Il deputato ricercatore Marco Bella e la saggia riflessione sui vaccini: “strumento utilissimo e impresa scientifica, ma occhio alle battaglie ideologiche”

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La riflessione del deputato ricercatore Marco Bella sui vaccini, tema che ultimamente sta creando troppe divisioni sociali

Una riflessione pacata, saggia, equilibrata, lontana da accuse o da odio da fomentare obbligatoriamente. In un periodo storico in cui i messaggi sono tanti, troppi, oltre che discordanti e confusi, i rischi di aumentare le divisioni sono all’ordine del giorno. Il tema vaccini ne è un esempio pratico, tra i vaccinati che vorrebbero i non vaccinati (non “no-vax”) alla forca e i non vaccinati che definiscono i vaccinati dei servi del sistema. Risultato? Italia divise in categorie. E menomale che doveva “andare tutto bene”. E così si inserisce Marco Bella, deputato romano del Movimento 5 Stelle e ricercatore in Chimica Organica all’Università La Sapienza di Roma, con oltre 50 pubblicazioni scientifiche alle spalle che raccolgono circa 3500 citazioni.

Questa mattina, con tanto di foto postata durante l’inoculazione, ha scritto il proprio pensiero su Facebook. Eccolo integralmente.

Sicuramente i vaccini rappresentano il coronamento di una impresa scientifica fantastica e ci stanno permettendo di tornare alla nostra libertà, ma attenzione alle battaglie ideologiche. La decisione se usare o meno un farmaco (e il vaccino è un farmaco) si basa sul rapporto rischio-beneficio, cioè a una valutazione di quante sono le possibilità che mi faccia stare senza malattia (beneficio) rispetto al fatto che potrei avere una qualche seppur rara reazione avversa (rischio). Vediamo i dati, perché questo rapporto non è lo stesso per tutte le età.

  • Il rischio COVID non è uguale per tutti, anzi: è profondamente diverso in base all’età. Dei pazienti purtroppo deceduti in Italia, l’85.8% aveva più di 70 anni, il 9.9% tra 70 e 60 anni, il 3.3% tra 60 e 50 anni, lo 0.8% tra 50 e 40 anni e solo lo 0.2% (296 pazienti) sotto il 40 anni, considerando anche che oltre metà delle persone decedute in questa fascia di età avevano gravi patologie pregresse. Più si è anziani, più si rischiano conseguenze serie da COVID.
  • Un editoriale della prestigiosa rivista “Nature” afferma che i decessi tra i giovani per COVID sono “incredibilmente rari”. Nel periodo Marzo 2020-Febbraio 2021 sono morte 3015 persone delle oltre 12 milioni di persone sotto i 18 anni nel Regno Unito, di cui solo 25 (lo 0.8%) a causa del coronavirus.
  • Secondo Jörg Dötsch, il presidente dei pediatri tedeschi, in tutta la pandemia in Germania sono deceduti solo quattro tra bambini e adolescenti, mentre ne sono morti nove nel 2019 per l’influenza stagionale.
  • Delle persone attualmente ricoverate in Italia solo l’1% non aveva fatto alcuna dose di vaccino. Qualsiasi vaccino contro il COVID è quindi veramente efficace come protezione individuale, perché riduce significativamente il rischio di finire in ospedale e morte in modo quasi totale, ma i vaccinati possono comunque contrarre il virus in forma seppur lieve: secondo uno dei primissimi studi riportato dal ministro della salute israeliano, l’efficacia (intesa come possibilità di risultare positivi) del vaccino Pfizer rispetto alla nuova variante delta è ridotta al 64%.
  • Come tutti i farmaci, anche i vaccini possono avere degli effetti collaterali, anche se, è bene ricordarlo, rarissimi. La vaccinazione nei giovani, quindi, non sembra ancora un rapporto tra i benefici e i rischi così sbilanciato come negli adulti e soprattutto nelle persone anziane. Tanto che al momento nessun vaccino è autorizzato dalle agenzie regolatorie per l’uso sotto i 12 anni e questa autorizzazione se arriverà non arriverà subito.
    Con queste premesse ha senso una vaccinazione di massa dei giovani o anche una degli insegnanti nelle scuole che ricordo, NON fanno parte delle categorie a maggior rischio? Già oltre l’80% degli insegnanti è vaccinato, e questo numero è destinato a crescere a settembre. Piuttosto che concentrarsi sul “vaccinare tutti” è importante vaccinare chi è maggiormente a rischio come età o è esposto a situazioni maggiormente a rischio (es personale sanitario).
    Qualcuno ritiene che “vaccinando tutti” (giovani compresi) limitiamo l’insorgenza delle varianti. È vero. Ma solo se ragioniamo in termini globali, ovvero vacciniamo tutto il mondo. Serve a poco vaccinare tutti i giovani dei paesi ricchi quando i sanitari (loro sì, una professione ad altissimo rischio) dei paesi poveri non hanno il vaccino?

Ai cittadini dobbiamo dire la verità e non avere paura di spiegare anche aspetti complessi. Il vaccino è utilissimo come protezione individuale per le persone avanti con l’età, ma il rapporto rischio-beneficio diminuisce sempre più nei giovani. Quando si dice “vacciniamo tutti” bisogna considerare che non tutti sono uguali.
Come sapete, sono una persona a rischio, lavoro in un luogo a rischio perché ci sono 600 persone in un’aula, e ho preso ogni precauzione per evitare di mettere in difficoltà il personale sanitario.
Nella foto ecco la mia seconda dose di vaccino (AstraZeneca per la cronaca), già fatta qualche tempo fa, per rispondere a chi dice che i parlamentari dovrebbero dare il buon esempio.
Da questa pandemia ne usciamo (migliori) solo se rimaniamo uniti, se usiamo quelli che sono strumenti in modo appropriato, se cerchiamo di rispettare tutte le sensibilità e facciamo ciascuno un passo indietro, per farne tre avanti tutti insieme.

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