Ponte sullo Stretto, il Prof. Pellicanò: “la relazione della Commissione fa sorgere diversi dubbi, l’ipotesi a più campate è solo una perdita di tempo”

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Il Prof. Pellicanò ha commentato la relazione della Commissione istituita dall’ex Ministro De Micheli per valutare l’eventuale realizzazione del Ponte sullo Stretto tra Scilla e Cariddi

Il Ponte sullo Stretto di Messina sta sbarcando in queste ore in Parlamento. Diversi senatori e deputati presentano al Premier Mario Draghi il Patto per impegnarsi alla realizzazione dell’opera, mentre il Ministro Enrico Giovannini ha trasmesso alle due Camere la relazione stilata dalla Commissioni di esperti istituita dall’esecutivo Conte. Il documento è già stato visionato da autorevoli ingegneri, architetti e studiosi, tra cui il Professore Ercole Pietro Pellicanò, membro del Consiglio di Amministrazione della Società Stretto di Messina S.p.A. per tre mandati e Docente in importanti Università italiane. Tra realismo e delusione, il Prof. Pellicanò ha commentato così in un podcast:

“Adesso le notizie di stampa sui contenuti del rapporto della Commissione predisposta dal Ministro della Infrastrutture mi sollecitano a riprendere il tema, anche se riconosco che le mie riflessioni possono influire sulla sintesi del mio comunicato stampa. Ricordo che il progetto esecutivo del Ponte, già approvato dal punto di vista tecnico, burocratico, nonché dotato di una legge autorizzativa, sarebbe stato nel tratto più breve dello Stretto della lunghezza di 3,300 km. Nel rapporto, secondo quanto scrive il Sole24Ore sabato 8 maggio, “esistono profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi”. Ottimo orientamento anche se si intravede un po’, e non solo un po’, di cerchiobottismo oscillante tra l’attraversamento stabile ed il potenziamento del servizio dei traghetti. E l’inquinamento dove lo mettiamo? Ma va bene tutto pur di raggiungere l’obiettivo.

Qualche dubbio mi viene quando leggo le ragioni per prediligere il Ponte a tre campata rispetto a quello sospeso. Il sistema con Ponte a più campate consentirebbe di localizzare il collegamento in posizione più prossima alle città di Reggio Calabria e Messina con conseguente minore estensione dei raccordi multimodali, un minore impatto visivo, una minore sensibilità agli effetti del vento, costi presumibilmente inferiori e maggiore distanza dalle aree naturalistiche pregiate. Seziono queste considerazioni e rifletto: vorrebbero spostare la struttura maggiormente dentro lo Stretto, aumentando le distanze enormemente e non credo sia facile realizzare le strutture e nel contempo risparmiare. Circa i due piloni invece, sicuramente si è tenuto conto della profondità del mare, credo parliamo di una media di 100mt a meno che ci sia una novella isola ferdinandea che faccia da piattaforma

Circa il minore impatto visivo e una minore sensibilità agli effetti del vento evito di fare commenti per non urtare qualche sensibilità. Che tre campate abbiano impatto visivo minore rispetto al progetto a campata unica mi sembra un’ipotesi azzardata. Il vento, essendo esso un imbuto, tende ad aumentare ma mano che si sposta dal centro. Lo dico perché ho trascorso la giovinezza a Reggio Calabria ed ho frequentato le coste da pescatore e nuotatore subacqueo dilettante. Nella parte conclusiva il rapporto recita: “non è però una scelta definitiva perché ora si dovrà fare un progetto di fattibilità per confrontare questa opzione con il progetto di Ponte a campata unica da adeguare ai risultati di nuove indagini e nuove normative tecniche per le costruzioni e alla più recenti specifiche tecniche di interoperabilità inerenti al sottosistema di infrastrutture e sicurezza delle gallerie ferroviarie”. Credo che seguendo questo percorso di completa rivisitazione di un lavoro che era stato approvato dalle migliori menti del settore a livello internazionale e garantito dalla società Parson, primaria entità di engineering nel mondo, si arriverà ad un notevole slittamento degli anni e non per pochi. Per non parlare di una nuova gara di appalto a livello europeo, solo per questo passerebbero almeno altri tre anni se tutto va bene. Di fronte a questo un saggio come Totò direbbe: “ma mi faccia il piacere!”. Da parte mia aggiungo con realismo e delusione, se così stanno le cose, che i politici almeno evitino di mettere davanti alle popolazione del Sud e dell’intero Paese una matura carota spinti dalle incombenti elezioni. Meglio lasciare perdere, sarebbe molto più serio e responsabile”.

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