L’Italia, Draghi e il “patto per la rinascita”: non c’è tempo da perdere

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Il patto per l’Italia serve, rivolto ai politici, alla classe dirigente, al ceto imprenditoriale e sindacale, a dare una spinta in più per la realizzazione del grande progetto di ripartenza

In un mio podcast dell’aprile di quest’anno avevo ricordato la figura di un grande sindacalista, segretario generale delle UIL e caro amico: Pietro Larizza. In esso, ricordavo come Larizza fosse stato uno dei principali artefici della concertazione, nel 1993, governo Ciampi. Con essa, che consisteva in una consultazione preventiva tra le parti sociali, si realizzò una svolta nei rapporti tra sindacati, organismi confindustriali ed istituzioni, consentendo al Paese di uscire dalle secche di una situazione critica.

Questo spirito è riemerso nell’ultima assemblea pubblica di Confindustria del 23 settembre us.

Nell’occasione, il Presidente Draghi, proiettando lo sguardo oltre un orizzonte ristretto, contrassegnato da diatribe e tattiche politiche, ha auspicato un “patto nazionale” per consentire l’attuazione, nei tempi e nei termini fissati, del PNRR. L’appello era indirizzato al sindacato ed alle rappresentanze del mondo produttivo.

Al riguardo, scrive, tra l’altro, Stefano Folli sul Corsera del 24 settembre us: per questa strada, si intende “garantire la massima spinta alla ripresa e attuare le riforme per le quali resta indispensabile il concorso delle forze parlamentari; al tempo stesso, incoraggiare queste stesse forze a rinnovarsi, convincendole che il vero consenso si conquista partecipando da protagoniste allo sforzo in atto”.

Lucida interpretazione ed estensione del pensiero del Presidente, da sempre sensibile alla equità sociale, allo sviluppo ed al destino delle future generazioni.

Stiamo vivendo un periodo espansivo, incoraggiato dalle politiche coraggiose e lungimiranti della Banca Centrale Europea, ed improntate a disponibilità di capitali, basso costo del denaro, attento controllo. In questa situazione, si incardina bene l’appello del Presidente, proposto in un momento in cui il nostro Paese, considerando 51 progetti da soddisfare entro l’anno, sta rispettando la tabella di marcia.

Adesso abbiamo la necessità di soddisfare entro l’anno altre 42 condizioni, tra cui importanti riforme come il processo civile, il regime delle insolvenze, l’istruzione, la formazione, le politiche del lavoro ed il fisco, realizzando, nel contempo, investimenti pubblici e privati. Lavoro immane che era impossibile ipotizzare fino a qualche tempo fa, prima, per intenderci, senza fare torto ad alcuno, del governo Draghi.

Il patto per l’Italia serve, rivolto ai politici, alla classe dirigente, al ceto imprenditoriale e sindacale, a dare una spinta in più per la realizzazione del grande progetto. Occorre, aggiungo, un senso comune che riprenda – e la considerazione non vuole essere riduttiva – il comportamento dei nostri atleti che, in numerose aree della tenzone sportiva, compresa quella, e soprattutto, dei paralimpici, ci hanno regalato, con un lavoro di squadra, con l’impegno, con il sacrificio, con un alto senso di responsabilità, con l’amore per la patria, una stagione epica, ricca di orgoglio e di sana rivalsa.

Oggi, credo più di ieri, che l’obiettivo di una ripresa sostenibile, attuata attraverso nuovi modelli di sviluppo e di business, possa essere raggiunto.

In questa considerazione sono incoraggiato dall’avere vissuto, il 18 settembre us, un convegno, quello dei Cavalieri del Lavoro, tenutosi a Bologna sul tema “La grande transizione”. Ciò che mi ha toccato, aldilà dei temi discussi, che hanno spaziato dalla transizione digitale a quella ecologica ed energetica, ed al contributo etico e sociale, è stato ciò che si percepiva negli incontri informali. I Cavalieri, che rappresentano la parte imprenditoriale più sana e produttiva del Paese, diffondevano speranza e fiducia, unitamente al più volte conclamato impegno a partecipare attivamente alla ripresa del Paese, insieme alla classe politica ed alle forze sociali.

In conclusione, la richiesta di Draghi è stata orientata verso la condivisione di una prospettiva di sviluppo, favorita da un patto tra le parti produttive e le istituzioni, a beneficio delle prossime generazioni.

Vada avanti Presidente! La parte buona e responsabile del Paese, aldilà delle schermature politiche, è con lei. Bene scrive Ezio Mauro su ‘La Repubblica’ del 27 settembre us: “La società va investita e convolta nelle sue energie e nei suoi bisogni, se si vuole sfruttare fino in fondo la possibile fine dell’emergenza per avviare una vera fase di ricostruzione, come negli anni del dopo guerra”. E’ questo il significato del “patto per la rinascita”, attivato attraverso un sistema di alleanze, trasversale, che abbracci tutto il mondo serio ed operativo, che crede e che fa.

L’articolo è pubblicato come podcast su www.tfnews.it.

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