“U figghiu da jaddina janca”, la storia dietro l’espressione tanto usata a Messina e nel resto d’Italia che vede come protagonista Livia Drusilla e una fortunata gallina
“Chi credi di essere, il figlio della gallina bianca”? Quante volte vi siete sentiti dire, avete detto o avete ascoltato questa frase? Un modo di dire molto famoso in tutt’Italia, tradotto in vari dialetti ma con un significato inequivocabile. Anche a Messina “u figghiu da jaddina janca” è un’espressione molto utilizzata per sintetizzare un concetto semplice, ma sempre molto attuale: nessun favoritismo. Se i diritti non sono di tutti, diventano privilegi. Chiunque pensa di essere al di sopra della legge, di non dover sottostare alle regole, di poter ricevere un trattamento di favore è un “figghiu da jaddina janca”.
La storia che risale agli antichi romani
L’espressione fa riferimento ad una gallina bianca, una rarità rispetto al classico colore del piumaggio delle galline, che dunque crede di sentirsi speciale. In realtà tale modo di dire ha origini molto antiche, addirittura risalenti agli antichi romani. Plinio nel ‘Naturalis historia’ e Svetonio nel ‘De vita duodecim Caesarum’ raccontano un particolare episodio che dà origine alla frase. La protagonista è Livia Drusilla, poi divenuta Augusta una volta sposato Cesare. Un giorno, la donna, passeggiando nel giardino della propria villa, ricevette fra le braccia una gallina bianca, lasciata cadere da un’aquila in volo. Livia Drusilla consultò subito di Auguri, antichi e sacri indovini dei romani, che le consigliarono di non fare del male alla gallina e di accudirne i piccoli una volta nati, poichè essa era simbolo di fortuna. A differenza delle altre galline servite in tavola durante i ricchi banchetti, quella bianca visse una vita lunga e tranquilla, così come i suoi figli. Dei veri privilegiati.