Roberto Mancini, la splendida rivoluzione dell’allenatore a cui oggi dobbiamo chiedere scusa
Chiedo scusa a Roberto Mancini,
per quello che ho scritto quando – il 14 maggio 2018 – veniva scelto come allenatore della Nazionale.
Arrivava dallo Zenit San Pietroburgo, dove aveva fallito, così come aveva fallito all’Inter e al Galatasaray. Era da 5 anni che faceva male, arrivava dall’esonero del Manchester City ed era ormai considerato un allenatore marginale. Con l’Inter e con il City aveva vinto negli anni precedenti (3 serie A e 1 Premier, 2 Coppa Italia e 1 FACup, 2 Supercoppa italiana e 1 Commuity Shield), ma lo aveva fatto con le squadre più forti in assoluto, con cui aveva invece sempre fallito in Champions League. Allenava i calciatori più forti del mondo ma giocava male, mandando in campo squadre ciniche e pragmatiche senza un’idea di gioco moderno e spettacolare.
L’Italia era nel baratro, nel momento peggiore della sua storia.
Roberto Mancini era un allenatore quasi finito.
Ma allenando gli Azzurri, il tecnico ha stravolto la sua precedente filosofia. Ha impostato la squadra sui suoi talenti più grandi, consapevole di avere a disposizione il centrocampo di gran lunga più forte del mondo. Così è riuscito a superare i limiti di attacco ed esterni, grazie alla forza del gioco. Ha impostato la squadra sul palleggio e il predominio, l’aggressività nel recupero palla e la tecnica dei calciatori di maggior qualità. Così ha dato la 10 a Insigne, ha costruito la squadra su Jorginho e Verratti, ed ha presentato al pubblico la Nazionale più bella di sempre. Non più catenaccio e contropiede, ma calcio spettacolo e imbattibilità.
Non solo l’Europeo. Adesso c’è la Nations League con la semifinale di Milano tra meno di tre mesi contro la Spagna; le qualificazioni per i Mondiali del Qatar che si giocheranno tra novembre e dicembre 2022, tra un anno e 4 mesi. E l’Italia che sarà favorita, perchè è la più forte. A centrocampo ritroveremo Pellegrini, Zaniolo e Sensi, ci sarà l’imbarazzo della scelta per la più grande generazione di centrocampisti della storia d’Italia.
Per quanto mi riguarda, oggi devo chiedere scusa.
Perchè in queste ore è facile essere al fianco di Roberto Mancini, il merito dell’Italia campione d’Europa è tutto suo e tre anni fa non ci credeva nessuno. Nell’Italia e tantomeno in lui.
E’ riuscito a smentirci, con i fatti e senza proclami.
E oltre alla bravura tecnica, è sempre stato elegante nello stile. Non solo quello impeccabile dell’immagine, ma anche quello delle parole. E’ l’allenatore della Nazionale e ci auguriamo che rimanga a vita, perchè si sarebbe potuto togliere tanti sassolini dalle scarpe ma non ha mai voluto fare polemica. E’ l’allenatore di tutto un Paese ed è la prima volta che, a prescindere dal risultato, ha zittito i 60 milioni di C.T. di ogni precedente torneo internazionale. L’ha fatto con la forza del gioco, l’ha fatto con la delicatezza dello stile, l’ha fatto con la dolcezza dell’eleganza.
Quegli occhi lucidi e la voce tremante dopo l’Europeo vinto a Wembley contro l’Inghilterra padrone di casa tradiscono lo spirito di un italiano vero che ha conquistato il nostro cuore.
Grazie, Mancio. E scusaci ancora.