Il racconto del blues della serata dello SJF e l’intervista esclusiva agli artisti che hanno acceso ed entusiasmato il pubblico
Parte con il trascinante blues di Michele Biondi Trio la prima serata musicale della V edizione dello “Scilla Jazz Festival”. Una serata tra le note del profondo sud statunitense che ha entusiasmato il pubblico presente in Piazza San Rocco.
Sul palco la verve avvincente del Michele Biondi Trio ha narrato in musica le sponde del Mississippi, partendo con il pesce simbolo di questo fiume, il pesce gatto, emblema di libertà per i popoli che abitano quei luoghi.
La musica blues, ci spiegano con parole e note, è figlia dell’acqua perché il Mississippi che si svolge come un nastro lungo il sud USA si vivifica delle storie che nascono sulle sue rive, analogamente a quanto accade anche per Scilla il suo mare e i suoi miti.
“Down by the river” il brano che da il titolo all’ultimo lavoro dell’artista toscano è un brano fluido che come l’acqua scorre e trasporta energia.
Il trio formato dal cantautore accompagnato alla batteria da Edoardo Vannozzi e al basso da Marco Bachi, storico bassista della Bandabardò, ci presenta brani come “Lonely and Lost” che canta proprio di quando ci sentiamo perduti e abbiamo bisogno di recuperare energia.
Dal palcoscenico Michele Biondi ci introduce alle molteplici sfaccettature del blues che tra le sue corde annovera anche quelle elettriche, una musica, questa, nata da coloro che dai campi del sud sono emigrati nelle città inventando il blues moderno, come fece B.B. King che lo usò come messaggio di orgoglio e liberazione nonché l’invito a fare della propria vita ciò che si vuole e sempre ambire alla gioia.
Dopo alcuni brani inediti, il trio chiude la serata con il rock and roll di “Moving to Texas” che ci narra come talvolta si sogni di andare da un’altra parte per rendersi conto che si sta bene esattamente dove si è.
Alla band, dopo la serata, chiediamo:
Com’è stata l’esperienza di suonare a Scilla?
L’esperienza di suonare in questo posto è stata fantastica. È la prima volta che veniamo qui dopo averne sempre sentito parlare e il posto è davvero mozzafiato. L’accoglienza è stata fantastica e suonare con il mare e il castello alle spalle e il pubblico davanti è un’occasione straordinaria che speriamo di ripetere in futuro.
Il blues, come ci avete raccontato in musica stasera, proviene dal profondo sud statunitense, ci sono dei punti in comune con il sud d’Italia?
In realtà sono molti, specialmente quando in questi popoli c’è voglia di risalire la china, sentirsi bene e avere la possibilità di fare le cose. Questa poi, è una caratteristica che accomuna tutta la musica folkloristica del mondo e quindi anche quella caratteristica della Calabria e del Sud Italia.
Le manifestazioni come lo Scilla Jazz Festival possono essere utili ad avvicinare le persone a un genere musicale come il blues?
Ci sono un sacco di luoghi in Italia che, come accade per lo SJF, associano la cultura, il territorio, il cibo, la storia, con un tipo di musica affine a questo tipo di cose qual è la musica folkloristica del jazz, del blues e di altre tradizioni locali italiane. Il jazz e il blues certamente hanno una platea più vasta e anche come seguito hanno quindi una marcia in più.
Non ci resta che far riferimento alla nostra musica tradizionale per comprendere meglio anche il blues, che, come tutte le forme di musica folkloristica, esprime un disagio e lo vuole denunciare attraverso i suoi brani.
Sembra che in America e in altri luoghi la musica sia “normalizzata” nella quotidianità mentre in Italia fatica ad assumere questo ruolo. È così?
In Italia (ci spiega Marco Bachi) la musica è considerata una cosa che va studiata e sembra strano che si possa vivere di musica, tanto che nel nostro Paese quello della musica non è considerato un lavoro. In altre culture come quella Brasiliana, Cubana o Africana la musica è un linguaggio e un’attività normale con cui la gente cresce costantemente e quotidianamente.
La musica dovrebbe essere istintiva e naturale come per i bambini che questa sera si sono lasciati andare ballando e facendosi coinvolgere. Io personalmente ho più entusiasmo ora di quando ho iniziato a fare musica quando avevo 16 anni perché ho la fortuna di aver fatto della mia passione e ragione di vita un lavoro.
Scilla vetrina internazionale grazie agli artisti dello SJF
A introdurre la serata sono state le parole del Direttore artistico dello SJF, Francesco Barillà, che ha ringraziato l’amministrazione comunale per aver riconfermato la sua fiducia nell’iniziativa, sottolineando come da sempre Scilla creda nella cultura che per tradizione si intreccia nella storia e nel tessuto sociale e umano di questo borgo marinaro.
Il sindaco Pasqualino Ciccone, poi, dal palco ha voluto spiegare come questa manifestazione rappresenti un messaggio significativo per il ritorno a una vita normale e una risposta alle esigenze della cittadinanza e dei turisti, i quali da pochi giorni possono giovare più facilmente delle iniziative culturali che si svolgono nel salotto buono della città, costituito da Piazza San Rocco, grazie all’ascensore che ha da subito cambiato le abitudini di tutti.
Scilla vuole diventare una vetrina internazionale e in questa prospettiva si inseriscono le prossime date dello SJF. Il 3 agosto sarà la volta di un altro blues quello di Vincenzo Tropepe che scalderà nuovamente Piazza San Rocco.