Perchè a Messina si dice “non ghiabba e non maravigghia”? Occhio a prendere in giro qualcuno, il gabbo torna indietro!

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“Non ghiabba e non maravigghia”, il monito nell’antico dialetto messinese: attenzione a prendere in giro qualcuno, il gabbo torna indietro!

La lingua dialettale conserva espressioni che sono delle vere e proprie perle di saggezza. Alcune danno dei consigli di buon costume, qualcuna ha addirittura il compito di mettere in guardia chi se la sente rivolgere. Una particolare espressione in uso a Messina è “Non ghiabba e non maravigghia“, frase che ricorre anche in altri dialetti del Sud Italia, che in Italiano può essere tradotto come “niente gabbo nè meraviglia“. Essa è un vero e proprio consiglio da tenere bene in mente, quasi un invito a non stuzzicare il moderno karma o l’antica sfiga, comportandosi in maniera corretta

Le origini: tutto ruota intorno al gabbo

La frase in questione ruota intorno alla parola “ghiabba”, in italiano gabbo, ovvero: scherno, burla, presa in giro con un’accezione denigratoria. Il termine dovrebbe avere origini piuttosto antiche, risalenti addirittura al germanico “gabb” (scherno), dal quale si sarebbe passati al francese medievale “gaber” che avrebbe poi contaminato diverse lingue romanze: il provenzale gaber e gabar; il castigliano gabar-se;  portoghese gabar. In italiano seppur non sia più molto comune in tempi moderni, il termine “gabbare” ha il significato di fregare qualcuno, prenderlo in giro o farsi beffe di lui.

Il significato: occhio, il gabbo torna indietro!

Dunque, cosa vuol dire “non ghiabba e non maravigghia“? Il detto invita a non burlarsi e non meravigliarsi di un’altra persona. Un difetto, una situazione spiacevole o un problema che può essere enfatizzato in maniera poco decorosa, o che possa suscitare uno stupore di carattere malevolo, rischia poi di ritorcersi contro. Un domani infatti ci si potrebbe trovare nella stessa situazione, a parti invertite, ed essere soggetti al gabbo di ci guarda. A questo proverbio se ne lega un altro che rafforza il concetto: “u jabbu accogghji, a jastima no“. In questo caso, il gabbo diventa addirittura più “forte” di un’imprecazione: secondo la credenza popolare infatti, l’invettiva rischia di finire nel vuoto o nel peggiore dei casi favorire l’obiettivo della ‘jastima’, il gabbo invece può finire per ritorcersi contro se stessi e chi si fa beffe di qualcuno potrà diventare, a sua volta, vittima di scherno da parte di qualcun’altro.

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