Aspetta per ore l’Italia del ciclismo fuori dall’hotel a Yamanaka: il super tifoso giapponese, vestito con la maglia degli azzurri, riceve un dono speciale dal CT Cassani sceso per incontrarlo
La grande tradizione italiana nel ciclismo, fatta di grandi campioni e imprese straordinarie, ha toccato davvero ogni latitudine. Lo dimostra un singolare episodio accaduto a Yamanaka, 100 km da Tokyo, sede del ritiro della Nazionale azzurra di ciclismo in vista delle Olimpiadi. Lo ha raccontato il CT Davide Cassani sul proprio profilo social, descrivendo un siparietto davvero speciale. Il commissario tecnico azzurro si è accorto di un tifoso giapponese, vestito con la maglia dell’Italia del 2015, fermo sotto l’hotel in attesa che qualcuno dei grandi protagonisti delle due ruote tricolori facesse capolino. A scendere è stato direttamente il CT che lo ha incontrato omaggiandolo con un dono che lo ha reso felicissimo anzi… happy!
“Sono un paio d’ore che, fuori dall’albergo, sul ciglio della strada, una figura maschile resta immobile come fosse una statua. In mano ha un sacchetto della Castelli, addosso una maglia azzurra del 2015. Dico l’anno senza sbagliarmi perché lo sponsor sul petto mi rende certo dell’annata. – racconta il CT – Quel ragazzo mi incuriosisce molto perché è lì, fermo, con lo sguardo rivolto verso l’hotel ma non osa oltrepassare i birilli che separano il parcheggio dalla strada. Noi non possiamo oltrepassare quei birilli se non per seguire i corridori in allenamento, loro, tutti gli altri, giapponesi compresi, non possono entrare. Siamo in una vera e propria bolla. Per curiosità io ed Elisabetta, nostra eccellente responsabile, usciamo per capire qualcosa in più. Appena ci vede comincia a salutarci come del resto fan tutti: mani giunte e sorriso. Naturalmente indossa una mascherina, come noi. Lui da una parte e noi dall’altra con i birilli a separarci. Giunti a qualche metro, con 5 parole in un inglese comunque comprensibile ci fa capire che gli piacerebbe avere un cappellino della nazionale perché è l’unico accessorio che gli manca della nazionale italiana. Ha maglia, pantaloncini, calzini, guanti, borraccia ma gli manca il cappellino. A supporto ci mostra una foto che testimonia il corredo che è riuscito a mettere insieme. Chiedo ad Elisabetta se abbiamo uno ma la sua risposta è negativa. “Ma si, io ho un cappellino in camera” dico tra me e me.
‘Wait a Moment’ dico rivolgendomi al giovane giapponese. Salgo in camera, prendo il cappellino, 3 Pins e anche una maglietta da riposo della nazionale perché sono certo che la gradirebbe un sacco. Arrivo davanti a lui: mi guarda e, quando vede cosa ho in mano, dalla sorpresa fa un passo indietro, sgrana gli occhi, mette le mani davanti alla bocca e comincia a sillabare tutta la sua gioia. Gli porgo il cappellino poi le pins e quando vede la maglia mi chiede in giapponese (credo) ‘per me?’. Ho intuito così perché con le dita, prima ha indicato la maglia poi se stesso. ‘Si, per te’ e gliela passo. Poche volte ho visto una persona così felice. Ha cominciato a dire ‘happy, happy, happy, happy, happy’… E in quei 10” che mi sono serviti per rientrare in hotel lui era li, fermo, oltre i birilli, a salutarmi continuando a pronunciare: Happy, happy, happy“.