Viveva in un monastero a Verona, oggi porta l’Italia in finale di Euro 2021: Jorginho, un talento da Pallone d’Oro

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Il passato in un monastero a Verona, il presente da leader dell’Italia a Euro 2021: la storia di Jorginho che oggi sogna la vittoria dell’Europeo e del Pallone d’Oro

Ricordo quel giorno come fosse oggi. Era il 2007, mi chiama un imprenditore veronese che lavora in Sudamerica. Mi propone dei giovani calciatori, gli dico che il mio club ha zero budget e se vuole può portarli in Italia”. Inizia così il racconto di Riccardo Prisciantelli, colui che scoprì, quasi per caso, il talento di Jorginho a ‘La Gazzetta dello Sport’. Fra quei giovani arrivati a Verona, il giovane centrocampista brasiliano si mise subito in luce. “Tutti gli riconoscevano la grinta di un leone, lui per me è un lupo. Non si vede spesso, in campo fa il triplo e lavora più di tutti. Per quanto ha sofferto merita il Pallone d’Oro. Un giorno stavo arrivando al campo, mi chiama il massaggiatore perché aveva visto il giovane palleggiare. Era estasiato. Lo portavamo agli allenamenti e alle partite della Berretti”.

I primi tempi di Jorginho al Verona non furono di certo una passeggiata. Le difficoltà economiche e il passaporto extracomunitario complicavano ulteriormente le cose. Il giovane calciatore non poteva nemmeno dormire con i compagni in convitto e finì addirittura in un monastero.Ci è voluto molto tempo prima che riuscissimo a tesserarlo. Era quasi un infiltrato, non poteva vivere in convitto con i compagni. – racconta PrisciantelliLo affidai a una comunità di preti per dargli un letto e un pasto caldo. Ai monaci facevo delle offerte. Non sempre avevo soldi, una volta ho discusso con uno dei frati per dare a Jorginho da mangiare. Al ragazzo regalavo 20 o 50 euro quando potevo. Faceva lo stesso Rafael, il portiere brasiliano della prima squadra. Era l’unico modo che avevo per permettergli di studiare, imparare la lingua e giocare. Non immagino le lacrime versate nelle notti in quella stanza buia e triste. So solo che non ha mai mollato“.

Fortunatamente aggiungeremmo noi. Oggi Jorginho è guida e faro del centrocampo della Nazionale Italiana di calcio. Il centrocampista di origini brasiliane ha guidato prima il Chelsea alla vittoria della Champions League, poi gli azzurri fino alla finale di Euro 2021 con tanto di rigore decisivo segnato in semifinale contro la Spagna, rete celebrata (con canzoni partigiane!) anche dalla tv araba.

Fondamentale nella sua crescita, come spiega Prisciantelli, fu Maurizio Sarri che lo allenò prima al Verona, poi al Napoli e infine al Chelsea:mi chiese di portargli qualcuno dalle giovanili. Vide Jorginho e se ne innamorò, ecco perché lo ha voluto al Napoli e poi al Chelsea. Senza contratto, ogni allenamento era un rischio. Se si fosse infortunato sarebbero stati guai. Per dargli una chance ho rischiato la carriera. Il tecnico lo voleva in gruppo, io lo inserii nella lista del pre-ritiro natalizio. Avrei fatto di tutto per lui. Ho sempre creduto nelle sue qualità, anche quando gli allenatori non lo mandavano in campo”. Dopo il contratto da professionista si è sdebitato: “mi ha invitato a cena con Rafael e la sua famiglia, nessun altro. Il periodo buio era finalmente passato. È stata l’ultima volta che l’ho visto“.

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