Ponte sullo Stretto, il progetto a “tre campate” è solo un’illusione: il geologo Copat espone tutti i dubbi [GRAFICA]

StrettoWeb

L’esperto geologo Bruno Copat ha analizzato la batimetria dello Stretto di Messina e preso in considerazione per un confronto altre opere simili realizzate all’estero (il Ponte di Akashi e il Canakkale Bridge sul Bosforo)

Come disse Galileo Galilei, “eppur si muove”. Già, perché dopo un paio di mesi dalla pubblicazione della relazione del Gruppo di lavoro sull’attraversamento stabile nello Stretto di Messina, in Parlamento si è tornati a parlare dell’argomento in maniera concreta. Tramite l’approvazione di un ordine del giorno, il Governo è stato impegnato a trovare le risorse necessarie per la realizzazione dell’opera di collegamento tra Sicilia e Calabria“Eppur si muove”, quindi, ma probabilmente per messinesi e reggini da esultare bisogna ancora attendere. Nel documento presentato dai deputati Stefania Prestigiacomo (FI) e Mauro Rodelli (FdI) infatti si parlava espressamente di “Ponte a campata unica”, mentre nella riformulazione annunciata dal sottosegretario alle Economie e Finanza Alessandra Sartore si legge “collegamento stabile, veloce e sostenibile dello Stretto di Messina estendendo così la rete dell’Alta velocità fino in Sicilia”. Una frase che solleva profondi dubbi, come più volte ribadito da esperti geologi ed ingegneri, l’unico vero progetto attuabile e (finora approvato) è quello del Ponte sospeso ad una sola campata. Tutte le altre ipotesi richiederebbero anni di studi sulla fattibilità e sarebbero un pretesto per coloro che l’infrastruttura non vogliono realizzarla. La soluzione del Ponte a tre campate, avanzata dal Mit come possibile alternativa al progetto a campata unica, è per diversi motivi fonte di perplessità. Lo ha spiegato il geologo Bruno Copat che analizzando la batimetria dello Stretto di Messina e prendendo in considerazione altre opere simili realizzate all’estero (il Ponte di Akashi e il Canakkale Bridge sul Bosforo), ha fornito una precisa spiegazione che si riporta interamente di seguito:

“Aleggia nell’aria, ma poi non tanto, una soluzione di attraversamento stabile per un Ponte a tre campate, da parte della commissione MIT, in alternativa e in sostituzione al Ponte a campata unica che, ricordiamo è forte di progetto definitivo approvato e composto di ben 8280 elaborati, tra planimetrie e relazioni specialistiche che coprono ogni settore possibile; venti, geologia, sismicità, materiali , logistica, ambientale, ecc…

Del ponte a tre campate poco si conosce se non un rendering dell’ing. Saccà e di uno schizzo nella relazione del gruppo di lavoro della Stm, Struttura Tecnica di Missione del MIT in cui a pag 126 fig 49, (Fig. 1) del rapporto è riprodotto, proveniente da una presentazione in sede di AIDA, dall’ing. Saccà, uno studio di idea progettuale alle pag 42 e 94 del dicembre 2019, ben 17 mesi prima, della relazione del MIT e dell’idea proposta dall’Ing Calzona alla Commissione, recentemente ribadita.

Fig. 1 – Schema delle possibili tipologie di attraversamento stabile dello Stretto di Messina

Ora, indipendentemente dalla lunghezza della prevista campata centrale che è ipotizza con due soluzioni di diversa lunghezza 2000 m. o 2300 m. i piloni centrali saranno necessariamente posizionati negli alti strutturali topografici e geologici presenti della Sella. (Fig. 2)

Fig. 2 – Topografia e geologia della Sella

Come da dettagliata batimetria a disposizione ( Fig.2) non sarà possibile porre le basi delle fondazioni dei piloni centrali a meno di -100 m. di profondità, con torri fuori acqua di almeno 280 m., dato commissione MIT. A questi si devono però sommare i cento metri della base della fondazione sino al pelo dell’acqua, quindi 280+110 per 390m di struttura. Dobbiamo poi ulteriormente considerare le opere di consolidamento delle fondazioni dei piloni in mare quantificabili con immorsamento delle sottofondazioni dai 50 m. ai 70 m. di incasso. 

Però non è tutto, come sarà predisposta la base di appoggio delle fondazioni? Possiamo prendere ad esempio le due soluzioni già in atto quella del ponte di Akashi e soprattutto la più recente, quella del ponte 1915, Canakkale Bridge sul Bosforo le cui fondazioni sono impostate a -40 metri di profondità, su cassettoni larghi 74 metri, lunghi 83 metri, alti 20 metri e pesanti 50.000 tonnellate, posizionati su 368 pali di ferro con un diametro di 2,5 metri, per 50 m di lunghezza, piantati sul fondo del mare, su una marna calcarea molto consistente. (Fig. 3)

Fig. 3 – Fondazioni delle pile a mare, Canakkale Bridge sul Bosforo

Ma la fase della fondazione del Ponte a tre campate non si conclude nell’appoggiare al fondo, che ricordiamo è di circa -100 m. le pile, ma bisogna prima livellare la base, scavare e portare alla medesima quota il piano di appoggio e poi consolidare, qualsiasi tecnologia si adotti, pali, micropali cementazione o altro, oltre che essere costosissima sarebbe ostacolata dalle condizioni di variabilità della direzione del flusso e velocità delle correnti  Quindi di enorme difficoltà e costi, unitamente ai tempi di realizzazione. Lo stesso Calzona ipotizza una fondazione a pozzo, “4 pile, le fondazioni a pozzo portano il carico sul terreno del graben dello Stretto”.

Ora, se nel caso consideriamo una base di fondazione di almeno 80 m. di larghezza, per 100m. di lunghezza, ed uno sbancamento per la livellazione orizzontale del piano di lavoro per il consolidamento della base, di almeno 10 metri di profondità nel fondo, si arriva così ad una escavazione e movimentazione di materiali del basamento per 80.000 m3, che in parte sarà trasportato in superfice dalla draga o benna, ed in parte disperso nel fondo e trascinato dalle correnti. Per le due pile in mare ci sarebbe quindi una movimentazione di 160.000 m3 di materiali con un radicale cambiamento della morfologia della Soglia e dei sedimenti che si depositeranno all’intorno.

Se poi si decidesse una fondazione a pozzo (Calzona) l’escavazione dei due pozzi per le pile in mare movimenterebbe cica 250.000 m3 per pozzo, i totale mezzo milione di metri cubi. Proposta assurda e irrealizzabile dannosa per l’ambiente oltre ogni misura. Quindi si determinerebbe una sostanziale modifica dell’ecosistema a monte a e valle della Soglia, è intuitiva pertanto l’invasività di soluzioni che interessino il fondo marino. Cosa direbbero gli ecologisti. Ci sarebbe anche una variazione del regime e della velocità delle correnti, che impatterebbero sulla Soglia con topografia e batimetria modificata, e sappiamo quanto sia delicato e sensibile il regime delle correnti in questo punto (Fig. 4) ( vedi Accademia dei Lincei, ambiente Marino del Prof. Aldo Testori).

Fig. 4 – Flusso delle correnti nella sezione della Soglia

Ma non è tutto, due cilindri di fondazione che dal fondo devono raggiungere il pelo dell’acqua saranno del diametro presumibile di 80 m., con queste dimensioni toglierebbero linearità al passaggio delle correnti sia in superficie che in profondità ed impatterebbero su una struttura sommersa che per forza di cose devierà e modificherà i percorsi e le velocità delle correnti, stabilizzate nei secoli. 

Le presenza delle strutture fagliate sarà oggetto di un successiva trattazione”.

Copat Bruno, Geologo

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