Cashback, che fallimento! Draghi stoppa la misura: “onerosa e inefficace, favorisce solo le famiglie più ricche”

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Il Premier ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla decisione dello stop al Cashback, l’incentivo voluto dal Movimento 5 Stelle

“La misura rischia per il premier di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, con una propensione al consumo presumibilmente più bassa, determinando un effetto moltiplicativo sul Pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura”. Con questo principio il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ‘stoppato’ il Cashback, la misura tanto cara al Movimento 5 Stelle. Ieri i pentastellati sono insorti contro il ‘blocco’ di sei mesi, confermato dal premier oggi in Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto legge sulle ‘misure urgenti in materia fiscale, di tutela del lavoro, dei consumatori e di sostegno alle imprese’. Ma il presidente del Consiglio non cambia idea: “Il Cashback – ha affermato – ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. Per Draghi la maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto e una condizione diversa da quella di operaio o disoccupato. “Anche se non esistono a tutt’oggi dati specifici a riguardo, è presumibile – il ragionamento del Presidente del Consiglio – che siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal Cashback e dai bonus e superbonus collegati. Inoltre – ha argomentato il presidente del Consiglio – non esiste alcuna obiettiva evidenza della maggiore propensione all’utilizzo dei pagamenti elettronici da parte degli aderenti al Programma”.

Quasi il 73% delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte, la tesi. “E’ invece improbabile che – l’osservazione del Presidente del Consiglio – chi è privo di carte o attualmente le usa per un ammontare inferiore al plafond possa effettivamente raggiungerlo, perché la maggior parte di loro non può spendere quelle cifre”.  In media, le famiglie del quinto più povero dovrebbero infatti aumentare la loro spesa con carte di quasi il 40 per cento, mentre quelle più abbienti solo dell’1 per cento. Ne sono indice il fatto che le transazioni che hanno raggiunto l’obiettivo previsto per l’erogazione del rimborso (50 transazioni nel semestre) rappresentano solo il 50% delle transazioni totali rilevate e che circa il 40% dei beneficiari ha comunque effettuato un numero di transazioni tale da far ritenere che si tratti di persone già abituate all’uso della moneta elettronica.

Draghi ha anche sottolineato come l’onerosità della misura, pari a 4,75 miliardi di euro, debba essere valutata non solo in relazione ai benefici attesi, ma anche del costo e dell’attuale quadro economico e sociale, che ha visto – nel 2020 – 335 mila nuovi nuclei familiari e oltre 1 milione di persone in più entrare in povertà assoluta (dati Istat). “A fronte degli effetti regressivi, dei costi e delle criticità applicative, non possono a tutt’oggi stimarsi effetti significativi sul gettito. Al contrario, è probabile che le transazioni elettroniche – la riflessione del Premier – crescano per effetto del Cashback soprattutto in settori già a bassa evasione, come la grande distribuzione organizzata che, secondo l’Istat, assorbe quasi la metà della spesa al dettaglio, piuttosto che in quelli critici”. Una disamina, quella di Draghi, che non è stata affatto gradita dal Movimento 5 stelle.

Cashback, il flop è nei numeri. CAF CIA: “è un incentivo inefficace per aumentare gettito. Servono misure eque per sviluppo, fisco e lavoro”

“Il cashback ha ottenuto ingenti risorse statali eppure, numeri alla mano, non ha sortito gli effetti sperati di un maggiore gettito per l’erario come conseguenza di emersione di attività, ma ha di fatto premiato quanti già utilizzavano mezzi di pagamento elettronico.  Perciò cogliamo favorevolmente la decisione del Governo di sospendere questa esperienza e di aprire riflessioni diverse per il prossimo futuro. In termini di risorse, sappiamo bene che al momento della sua istituzione, sono state destinate a tale iniziativa ben 5 miliardi di euro, una cifra considerevole soprattutto se confrontata tra le tante con le somme destinate all’assegno unico ( misura ponte) pari a 3 miliardi.

L’intento era premiare il pagamento con mezzi tracciabili al fine di ottenere maggiore imponibile e conseguentemente maggiore gettito, ma altrettanto vero che la cifra stanziata è quasi il doppio di quanto il Governo ha previsto per la misura ponte a sostegno delle famiglie e della natalità. I dati desunti dall’app Io relativamente al primo semestre 2021 sono eloquenti: 8.949.017 il numero dei cittadini che ha formalmente aderito all’iniziativa; 7.891.835 il numero di utenti con transazioni valide; 16.501.581 il numero di strumenti di pagamento attivati; 742.719.866 le transazioni elaborate.

L’81.7 % delle transazioni ha riguardato spese per importi fino a 50 euro e il numero di utenti che ha fatto più di 100 transazioni è pari al 30,7% del totale. Arrivano allo 0,9 % le transazioni tra 200 e 300 euro, mentre sono lo 0,8% le transazioni oltre i 300 euro. Si può tranquillamente asserire (confrontando il numero di transazioni esistenti prima dell’iniziativa) che l’aumento dei pagamenti con strumenti elettronici è stato contenuto rispetto a quanto ci si aspettasse, che è stato fatto in maniera sistemica da chi già usava tali strumenti di pagamento e in genere per pagamenti di esiguo importo. Quando le risorse economiche sono limitate e si fronteggia una crisi, sono ben accette misure che tendono a favorire il lavoro, lo sviluppo, il sostegno alle fasce meno abbienti, ma non strumenti che hanno dimostrato poca efficacia oltre che poca equità”. Lo scrive Alessandro Mastrocinque, presidente di CAF-Cia, il sistema dei Centri di assistenza fiscale di CIA agricoltori italiani.

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