La storia e la conformazione del Castello di Milazzo: la fortezza sorge in uno dei pochi punti del Mar Mediterraneo ininterrottamente abitati dall’uomo da almeno cinquemila anni
Milazzo è una località situata in provincia di Messina conosciuta molto per il suo magnifico litorale. Basti pensare alla Baia del Tono, una meta da cartolina e stimata dai turisti. Ma la città possiede storia e tradizioni molto antiche ed affascinanti, legate soprattutto all’importante posizione geografica del luogo. Ne è una testimonianza il Castello, conosciuto anche come Cittadella fortificata, che sorge in uno dei pochi punti del Mar Mediterraneo ininterrottamente abitati dall’uomo da almeno cinquemila anni. La possente rocca naturale, da cui prese nome la città greca, aveva già visto fiorire la civiltà del neolitico, del bronzo e del ferro, e continuò ad essere fortezza di primaria importanza per il controllo della costa settentrionale della Sicilia e del suo mare, se ne accorsero i coloni Greci, ma così anche i Romani e i Bizantini. Nonostante la natura rocciosa del suolo, il suo declivio ed il suo sconvolgimento per la costruzione delle cinte bastionate non hanno lasciato traccia alcuna delle fortificazioni erette prima della conquista araba.
La “barrera artillera” (cinta aragonese) costruita tra il 1496 ed il 1508 e progettata dall’ingegnere militare Baldiri Meteli. Recentemente è stata oggetto di studi da parte dell’arch. Alessandro Gaeta, che ha rinvenuto i documenti della sua costruzione all’Archivio di Stato di Palermo, curando inoltre eleganti simulazioni grafiche come quella raffigurata sopra assieme alla foto del portale d’ingresso e a qualche particolare interno ed esterno delle cannoniere munite di mirino a forma di croce e di fori entro cui scorrevano i perni dei portelloni lignei di chiusura della bocca delle stesse cannoniere, onde preservare le artiglierie da pioggia ed interperie. Con la costruzione della cortina cinquecentesca (cosiddetta cinta spagnola) l’intero complesso fortificato assunse la fisionomia di una vera e propria città murata, entro la quale erano ubicati i palazzi del potere, dalle sede municipale agli uffici giudiziari, cinque-sei edifici di culto, oltre alla chiesa madre innalzata alle soglie del Seicento, e le numerosissime abitazioni civili di coloro i quali dimoravano all’interno della stessa città murata. Un complesso di fabbricati pubblici e privati del quale oggi, se si eccettuano l’antico duomo e la secentesca badia benedettina, non rimangono altro che i perimetri murari di base, solo in parte affioranti in superficie.
Cominciò allora il declino della città murata: il Duomo antico, eretto a partire dal 1607 – è caratterizzato da forti membrature di sapore michelangiolesco, da una facciata recante meridiana, zodiaco ed una scultura in marmo raffigurante S. Maria col Bambino, nonché da eleganti geometrie in pietra da taglio di Siracusa tanto all’interno quanto all’esterno, oltre che da altari arricchiti da stupende tarsie marmoree – fu abbandonato al vandalismo ed al degrado (la graduale distruzione venne inaugurata dai garibaldini, prima, e dalle truppe del giovane Regno d’Italia, dopo) mentre il Mastio diventava un carcere, rimanendo tale sino al 1960. È solo da qualche decennio che la città ha cominciato a riappropriarsi di quello che un tempo era il suo cuore pulsante. In questi anni, la realizzazione di un teatro all’aperto, i restauri dell’antico Duomo (di cui ancora oggi non si conosce il nominativo del progettista, mentre si conosce quello dell’architetto nonché capomastro palermitano – Giuseppe Gasdia – che ne ha diretto il cantiere dal 1615 circa) e quelli parziali di diversi ambienti delle cinte murarie hanno rappresentato indubbiamente alcuni decisivi passi in avanti in direzione del recupero di una delle fortificazioni più importanti della Sicilia.