram”? Il significato dell’espressione legata alla storia delle case chiuse in città
Prosegue il viaggio di StrettoWeb alla scoperta dei modi di dire e delle espressioni più originali presenti nel dialetto messinese. Come abbiamo avuto modo di spiegare in passato, il dialetto, la lingua parlata dal popolo, conserva spesso parole o frasi che si riferiscono a usanze e costumi del passato: alcune sono sopravvissute fino ai giorni nostri, altre sono scomparse con il passare dei decenni e di esse resta traccia solo nella lingua volgare (del volgo, n.b.). A Messina esiste una particolare espressione “’o buddellu di tram”, complicata da decifrare anche a chi, ad esempio, abita dall’altra parte dello Stretto. Scopriamo insieme cosa significa.
Il significato dell’espressione “‘o buddellu di tram”
La frase “’o buddellu di tram”, letteralmente “al bordello dei tram”, viene utilizzata per indicare un luogo molto lontano, fastidioso da raggiungere. Il modo di dire si regge su due termini non casuali “bordello” e “tram”: in passato i bordelli, le case chiuse, erano situate vicino al capolinea del tram, luogo solitamente lontano dal centro città. Ecco spiegato dunque il fastidio di dover andare in un posto senza dubbio allettante, ma spesso complicato da raggiungere.
Le case chiuse a Messina: una storia antica, come il mestiere più vecchio del mondo
Nel 1500 le prostitute erano così classificate: “donna innamorata”, la mantenuta; “cortigiana”, colei che riceveva presso la propria casa nobili e benestanti; “meretrice”, colei che esercitava nei bordelli; “donna di cantonera”, la prostituta da strada. Durante il periodo borbonico, il 26 marzo 1819, il meretricio venne regolamentato come professione eliminando tutte le pratiche vessatorie che fino a quel momento erano presenti verso le prostitute. Le uniche regole alle quali dovevano sottostare erano: mantenere una certa decenza, evitare schiamazzi e non ricevere i clienti dopo le 3 di notte, ricevere periodiche visite dai sanitari.
Attraverso una legge datata 19 settembre 1958, promossa dalla parlamentare socialista Lina Merlin, i bordelli dovettero cessare definitivamente la loro attività. La legge, tutt’ora in vigore, impose la chiusura delle case di tolleranza e introdusse i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.