Addio a Piero Larizza, storico leader sindacale dell’UIL deceduto a marzo all’età di 85 anni
Agli inizi degli anni’90, l’Italia fronteggiò, prima con il Governo Amato e poi con quello Ciampi, una gravissima crisi. Nel 1993, partendo dal lavoro del precedente governo, Carlo Azeglio Ciampi concluse la trattativa con i sindacati, rappresentati da Bruno Trentin per la CGIL, Sergio D’Antoni per la CISL, Pietro Larizza per la UIL, e Confindustria, con alla guida Luigi Abete, e pose le basi di nuove regole di contrattazione, e per una confacente politica dei redditi. Larizza, reggino, come il sottoscritto, si distinse per competenza, passione e capacità di mediazione.
Mi si passi la nota personale a ricordo di Piero (così lo chiamavo con gli altri amici più vicini), spentosi a marzo di quest’anno, a 85 anni, dopo una vita dedicata al sindacato ed al Paese. Egli, sebbene di età maggiore alla mia, di più di un lustro – la differenza di età, a volte, crea una gerarchia non facilmente superabile fra i giovani, ma non fu questo il mio caso – ha segnato la mia giovinezza a Reggio Calabria, aiutandomi, con insegnamenti sul piano culturale, ispirati al rispetto del lavoro e del lavoratore (a quel tempo, egli da geometra lavorava presso la Cassa del Mezzogiorno) e su discipline, apparentemente leggere, ma estremamente formative come il gioco degli scacchi, dove eccelleva, il bigliardo, la pesca subacquea, la pallanuoto.
Il rammarico è che, a mio modo di vedere, la sua figura non sia stata sufficientemente e doverosamente ricordata, malgrado il suo valore e meriti, che hanno spinto Enrico Morra sul Corsera, a scrivere un bell’articolo, il 2 marzo 2021, dal titolo: “Addio a Larizza, il leader riformista UIL”. In esso, egli richiama, tra l’altro, il suo alto impegno affinché il sindacato tagliasse unito il traguardo. Di quegli accordi, cruciali per l’Italia, effettivamente Larizza fu il regista tenace, equilibrato e responsabile.
In età più avanzata, a Roma, siamo stati uniti, da comuni amici ed interessi culturali, soprattutto nel periodo della sua presidenza del CNEL, cullando insieme il sogno del Ponte sullo Stretto di Messina, per il quale Piero si era fortemente battuto. Successivamente, i rapporti si sono un po’ allentati anche a causa della sua scelta di ritirarsi a Terracina, nella casa di campagna circondato dai suoi amatissimi cani. Con questo personale ricordo, da amico fraterno e riconoscente, voglio rendergli un affettuoso, memore tributo, anche nella rimembranza, insieme ad altre vicende e vicinanze, senza che faccia velo la giovinezza e la nostalgia, delle numerose spensierate estati, trascorse insieme, presso lo stabilimento balneare ‘Musolino ’ in quel di Reggio Calabria, delle epiche partite di biliardo nel bar – ritrovo Ciro a Piazza Duomo e di un viaggio, memorabile e periglioso, sulla mia Fiat 500 da Roma a Reggio (24 ore, con annessa foratura). Ciao Piero e grazie sia da parte mia, per l’affetto che mi hai sempre dimostrato, che del Paese, per il lavoro svolto al servizio dei lavoratori.