Bankitalia nel suo ultimo rapporto conferma che l’Italia per crescere deve ridurre il divario tra nord e sud; Unione europea, Svimez, Eurispes, avevano già sottolineato l’imprescindibilità di dover ridurre la disomogeneità territoriale come prerogativa per la crescita nazionale
“Giuseppe Conte, con buona pace, degli indicatori economici e soprattutto di quella percentuale di voti raccolti nel marzo 2018, grazie, a quanto pare, agli ingenui elettori meridionali, che ha permesso al M5S di diventare, includendetemente, la prima forza politica del paese, dichiara: “siamo stati schiacciati dall’immagine di una forza politica prevalentemente concentrata a recuperare il divario che il meridione soffre rispetto all’Italia. Se queste sono le letture predominanti vuol dire che il M5s ha commesso degli errori. Con il nuovo corso porremo rimedio”. E’ quanto scrive in una nota Massimo Mastruzzo, del Movimento per l’Equità Territoriale.
“Il meccanismo descritto da Conte, che riprende l’abusato refrain della “locomotiva del Paese deve ripartire più forte di prima trainando così tutto il paese e rendendo possibile lo sviluppo del Sud” purtroppo non corrisponde affatto alla realtà, semplicemente perché se il Nord riparte (cosa che fortunatamente ha già fatto e rifatto) non traina, ed è evidente dallo stato dei fatti, tutto il Paese e ancor di più non determina certamente lo sviluppo del Sud – prosegue la nota – . Tuttalpiù è molto probabile che la forbice della disomogeneità economia tra il nord e il sud si allarghi ulteriormente. Il neo presidente del M5S ha dimenticato troppo in fretta che dei 210 Mld€ del Recovery Plan destinati all’Italia, 140 sono maturati proprio per quei criteri di ripartizione che hanno visto il sud Italia primeggiare tra gli altri stati membri per le condizioni di ritardo di sviluppo economico, con l’obiettivo dichiarato, proprio dai regolamenti UE, di ripianare il divario rilanciando l’economia del Sud. Nel libro ” L’economia reale del Mezzogiorno ” gli economisti Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis, smontano l’idea autolesionista che l’Italia possa fare ancora a meno del sud. I due economisti sostengono incece che se l’Italia scommettesse sullo sviluppo industriale del sud nel giro di pochi anni diventerebbe economicamente più forte della Francia e della Germania, arrivando addirittura ad essere il primo in Europa con il sud sviluppato ai livelli di alcune aree del nord. Sostanzialmente far crescere il sud sarebbe un affare per l’Italia intera”.
“Che Milano e il Nord crescano è ovviamente auspicabile, ci mancherebbe – scrive poi Mastruzzo – . Ritenere però che la sua crescita sia in grado di trainare l’intero paese e ancor più di fare sviluppare il Sud, è di una banalità comunicativa sconcertante, primo perché questo concetto è già stato svenduto da tutte le realtà politiche fin dal dopoguerra, secondo perché un qualsiasi economista riesce facilmente a sostenere la banale tesi che è la crescita delle aree deboli la vera locomotiva in una economia integrata: l’economia tedesca va molto meglio se Italia e Spagna ripartono. Il sud ha conferito al M5S il 33% delle preferenze, quel 33% di cittadini italiani si aspettavano invano che il beneficiario della loro fiducia, si spendesse quotidianamente per far rispettare quantomeno l’articolo 3 della Costituzione italiana, per tutta risposta, invece delle scuse per quanto ancora non fatto, devono assistere al mea culpa del M5S nei confronti dei loro connazionali “più fortunati”. Il futuro ci dirà se questa nuovo posizionamento nella strategia comunicativa del M5S sarà vincente, il presente ci sta già mostrando chi ha perso: il primo assegno europeo del Recovery, solo per fare un esempio, (missione 3, infrastrutture) vede assegnati 930 milioni per la tratta Liguria-Alpi; 493 per la Brescia-Verona-Padova; 110 milioni per la Napoli-Bari; 47 milioni per la Palermo-Catania; 20 per la Salerno-Reggio Calabria”.
M24A-ET, Movimento per l’Equità Territoriale, infine chiedono: “l’avvio immediato delle opere pubbliche infrastrutturali necessarie ad iniziare il percorso di maggior coesione sociale già indicato UE dalla. Nulla di più, nulla di meno di quanto già previsto dall’articolo 3 della Costituzione; e, visto che la disomogeneità territoriale presente in Italia è talmente ampia da non avere eguali nella UE, ed in virtù di questa la Commissione europea ha destinato proprio all’Italia la somma maggiore del Recovery Fund, l’avvio delle opere pubbliche, oltre agli investimenti ordinari, dovrà prevedere la definizione di un Fondo – Fondo per il Riequilibrio – destinato alla riduzione del GAP infrastrutturale fino al raggiungimento dell’equilibrio nazionale: Per ogni opera pubblica realizzata in Italia una quota pari ad una percentuale del suo costo di realizzazione e dei ricavi provenienti dal suo utilizzo deve essere destinata al Fondo per il Riequilibrio”.