Alla scoperta della fontana Falconieri di Messina: una splendida opera d’arte che testimonia il legame della città peloritana con il mare
L’uomo e l’acqua, un legame indissolubile che esiste dalla notte dei tempi. Che si tratti di una bottiglietta fresca in una giornata di sole o di quella limpida che bagna le coste della Sicilia, l’acqua riveste un ruolo di primaria importanza nell’ecosistema che ci circonda. Messina, come tutte le città costiere, è legata fortemente al suo elemento, tanto da celebrarla con delle splendide fontane disseminate in diverse zone della città. Passeggiando verso piazza Basicò, nelle vicinanze del Monte di Pietà, ci si può imbattere nella fontana Falconieri, splendida opera d’arte datata 1842, realizzata da Carlo Falconieri. L’incarico venne dato dal Senato di Messina per celebrare il 18° centenario dell’arrivo in città della Lettera consegnata dalla Madonna agli ambasciatori cittadini. Inizialmente l’opera si trovava nella piazza Ottagona (ne richiama infatti la forma) che oggi è stata ribattezzata Filippo Juvarra.
Lo stile della fontana Falconieri: le grottesche e i richiami al mare
La fontana è stata realizzata con motivi decorativi nel neorinascimento toscano, con riferimenti all’ambiente marino e vegetali tipici delle zone caldo-umide quali palme, loto, ninfee e foglie d’acanto. In origine la fontana era composta da una vasca di forma simil ottagonale. Al centro di essa, su un basamento decorato a festoni, si erge l’elevazione: una stele quadrangolare ornata con bassorilievi raffiguranti flora e fauna. Tali decorazioni richiamano le grottesche, un tipo di decorazione pittorica parietale derivante dalla pittura romana di epoca augustea, tornata popolare nel Quattrocento. Il nome deriva dalla raffigurazione, per l’appunto grottesca, di esseri ibridi e mostruosi mescolati decorazioni geometriche e naturalistiche su sfondo monocromo.
La colonna sorregge due conche di grandezza decrescente più ci si avvicina all’apice: in mezzo alla vaschetta superiore fiorisce un ornamento formato da foglie a ricciolo e conchiglie. Proprio da due conchiglie, poste sulla sommità dell’opera, fuoriesce il getto d’acqua. Quattro anni dopo la commissione dell’opera sono stati integrati quattro piedistalli e delle vasche di raccolta. Sui ripiani poggiano delle raffigurazioni fuse in ferro di animali mitologici dai corpi di sirenii con teste di leone, d’uomo, grifone e delfino: esse rappresentano la totalità degli esseri viventi, suddivisi in base al loro habitat naturale, ma sono anche un riferimento agli elementi primordiali di terra, aria e acqua.