Disney multata per l’episodio de I Griffin sulla nascita di Gesù: “come quella volta che credevo fossero i talebani, ma era censura occidentale” 

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AGCOM ha multato la Disney per l’episodio parodia sulla nascita di Gesù: espressioni volgari, offese alla religione e danno ai minori. Quando la ‘censura talebana’ è di matrice… occidentale

Dialoghi caratterizzati dall’uso reiterato e gratuito di espressioni volgari, di scurrilità e turpiloquio, di offese alle confessioni e ai sentimenti religiosi“. L’AGCOM ha inflitto 62.500 euro di multa a Walt Disney per aver trasmesso, lo scorso marzo in fascia protetta, l’episodio della serie animata ‘I Griffin‘ intitolato “Gesù, Giuseppe e Maria“. La trama dell’episodio riprende in chiave parodistica la nascita di Gesù con la simpatica famiglia impegnata, con la solita dose di dissacrante ironia, nel ricreare la storia dell’Immacolata Concezione. Niente di nuovo quando si parla di comicità all’americana, ma che in Italia ha generato un certo sdegno. L’episodio in questione è stato contestato da due esponenti della Lega, il deputato Daniele Belotti e il senatore Roberto Calderoli, che si sono rivolti all’AGCOM denunciando la trasmissione di tale episodio in fascia protetta poichè in esso la religione veniva trattata con toni inopportuni.

Disney ha tentato di giustificarsi con più che valide argomentazioni. La serie tv viene definita “animation comedy” e non cartone animato, proprio a causa dei suoi contenuti, e dunque non viene giudicata un prodotto per bambini. A confermarlo sono i dati: solo lo 0.8% degli spettatori di tale episodio aveva un’età compresa fra i 4 e i 17 anni e nessuno di essi aveva meno di 15 anni. Inoltre l’episodio era classificato sulla Fox come “BA” (bambini accompagnati), dunque poteva essere bloccato da un sistema di parental control inserito nelle tv da quei genitori che possono giudicare inadatti tali argomenti per i propri figli. L’AGCOM però non ha voluto sentire ragioni giudicando la violazione di “elevata entità” con i contenuti mostrati che “rendono difficoltosa, da parte dei minori, la contestualizzazione e l’elaborazione delle criticità rilevate risultano suscettibili di incidere negativamente sulla sfera psichica, emotiva e morale dei telespettatori minorenni e di nuocere al loro sviluppo“.

Anno 2021, la scure della censura, impugnata fra le mani di bigottismo e moralismo, continua ad abbattersi sui prodotti televisivi, ma anche musica, videogiochi, arte e cinema, letteratura e chi più ne ha più ne metta. Esiste un limite alla decenza, ma esiste anche la decenza di comprendere realmente cosa supera questo limite. Come può una serie animata destinata ad un pubblico di giovani adulti, con una comicità difficilmente decifrabile da chi non conosce determinati contesti (spesso le battute si rifanno alla società americana o a usi e costumi internazionali, ndr), danneggiare e confondere la psiche di un bambino? Al bambino arriva la comicità della scoreggia di Peter, all’adulto (forse) il messaggio morale, politico e sociale di determinate situazioni trattate con sarcasmo e irriverenza.

Esiste un concetto di satira, sempre abbinato ad un messaggio di sottofondo, che può portare a riflettere e dunque a far crescere l’individuo. L’Italia è ancora abituata alla satira di “Striscia la Notizia” e a quella del “Bagaglino”: qualche simpatica battuta e frecciatine spuntate a caricature che lo spettatore deve sforzarsi di associare al politico o al vip di turno. Il nulla cosmico che non fa passare alcun messaggio e ormai non fa più nemmeno ridere. Quando poi si toccano Chiesa e religione, è finita. Argomenti da sempre tabu nel nostro ‘paese laico‘. Guai a parlarne in un certo modo, figuriamoci farci su della sana e simpatica satira cartoonesca. Al via sollevazioni indignate al grido di blasfemia e “i bambini, perchè nessuno pensa ai bambini?” (abbiamo sbagliato cartone…). Come se i bambini di oggi fossero minacciati da ‘I Griffin‘ in fascia protetta e non potessero guardare gli stessi episodi 1 ora più tardi (o quando vogliono online), o non siano abituati a ben altri contenuti che regolarmente smartphone e tablet lasciati dagli stessi genitori per tenerli impegnati.

Mentre in Italia ci troviamo a discutere su questi argomenti di primaria importanza, dall’altra parte del mondo la situazione è precipitata. I talebani hanno preso il potere in Afghanistan con le armi e la violenza. Una violenza non solo fisica, ma anche ideologica, dettagliata dai precetti della Sharia. Il paese è tornato indietro di molti anni, la libertà di pensiero è stata schiacciata, libertà e diritti sono stati fortemente limitati, per non dire negati. La censura è un’arma potente tanto quanto un kalashnikov. Quanto accaduto ha scioccato l’Occidente, Italia compresa. Arretratezza di pensiero e di valori, negazione della pluralità di pensiero e censura giustificate in nome della religione. In pratica le stesse dinamiche, in contesti fortunatamente differenti, che l’Occidente non batte ciglio nell’applicare per fermare la “minaccia de I Griffin“. La censura non ha orientamento geografico e non deve mai diventare uno strumento di controllo del pensiero, sia che si parli di un cartone animato che della vita vera. Specie se giustificata solo da un’arretratezza di pensiero presente anche nella parte ‘civilizzata’ del mondo. Per dirla alla Peter Griffin: “come quella volta che credevo fossero i talebani, ma era censura occidentale“.

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