Il geologo e il suo staff hanno realizzato un video per fare chiarezza, spiegando le soluzioni una ad una: dal ponte sospeso al tunnel scavato 80 metri sotto il fondale marino, ecco tutte le ipotesi
Il Ponte sullo Stretto di Messina è una delle infrastrutture più discusse degli ultimi 50 anni, ma ancora oggi Calabria e Sicilia aspettano la sua realizzazione. Recentemente però la politica sembra essersi interessata in maniera concreta e il dibattito ideologico è stato accantonato con l’istituzione di un intergruppo parlamentare formato da quasi tutti i partiti. Inoltre è arrivata anche la relazione della Commissione di esperti voluta dall’ex Governo Conte che ha analizzato tutte le possibili soluzioni per poter finalmente unire le due sponde. Partendo dal presupposto che esistono “profonde motivazioni per realizzare” l’opera, si è cercato di fare chiarezza su quali ipotesi possono essere messe in campo. A tal proposito, lo aveva promesso e lo ha pubblicato, il famoso Geologo e divulgatore scientifico Andrea Moccia ha postato sulla Geopop un video con “le 4 proposte dal 1969 a oggi per collegare lo Stretto di Messina”. Lo studioso ha fatto partire il suo approfondimento dal ponte a campata unica, che è “il solo progetto ufficiale esistente”, portando come esempio il Ponte sui Dardanelli (in Turchia unisce l’Asia con l’Europa) e spiegando le sue caratteristiche, tra le quali la resistenza al cosiddetto “terremoto di progetto” di magnitudo 7.1. L’area dello Stretto è infatti un’area ad alto rischio sismico, ma il geologo ha spiegato che non per questo le infrastrutture non possono essere costruite.
Tra le varie altre ipotesi è presente poi il tunnel subacqueo (o di Archimede) che ridurrebbe le distanze, ma andrebbe a subire i rischi provocati dalle correnti marine e dalle frane marine, oltre a provocare un danno all’ecosistema. La terza opzione è quella del ponte a tre campate, peraltro sollecitata dal Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili perché riuscirebbe ad integrarsi con i collegamenti stradali e ferroviari già esistenti: l’esempio più lampante è Akashi, in Giappone, terminato nel 1998, che riuscirà a resistere alle sollecitazioni di un sisma di un’intensità pari a 6.8 della scala Richter. Anche in questo caso il problema è principalmente ambientale, perché con le basi poste nel fondale marino si andrebbe a deturpare la flora esistente. Inoltre la sua posizione sarebbe diversa, andrebbe ad avvicinarsi alle città di Messina e Reggio Calabria, ma anche alla cosiddetta West Fault, recentemente scoperta grazie agli studi portati avanti dall’Università di Catania, quindi in una posizione (geologica) evidentemente più rischiosa. Infine, l’ultima soluzione è il tunnel subalveo, posto 80 metri sotto il fondale marino. In questo caso le gallerie sarebbero lunghissime, per evitare una pendenza eccessiva delle strade, non si avrebbe alcun impatto ambientale e nessun rischio provocato dalle correnti marine. Ancora una volta, però, il problema è rappresentato dalla posizione in cui la struttura andrebbe a sorgere, perché troppo vicina alla faglia che causò il terremoto del 1908. E’ questa, senza alcun dubbio, l’ipotesi meno attendibile per lo Stretto di Messina. Ancora, bisogna affermare e ribadire che queste ultime tre soluzioni non possiedono alcun progetto ufficiale e approvato, a differenza del ponte a campata unica che potrebbe essere cantierabile nel giro di pochissimi mesi. Di seguito il video di Geopop.