Caso Eriksen, il parere del medico calabrese Saverio Iacopino: “incertezza sul ritorno in campo, specialmente in Italia”

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Christian Eriksen si opera, impiantato un defibrillatore per regolarizzare le aritmie cardiache. Il dottor Saverio Iacopino, coordinatore nazionale Aritmologia GVM Care & Research, fornisce il suo parere sul possibile ritorno in campo del calciatore

Christian Eriksen sarà dimesso in giornata, a seguito dell’intervento con il quale i medici gli hanno impiantato un defibrillatore cardiaco sottocutaneo che terrà sotto controllo il suo cuore e regolarizzerà le aritmie di cui soffre. Una soluzione che potrebbe essere temporanea o permanente, a seconda della risposta alla terapia che i medici valuteranno tra qualche settimana, e che consentirà al giocatore danese di condurre una vita normale, ma non di continuare a giocare a livello agonistico (in Italia).

“Si tratta di un dispositivo totalmente sottocutaneo, infatti anche il filo da defibrillatore (elettro catetere) non verrà inserito nel cuore ma sottopelle e sorveglierà lo stato elettrico del cuore del calciatore intervenendo in pochi secondi per correggere l’aritmia maligna attraverso l’erogazione di uno shock elettrico – spiega il dott. Saverio Iacopino, responsabile dell’U.O. di Aritmologia ed Elettrofisiologia a Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA) e membro dell’AIAC Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione, consulente aritmologo del Crotone Calcio e del Cosenza Calcio –. Tale dispositivo è ampiamente usato nella prevenzione della morte improvvisa aritmica sia in soggetti risvegliati da arresto cardiaco, come Eriksen, quindi in prevenzione secondaria, sia in pazienti che non hanno avuto un arresto cardiaco ma nei quali è prevedibile un evento aritmico fatale (prevenzione primaria) o perché hanno subito un infarto che ha compromesso la funzionalità del cuore o perché hanno patologie aritmogene eredo-familiari come, ad esempio, la Sindrome di Brugada e le canalopatie (malattie dei canali ionici delle cellule cardiache), la displasia aritmogena ventricolare o la cardiomiopatia ipertrofica”.

L’eventualità di tornare a giocare è tuttavia ancora da valutare, in assenza di una diagnosi precisa sui motivi dello scatenamento dell’aritmia, ma in ogni caso non in Italia dove esistono dei criteri molto restrittivi circa l’idoneità alla pratica dell’attività agonistica. In alcuni paesi europei, come in Olanda, è possibile ottenere nuovamente l’idoneità sportiva come è successo a Blind nel dicembre del 2019 a seguito della diagnosi di una miocardite, ovvero un’infiammazione del muscolo cardiaco, per la quale gli era stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo, come per Eriksen.

“Fino a quando non si avrà la certezza della causa scatenante l’evento aritmico maligno, che potrebbe arrivare dalla TAC delle coronarie, dalla risonanza magnetica del cuore o dall’analisi dell’elettrocardiogramma, effettuato con farmaco endovena come l’aimalina o la flecanide, che può evidenziare la Sindrome di Brugada, cioè finché non ci sarà una diagnosi precisa sul malore che ha colpito Eriksen, si resterà nel campo delle ipotesi quanto alla possibilità di rivederlo in campo e non certamente in Italia conclude il dott. Iacopino.

La prontezza avuta sul campo, dai compagni di squadra e dai medici con competente pratica delle manovre rianimatorie disponibili – auspicabili in tutti gli ambiti dello sport -, ha consentito la ripresa del calciatore che oggi parla lucidamente a conferma di non aver subito danni cerebrali durante il periodo di arresto cardiaco.

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