L’atletica alle Olimpiadi di Tokyo: l’Italia spera in Tamberi, Jacobs e Tortu per una medaglia. Grande attesa per il talentino americano Erryon Knighton: non ancora maggiorenne è già definito il nuovo Bolt
Nessun successo per l’atletica italiana a Rio 2016, fare il bis a Tokyo sarebbe davvero scoraggiante. Gli azzurri partono decisi a trasformare lo zero in quante più medaglie possibili. Non ci sarà Larissa Iapichino, fermata per infortunio a poche settimane dall’evento. La truppa azzurra però ha diversi candidati al podio: da Gianmarco Tamberi nel salto in alto, che vorrà rifarsi dalla mancata partecipazione a Rio, fino ai marciatori Massimo Stano, Antonella Palmisano ed Eleonora Giorgi. I velocisti Filippo Tortu e Marcell Jacobs cercheranno un posto nella finale dei 100 metri. Davide Re proverà a dire la sua nei 400 e con la 4×400 mista, lo stesso vale per la 4×100 femminile.
Gli avversari non mancano. Nella prima Olimpiade senza Usain Bolt, grazie all’anno di slittamento che gli ha permesso di gareggiare, c’è già un atleta considerato il suo erede. Stiamo parlando di Erryon Krnighton, talentino 17enne del Team USA detto ‘high school sensation’. Sui 200, la sua gara preferita, ha battuto il campione del mondo Noah Lyles in semifinale, poi in finale si è accontentato del terzo posto, che gli garantiva comunque un posto per Tokyo, correndo in 19″84, tempo fenomenale per un ragazzo che va ancora a scuola ma che, fra un test e l’altro, ha sfilato a Bolt i primati mondiali under 18 e under 20. Il podio se lo giocherà contro i connazionali Lyles, Bednarek e il canadese De Grasse.
Gli assi del Team USA però non finiscono qui. Occhi puntati sulla sprinter/epidemiologa di Harvard Gabby Thomas che ha corso i 200 metri in 21”62, tempo secondo solo al primato monstre di Florence Griffith Joyner. La sua medaglia l’ha già vinta superando un tumore al fegato, ma adesso è decisa a prendersi l’oro. Presente l’ostacolista Sydney McLaughlin, ai Trials prima donna al mondo ad andare sotto i 52” nei 400 hs; ‘Mr. Jump’ JuVaghn Harrison, in odore di podio nel salto in alto e nel lungo, doppietta che manca dai tempi di Jim Thorpe; occhi puntati infine sulla martellista Gwen Berry che ai Trials (3ª) si è voltata di spalle chinando il capo durante l’inno, in segno di protesta: “so come si cresce nei quartieri neri, so cosa si prova ad avere figli neri, e per questo voglio combattere“. A Tokyo ha già detto che, in caso di podio, si ripeterà. Grande attesa anche per la prova del 21enne svedese Armand Duplantis, autentico talento nel salto con l’asta.