Antonio Laganà, le Olimpiadi viste con gli occhi dell’arbitro: la tradizione di Reggio Calabria, la rivincita di Chamizo e l’emozione di Atene 2004 [INTERVISTA]

StrettoWeb

L’intervista di StrettoWeb ad Antonio Laganà, ex arbitro alle Olimpiadi di Atene 2004: la tradizione della lotta libera a Reggio Calabria e in Italia, le emozioni dei Giochi visti dalla prospettiva del direttore di gara e la rivincita di Frank Chamizo

Le Olimpiadi di Tokyo sono ormai alle porte. Dopo la cerimonia inaugurale del 23 prossimo 23 luglio gli atleti di tutto il mondo gareggeranno per ambire ad una medaglia sognata per tutta la vita, una riconferma che iscriva il proprio nome nella storia o semplicemente con l’orgoglio di rappresentare l’intero Paese dal quale provengono. Lo stesso vale per gli arbitri, figure all’apparenza secondarie nel mondo dello sport, ma senza le quali non potrebbe esistere nessuna competizione: è solo grazie al loro intervento e al rispetto delle regole che una gara può essere considerata valida e dunque può permettere ad un atleta di ottenere una vittoria in grado di cambiargli la vita. StrettoWeb ha avuto il piacere di intervistare Antonio Laganà, ex atleta con Vigili del Fuoco e Fortitudo 1903, poi arbitro con 32 anni di attività internazionale alle spalle (Olimpiadi comprese) premiati con la stella d’oro dalla Federazione Mondiale.

La lotta a Reggio Calabria e in Italia

A Reggio Calabria c’è una grande tradizione nella disciplina: si praticano lotta stile libero, lotta femminile e lotta greco romana. Esistono inoltre due realtà storiche come Fortitudo 1903 e Vigili del Fuoco che sono fra le prime organizzazioni in Italia. Allargando il contesto in ambito nazionale, la lotta è uno sport in crescita in Italia, seppur non possa godere della stessa popolarità che può avere, ad esempio, il calcio. È una questione anche culturale, spiega il dottor Laganà: “in Iran ad esempio, gli atleti sono artisti aggraziati della lotta, è un amore vedere quello sport, se riusciamo a realizzare questo tipo di sport la lotta potrà essere divulgata maggiormente“. Grande il seguito nell’Est Europa in cui chi vince una medaglia olimpica “può ambire a cambiare ceto sociale“. Negli USA invece lo sport ha una grande tradizione scolastica con i college che sfornano i campioni del domani e da essi traggono benefici in termini di popolarità e conseguenti ritorni economici. “Lo sport al pari della scuola è un’agenzia educativa, negli sport di contatto senza disciplina e ordine non vai da nessuna parte“, spiega Laganà che si augura una maggior collaborazione fra scuola e sport in futuro.

Antonio Laganà
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Le Olimpiadi viste con gli occhi dell’arbitro

Quando si parla di Olimpiadi l’attenzione viene sempre focalizzata sugli atleti. Vi siete mai chiesti come gli arbitri vivano i Giochi Olimpici? Il dottor Laganà assicura che “le emozioni sono le stesse degli atleti“. Simpatico l’aneddoto legato alla forte adrenalina del momento capace anche di cambiare le routine quotidiane al punto da rinunciare anche al riposino post pranzo. L’obiettivo è quello di non commettere errori, o quantomeno di sbagliare il meno possibile.

Tante le emozioni provate in anni e anni di carriera. Antonio Laganà ha vissuto la soddisfazione della cerimonia di chiusa di Atene, con l’Inno Nazionale e l’Italia trionfante dopo l’oro di Baldini; ma si è anche reso conto di come a certe latitudini lo sport possa rappresentare l’unica chance per cambiare vita: tante le situazioni di povertà viste con i propri occhi (“a Mosca le Ferrari in strada e all’angolo i venditori ambulanti“), dalle quali gli atleti sognano di sfuggire grazie ad un successo olimpico.

Sport che diventa anche teatro di confronto pacifico fra Paesi divisi da forti tensioni politiche. L’arbitro Laganà diresse la finale di lotta fra USA e Corea ad Atene 2004, due paesi fra i quali non correva buon sangue: “do un punteggio di 2-0 all’americano, giudice e presidente di tappeto non danno nulla. Da regolamento sono zero punti. Invece la commissione d’appello ha fermato l’incontro: la moviola mi ha dato ragione“.

Gli azzurri a Tokyo e le speranze di medaglia

Gli azzurri degli sport da combattimento presenti a Tokyo hanno grandi ambizioni e possono puntare al podio. “Abbiamo 2 atleti nella lotta, 5 nel karate e 8 nel judo“, dipende da alcune circostanze ma se tutto va bene “dovremmo andare a medaglia in tutti e 3 gli sport“, la speranza di Antonio Laganà. Occhi puntati sulla stella della lotta tricolore, l’italo-cubano Frank Chamizo. La sua è una storia particolare: cresciuto in una famiglia povera a Cuba, venne “cacciato dalla nazionale perchè non aveva rispettato le regole“, racconta l’ex arbitro reggino. Chamizo venne infatti squalificato per due anni poichè non riuscì a rientrare nella categoria di peso dei 55 kg. Da quando gareggia con l’Italia si è preso la sua rivincita, vincendo: 1 bronzo alle Olimpiadi, 2 ori e 1 argento ai Mondiali, 4 ori e 2 bronzi agli Europei. Attenzione anche alle prove femminili, una su tutte Odette Giuffrida nel judo, argento a Rio: “da padre di 3 figlie sono felice che le donne siano in maggioranza!“, svela Antonio Laganà che si congeda con una simpatico augurio per tutti gli italiani impegnati a Tokyo:chi ci arriva alle Olimpiadi merita un abbraccio, se vince una medaglia ne merita due!“.

Da Reggio Calabria alle Olimpiadi, l’arbitro Antonio Laganà: la “lotta di Chamizo” e quell’USA-Corea in cui fu protagonista [VIDEO]

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