La storia del Giovanni Celeste di Messina, per ogni cittadino peloritano “lo stadio” per eccellenza
A Messina lo stadio “Giovanni Celeste” è un’istituzione. Come il Colosseo a Roma o la Tour Eiffel a Parigi. A Messina, se pronunci “stadio Giovanni Celeste”, brillano gli occhi. Perché è racchiusa la storia della Messina calcistica e forse non solo. Perché è il “contenitore” di 70 anni di battaglie, di gioie, di dolori, di giornate storiche e purtroppo anche di qualche disgrazia.
Stadio Giovanni Celeste di Messina, dall’inaugurazione negli anni ’30 all’intitolazione al tenente di vascello ed ex giocatore peloritano
In principio fu Campo Nuovo di via Oreto, nel rione Gazzi, quartiere dove è presente l’impianto. Fu inaugurato nel 1932, dall’esigenza di costruire uno stadio più grande e moderno per accogliere tutti dopo la prima storica promozione della squadra giallorossa in Serie B, nella stagione 1931-1932. La partita inaugurale, un’amichevole contro il Catania terminata per 1-1, si giocò in settembre, mentre la prima gara ufficiale fu un mese dopo: Messina-Modena 2-0.
Nel luglio del 1948, la decisione storica, quella che ha associato l’impianto a una figura storica della città e dello sport messinese: Giovanni Celeste, appunto. Ex capitano dell’Unione Sportiva Peloro negli anni ’20 e ’30, fu tenente di vascello della Regia Marina e morì nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, a causa degli ingenti danni al sommergibile in cui era presente, colpito da proiettili e bombe a Largo di Capo Murro di Porco.
Stadio Giovanni Celeste di Messina: i grandi incassi in Serie A e la tragica morte di Tonino Currò
Tra fusioni, mancate iscrizioni, cambi di denominazione, ristrutturazioni post-guerra, le società a Messina cambiavano ma lo stadio rimaneva sempre quello, ribollente di passione e riempito in ogni ordine di posto quando le partite contavano. Il primo storico record, a tal proposito, è relativo ai 28 mila paganti del 2 febbraio 1964: il Messina si affacciava per la prima volta in Serie A e ospitava in Sicilia le grandi del calcio italiano. Quel numero di persone, mai raggiunto prima, avvenne infatti in una partita contro il Milan. Fu il pretesto per ulteriori lavori di ristrutturazione che potessero garantire ai tifosi maggiore sicurezza, nonostante gli anni 70′ non furono i migliori dal punto di vista sportivo. In quelli successivi, però, il Messina conseguì record di imbattibilità, disputò partite storiche (come il derby contro il Palermo del 1984 che superò il record di spettatori della storica sfida col Milan) e “costrinse” chi di dovere a ripensare a una nuova struttura – 50 anni dopo – ancora più moderna e funzionale, al passo coi tempi.
E così nel 1989 venne finanziata la struttura per provvedere ai lavori del nuovo San Filippo, posto in un’altra area della città, più ampia e confortevole. A causa di intoppi burocratici e di un nuovo declino in campo, per vedere lo stadio completato e inaugurato ci vollero però circa 15 anni. E in questi 15 anni successe di tutto. A partire, purtroppo, da una tristissima pagina nera, probabilmente la peggiore del calcio cittadino e l’unica avvenuta all’interno dello storico impianto. Il 17 giugno 2001, durante la finale playoff tra Messina e Catania, il tifoso peloritano Tonino Currò rimase ucciso, colpito da un petardo lanciato dalla “tribuna Valeria”. La città, sotto shock, decise di intitolare la Curva Nord proprio alla sua memoria e in seguito a quella tragedia vennero effettuati alcuni lavori di modifica per evitare il contatto troppo ravvicinato tra tifosi di casa e tifosi ospiti. Fu infatti rafforzata la zona del settore ospiti, la “tribuna Valeria”, con strutture più sicure e la separazione dai supporter di casa, e fu spostata la biglietteria – prima all’interno dell’impianto- a circa 800 metri dallo stesso.
Nel frattempo, il Messina continuava la sua grande scalata verso il ritorno nell’olimpo del calcio, che avvenne il 5 giugno 2004, giorno della vittoria sul Como per 3-0 che regalò la Serie A dopo 39 anni. Fu questa l’ultima partita giocata dal Messina nello storico stadio. L’anno dopo, infatti, la squadra peloritana si trasferì nel più grande e moderno stadio San Filippo. Il Celeste, utilizzato poi dal 2010 al 2014 dal Città di Messina, per qualche tempo seconda squadra della città, viene tutt’oggi considerato “lo stadio” per eccellenza dai cittadini messinesi.