Reggio Calabria, la terapia intensiva del GOM è Covid-free: “variante Delta è meno aggressiva, adesso la vera emergenza sono gli incidenti stradali”

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Reggio Calabria, è uscita dalla terapia intensiva stamattina l’unica paziente Covid positiva che nelle ultime settimane ha avuto bisogno del reparto di riabilitazione: adesso è fuori pericolo e sta meglio. L’appello del primario, dott. Sebastiano Macheda, per prevenire gli incidenti stradali

Ottime notizie dal GOM di Reggio Calabria: stamattina si è svuotato di pazienti Covid-19 il reparto di terapia intensiva, grazie allo spostamento dell’unica ricoverata nel reparto ordinario di malattie infettive. La giovane, una 40 enne gravemente obesa e non vaccinata, era arrivata in ospedale la scorsa settimana in condizioni “molto critiche“, come racconta il primario dott. Sebastiano Macheda, in prima linea nella lotta alla pandemia con professionalità esemplare e straordinaria umanità al servizio della città e della provincia reggina. “Stava molto male a causa della comorbidità, è una ragazza gravemente obesa e sappiamo che l’obesità è uno dei principali rischi di complicazioni in caso di contagio da Covid-19. Nonostante la giovane età, la donna è stata sedata e intubata, sottoposta a ventilazione meccanica. L’abbiamo curata con le regolari terapie approvate dalla comunità scientifica contro questo virus e adesso è fuori pericolo, è perfettamente vigile, ha potuto comunicare con i familiari tramite il suo cellulare anche in terapia intensiva dopo che l’abbiamo estubata. Quando è possibile ci teniamo a mantenere sempre il contatto con i familiari perchè comprendiamo quanto può essere doloroso per chi è costretto a stare a casa, avere il pensiero di un figlio, un genitore o un fratello malato a distanza“.

L’assenza di pazienti Covid positivi nella terapia intensiva di Reggio Calabria è un’ottima notizia per l’intera Regione. “Adesso che le restrizioni con le zone gialle, arancioni e rosse, dipendono esclusivamente dal numero dei ricoveri, è molto importante contenere le ospedalizzazioni per evitare nuovi lockdown e chiusure a cui ormai tutti ci siamo stancati. L’eventuale passaggio in zone con chiusure dipenderà quindi dai ricoverati nei nostri reparti e se questi rimangono bassi o, come oggi, addirittura azzerati, è un’ottima notizia per tutto il territorio“. In Calabria la zona gialla scatterà soltanto se verranno raggiunti contemporaneamente 124 ricoveri nei reparti di medicina ordinaria e 16 in quelli di terapia intensiva. Oggi i ricoverati nella Regione sono 59 nei reparti di medicina e appena 4 in terapia intensiva, di cui 3 a Cosenza e uno a Crotone. Se i ricoveri in rianimazione rimarranno così bassi, anche l’eventuale superamento della soglia di 124 nei reparti ordinari non determinerà nessun tipo di restrizione.

La rianimazione reggina si è dimostrata ultra efficace nella lotta al Covid-19, come tutta la struttura del GOM: con appena 339 morti su 23.671 casi a fronte di una popolazione di 550.000 abitanti, la provincia di Reggio Calabria ha il tasso di letalità e il tasso di mortalità in assoluto più basso d’Italia. I dati non possono mentire, e l’egregio lavoro di dirigenti, medici e operatori sanitari reggini si traduce nella migliore soddisfazione possibile riconsociuta dalle statistiche della pandemia.

Adesso entriamo in una fase nuova, in cui le vaccinazioni stanno drasticamente riducendo le ospedalizzazioni per Covid-19. La diretta testimonianza del dott. Macheda è emblematica: “nella terapia intensiva del GOM non è mai entrato un vaccinato“. Proprio da quando le categorie fragili hanno completato la vaccinazione di massa (in Calabria abbiamo già superato l’82% di vaccinati tra gli over 60), i numeri dei ricoveri sono sensibilmente diminuiti. I dati sono chiari e Macheda è molto sereno sull’argomento: “facciamo attenzione alle fake news, alle teorie del complotto, alle battaglie ideologiche come se la scienza, la medicina o la lotta alla pandemia avessero degli schieramenti che devono scontrarsi. Nessuno nasconde gli interessi economici delle case farmaceutiche, sappiamo che non lavorano gratis. Nessuno fa niente per niente, ma da qui alle teorie complottiste ce ne passa. Io non credo ai complotti, e vedo ogni giorno quanto i vaccini siano importanti come arma utile a salvare molte vite e ad evitare nuove chiusure. E’ chiaro che per il Covid-19 il fattore di rischio determinante rimangono l’età e le comorbidità. Se si contagiano i giovani non è un problema, non abbiamo mai avuto giovani sani ricoverati nei nostri reparti, anche nelle precedenti ondate quando non c’erano i vaccini e nessuno era vaccinato. Ma se sono giovani che hanno comorbidità o portano a casa il virus ai parenti anziani, i rischi aumentano. Le comorbidità che più espongono al rischio di complicazioni da Covid-19 sono l’obesità, il diabete, l’ipertensione, la cardiopatia ischemica, le broncopatie: in questi casi anche per i giovani ci sono rischi elevati. Nei mesi scorsi, prima della 40enne che abbiamo dimesso oggi, avevamo avuto un’altra giovane ricoverata in terapia intensiva, aveva meno di 30 anni ma aveva anche più patologie concomitanti, anche lei una grave obesità in aggiunta ad altri problemi di tipo neurologico. Giovani sani non ne abbiamo mai dovuti curare dall’inizio della pandemia, e se i benefici della vaccinazione sugli anziani, sui malati cronici di tutte le età e su tutte le persone fragili sono indiscutibili, si può discutere se sia opportuno o meno sottoporre alla vaccinazione i giovani sani che di rischi da Covid-19 non ne hanno. Ma in questo caso si tratta di scelte più politiche che scientifiche“.

Piuttosto, Macheda pone il problema degli incidenti stradali: “è vero che adesso la terapia intensiva del GOM è vuota di pazienti Covid-19, ma non c’è solo la pandemia e adesso la vera emergenza sono gli incidenti stradali. Stanno arrivando tantissimi pazienti con politraumi per incidenti stradali da tutta la provincia, ne abbiamo ricoverati almeno una decina nelle ultime tre settimane. Ieri sera l’ultimo triste episodio, dopo un incidente a Bocale, sono arrivati due pazienti che erano a bordo di uno scooter: uno purtroppo non ce l’ha fatta, l’altra è stata operata e ora è in rianimazione. Bisognerebbe stare molto attenti sulle strade, bisogna sensibilizzare la gente ad essere prudente, non bastano i limiti di velocità. Non abbiamo pazienti Covid-19 ma la rianimazione continua a lavorare intensamente al servizio del territorio, anche con il supporto della terapia intensiva post operatoria guidata dal dott. Massimo Caracciolo, che anche nei picchi delle ondate di Covid-19 ha dato una grossa mano“.

Sul Coronavirus, quindi, le attenzioni si spostano sul reparto di Malattie Infettive guidato dal dott. Giuseppe Foti. Attualmente ci sono 17 ricoverati, provenienti da tutta la provincia reggina. Foti è sulla stessa lunghezza d’onda di Macheda: “tutto dipende dall’età. Abbiamo qualche paziente di 45 anni, ma in linea di massima tutti i ricoverati hanno più di 50 anni. Quelli di 50-60 anni sono tutti non vaccinati, mentre quelli più anziani arrivano anche vaccinati con entrambe le dosi. Sono pochi, ma ci sono: il vaccino li protegge dalle forme più gravi, anche se non ha impedito il contagio e una sintomatologia seppur non grave“. Lo scenario è molto chiaro: il vaccino aiuta gli anziani e i pazienti fragili ad evitare la morte e il ricovero in terapia intensiva; agli adulti anche il ricovero ordinario perchè pazienti di 50-60 anni vaccinati in ospedale non ce ne sono. Per i giovani il problema non si pone: “Sotto i 50 anni abbiamo avuto davvero pochi ricoveri dall’inizio della pandemia, abbiamo avuto qualcuno che aveva l’infezione ma senza mai sviluppare forme gravi o preoccupanti” conferma Foti.

Sulla situazione attuale della pandemia, il Direttore dell’Unità di Malattie Infettive del GOM è positivo: “i numeri sono al momento abbastanza contenuti. Stiamo notando che c’è una diffusione maggiore del virus nelle fasce giovanili, che però dal punto di vista clinico non determina particolari problematiche anzi la patologia è adesso meno impegnativa rispetto a quello che vedevamo alcuni mesi addietro. Probabilmente dipende anche dalla variante Delta che sta diventando dominante: sappiamo che è più diffusiva e contagiosa ma in ospedale vediamo che ha un minor impatto sull’apparato respiratorio, di conseguenza si vedono infezioni meno gravi rispetto a quelle che vedevamo qualche mese addietro. E questo vale per tutti, anche per i non vaccinati. Al momento, ad esempio, nessuno dei nostri 17 pazienti ricoverati ha bisogno del supporto casco CPAP. Qualcuno ha bisogno di ossigeno, qualcuno anche di ossigeno ad alti flussi, ma non di ossigeno a pressione positiva. Questo è confortante, rispetto al quadro dei pazienti che avevamo nei mesi scorsi“.

Sulla campagna vaccinale, il dott. Foti spera nel raggiungimento dell’immunità di gregge: “se raggiungiamo il 75-80% della popolazione vaccinata, sappiamo per studi scientifici che siamo in grado di contenere moltissimo la malattia. Oggi l’età media dei contagiati è molto più bassa anche per lo stile di vita che espone i giovani a un maggiore contatto sociale rispetto agli anziani. E anche se non corrono rischi diretti, con il vaccino possono comunque aiutarci a raggiungere quell’immunità di gregge tanto attesa per ridurre sensibilmente la circolazione del virus“.

Ad oggi in Italia è vaccinato con almeno una dose il 62,4% della popolazione, di cui il 50% ha ricevuto entrambe le dosi, ma le vaccinazioni non sono autorizzate sotto i 12 anni (7 milioni di bambini) e la percentuale degli adolescenti (fascia 12-19 anni) vaccinati è inferiore al 30%. I giovani (20-39 anni) si dividono quasi esattamente a metà (55% vaccinati, 45% non vaccinati) mentre tra i quarantenni (40-49 anni) è vaccinato il 62%, tra i cinquantenni (50-59 anni) è vaccinato il 69% e tra gli over 60 la percentuale supera l’83%.

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