L’ultima lezione del maestro Riccardo Muti: “stanco di vivere in un mondo in cui non mi riconosco più”

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Riccardo Muti riflette su un mondo nel quale non si ritrova più: il maestro rivolge un pensiero morte come liberazione da una vita diventata ormai stancante

Mi sono stancato della vita“. Appena 5 parole, ma di una pesantezza da togliere il fiato. A pronunciarle è Riccardo Muti, intervistato da ‘Il Corriere della Sera’. Direttore principale e direttore musicale del Maggio Fiorentino dal 1968 al 1980, dal 1986 al 2005 direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, il maestro Muti ha parlato apertamente della morte come liberazione da una vita diventata ormai pesante. “Un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Fastaff: Tutto declina“, aggiunge Muti che, incalzato dal giornalista, chiarisce il concetto attraverso un esempio: “Perché ho avuto la fortuna di crescere negli anni ’50, di frequentare il liceo di Molfetta dove aveva studiato Salvemini, con professori non severi; severissimi. Ricordo un’interrogazione di latino alle medie. L’insegnante mi chiese: Pluit aqua; che caso è aqua? Anziché ablativo, risposi: nominativo. Mi afferrò per le orecchie e mi scosse come la corda di una campana. Grazie a quel professore, non ho più sbagliato una citazione in latino. Oggi lo arresterebbero“.

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