Elezioni, bye bye Movimento 5 Stelle: adesso i grillini valgono meno del 10%. Virginia Raggi a Roma emblema del fallimento della teoria “post-ideologica”

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Le elezioni amministrative segnano il tracollo del Movimento 5 Stelle che diventa marginale e insignificante nello scenario politico italiano nuovamente segnato dal bipolarismo

Se da un lato il Partito Democratico vince al primo turno a Milano, Napoli e Bologna, dall’altro il Centrodestra celebra il successo in Calabria e il ballottaggio di Roma e Torino. Il Pd si conferma nelle sue principali e storiche roccaforti, il Centrodestra vince soltanto dove la coalizione è più sbilanciata al centro, e mentre i due principali poli storici della politica italiana si contendono le principali città del Paese il risultato più eclatante di queste elezioni amministrative è la sonora sconfitta del Movimento 5 Stelle, che governava a Roma e Torino e che cinque anni fa aveva ottenuto un boom di consensi che l’avrebbero poi lanciato verso il governo del Paese con Conte alle elezioni politiche del 2018. Quel consenso oggi è diventato un miraggio: il Movimento “post-ideologico“, che non è “nè di destra nè di sinistra” e che non si sarebbe alleato “mai con la Lega” e “mai col Pd” e che annunciava di “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno“, poi si è alleato con tutti e si è dimostrato il più legato alle poltrone con quel memorabile teatrino di Ciampolillo al Senato per salvare le natiche allo stesso Conte. Tentativo, anche quello, fallito.

La parabola grillina si è sciolta come neve al sole: oggi il Movimento 5 Stelle vale meno del 10%, e rispetto a cinque anni fa il suo consenso è più che dimezzato. A Roma alla fine Virginia Raggi esce di scena pesantemente bocciata dagli elettori: è arrivata addirittura quarta dietro non solo Michetti (centrodestra, 30%) e Gualtieri (centrosinistra, 27%) che si giocheranno la partita al ballottaggio, ma anche dopo Calenda che da solo ha raggiunto il 20%. Virginia Raggi, invece, s’è fermata al 19% e la lista del Movimento 5 Stelle non è stata in grado di superare l’11%. Eppure cinque anni fa, nel 2016, Virginia Raggi era stata eletta Sindaco al ballottaggio dopo aver conquistato il 35% dei voti al primo turno, pari a 461 mila preferenze. Oggi i romani che l’hanno scelta sono stati solo 210 mila, meno della metà.

Anche a Torino il Movimento 5 Stelle è crollato dal 30% delle comunali 2016 all’8% di oggi, con un’impressionante emorragia di voti: da 107 mila a 24 mila. Anche qui, dove il Movimento 5 Stelle ha governato, evidentemente lo ha fatto male se i cittadini non hanno apprezzato.

Netto calo anche a Milano (dai 52 mila voti che cinque anni fa valevano il 10,4% ai 12 mila voti di oggi pari al 2,7%), a Bologna (dai 28 mila voti che cinque anni fa valevano il 17% ai 5 mila voti di oggi pari al 3,4%) e a Trieste (dai 13 mila voti che cinque anni fa valevano il 18% ai 2 mila di oggi pari al 3,6%).

Il Movimento 5 Stelle tiene soltanto al Sud: a Napoli conferma il 9,7% di consenso ottenuto cinque anni fa, comunque una percentuale bassa, e perde 4 mila voti di astenuti (passando da 36 mila a 32 mila voti), e alle Regionali della Calabria si ferma al 6,5% con lo stesso identico risultato di un anno fa, pari a 49 mila voti. Non perde consenso perchè era già marginale in precedenza.

Insomma, chi sperava in un fantomatico “effetto Conte“, evidentemente deve ricredersi. E adesso in parlamento i problemi più grandi per il governo Draghi arriveranno proprio dal Movimento 5 Stelle alla deriva. L’era delle “post-ideologie” è già finita.

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