Ona Carbonell rinuncia ad allattare il figlio per partecipare alle Olimpiadi di Tokyo: la scelta (imposta) fa discutere

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Ona Carbonell costretta a scegliere tra Olimpiadi e l’allattamento al seno del figlio: la sincronette spagnola sceglie Tokyo, ma il bivio al quale sono costrette le atlete madri fa discutere

Olimpiadi o famiglia? Medaglie o figlio? Le sportive donne si sono spesso trovate davanti a questa scelta: da una parte il sogno di una vita, la possibilità di coronare la propria carriera con un successo alle Olimpiadi, il punto più alto nella carriera di ogni atleta; dall’altra il desiderio di diventare madre, oppure quello di stare vicino alla propria famiglia. Riguardo a questo secondo caso, sta facendo molto discutere la vicenda di Ona Carbonell, stella del nuoto sincronizzato spagnolo che scelto di partecipare a Tokyo anzichè allattare al seno il figlio piccolo. Una scelta ‘imposta’ quella dell’atleta più medagliata ai Mondiali con 22 podi, dietro solo a Lochte (27) e Phelps (33).

Il motivo è semplice: per ragioni legate al Covid, la Carbonell non ha potuto portare con sè il compagno Pablo e il figlio Kai. Gli organizzatori hanno fatto un’eccezione per i bambini allattati al seno, ma non per i neonati che devono alloggiare in strutture private come gli hotel. Tale condizione ha fatto propendere per la doloro scelta, della quale la Carbonell si è lamentata sui social spiegando: “quando ho dato alla luce Kai e mi stavo riprendendo per partecipare ai Giochi, la prima cosa che ho chiesto è se potevo portarlo perché lo stavo allattando e mi hanno detto di no. Qualche settimana fa alcune sportive hanno denunciato sulle reti la nostra difficile situazione che consiste nel dover scegliere tra l’allattamento al seno, la vita familiare e le Olimpiadi. Due settimane fa, mi hanno risposto che potevo andare in Giappone, ma alle condizioni stabilite dal governo giapponese“, ovvero compagno e figlio in un albergo “che non sapevamo quanto sarebbe stato lontano dal Villaggio e che non avrebbero potuto lasciare durante i 20 giorni che avrei trascorso a Tokio“.

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