Bagnara: mamma costretta ad insegnare a più di 1.000 chilometri di distanza dalla figlia gravemente malata. L’assessore Ruggiero: “è assurdo e inconcepibile che da sei anni non venga riconosciuto il sacrosanto diritto di poter lavorare e nello stesso tempo di poter assistere la figlia”
In merito al caso della Signora Maria Gioffrè, mamma di Claudia affetta da una grave patologia, insegnante che da anni aspetta che le venga assegnata una sede nella cittadina di residenza della sua famiglia, cioè Bagnara Calabra, per poter assistere la figlia, interviene Silvana Ruggiero, Assessore alle Politiche Sociali e Pari Opportunità del Comune di Bagnara Calabra. La sua non è solo una presa di posizione istituzionale ma anche una solidarietà come madre visto che anche l’Assessore ha due figli, che anche se con patologia diversa da quella di Claudia, vive la stessa drammaticità di dover essere madre 24 ore su 24 per dare assistenza ai propri figli.
“Non si può e non posso personalmente rimanere inerme dinnanzi all’urlo di mamma Maria che rivendica due diritti: quello di lavorare e quello di prendersi cura della figlia gravemente ammalata. La vita dei figli con queste gravi patologie non è solo legata a dei macchinari che gli permettono di respirare e di nutrirsi, ma anche alle amorevoli cure dei genitori, in particolare della mamma, perché dove non arriva la scienza di sicuro arriva l’amore e la forza delle mamme. Una mamma, Maria, provata dalla sofferenza, dall’incertezza del futuro, dalla paura di dover provare un dolore così innaturale quanto dilaniante. Ecco che il suo grido per aver garantita una sede di lavoro vicino alla figlia per prestarle assistenza diviene un inno di amore e dignità, un connubio che non va scisso, perché non si può privare una mamma di amare ed assistere una figlia né le si può negare la dignità di lavorare. Faccio appello a tutti gli organi competenti affinché venga accolta l’accorata richiesta di questa mamma che non può stare a più di mille chilometri di distanza dalla figlia, e fermo restando i numerosi ricorsi che la famiglia ha fatto e vinto per ottenere una sede di lavoro vicino alla stessa, occorre senza retorica umanizzare le leggi e la burocrazia, perché i tempi di queste ultime non fanno altro che rubare ad una figlia l’amore di una madre e viceversa”, è quanto afferma l’assessore Ruggiero. “Ben vengano – prosegue- le lotte di chi fa un uso e abuso della Legge 104, chi giustamente ne usufruisce non è un privilegiato ma piuttosto un vessato da un destino avverso, pertanto che ci si metta lo stesso impegno e visibilità mediatica anche alla caccia alle coscienze per appoggiare la lotta di mamma Maria e di quanti si trovano nella sua stessa situazione. Infatti è impossibile non riuscire in coscienza, in diritto e in umanità permettere ad una mamma insegnante di espletare il proprio lavoro e nello stesso tempo prendersi cura della propria figlia! Mamma Maria è assegnata di ruolo in Lombardia, e quest’anno dovrà insegnare a Landriano, provincia di Pavia, quindi mi chiedo: potrà assistere la propria figlia in videochiamata? No! Una mamma non può assistere, amare ed accarezzare una figlia in videochiamata! Già stare a casa facendo turni di notte mette tanta ansia, questa mamma stando così lontano dalla propria figlia sarà sottoposta ad uno stress psicofisico maggiore per non essere presente a casa che la consumerà ancora di più, e Claudia? Come si fa a spiegare a Claudia che la sua patologia le dà il diritto ad essere mantenuta in vita da freddi macchinari e non dall’amore e dalla presenza della sua mamma? E’ assurdo e inconcepibile che da sei anni ad una mamma non venga riconosciuto il sacrosanto diritto di poter lavorare e nello stesso tempo di poter assistere la figlia gravemente ammalata! Già mettere a nudo le proprie problematiche non è facile, sembra quasi di violare la propria intimità, ma se si è costretti a farlo è perché qualcosa non funziona nel verso giusto, ed una mamma per amore di una figlia fa anche questo. Questa mia solidarietà non sarà fine a se stessa, lotterò accanto alla mamma di Claudia in tutte le sedi, auspicando che il suo appello non sia un urlo al vento ma arrivi alle coscienze di chi ha il dovere di trovare soluzioni per alleviare le sofferenze e le provazioni di chi come questa mamma si trova suo malgrado ad affrontare sempre con dignità”, conclude.
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