La difficoltà di avere una nuova legge previdenziale

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Il Governo dovrà ora, necessariamente, volgere le sue attenzioni alla nuova legge previdenziale che dovrà essere approvata entro l’anno ed essere operativa dal 1/1/2022

Dopo la presentazione del Nadef ed in attesa della prossima Legge di Bilancio, il Governo dovrà ora, necessariamente, volgere le sue attenzioni alla nuova legge previdenziale che dovrà essere approvata entro l’anno ed essere operativa dal 1/1/2022.

Il Governo stesso ha comunicato ufficialmente che adesso si dovrà aprire la questione della scadenza di quota 100 con la necessità di evitare un ritorno “tout court” alla legge Fornero.

Ma il tempo stringe ed i sindacati confederali aspettano ancora una convocazione per entrare finalmente nel vivo della questione. Ma questa Convocazione di sarà davvero? O sarà piuttosto solamente un incontro in cui l’Esecutivo metterà al corrente le forze sociali di un impianto della legge già deciso e non ci sarà, quindi, quella discussione a tutto tondo e che affronta tutti gli aspetti più scottanti che si aspettano le Organizzazioni Sindacali?

Dopo aver aspettato tutta la primavera e tutta l’estate, giunti ormai in prossimità della legge di Bilancio di tempo ce n’è pochissimo per discutere e concordare insieme le cose da fare.

Anche perché Draghi ha dato mandato alla Commissione Lavoro della Camera di presentare una proposta di riforma previdenziale da portare poi per la discussione in Aula Parlamentare. E già qui non sarà semplice dirimere la matassa dal momento che in Commissione giacciono ben nove proposte presentate dai vari partiti politici nei mesi precedenti. Le più significative sono la proposta della Lega di 41 anni per tutti calcolati però con il metodo contributivo, quella presentata da Renata Polverini di F.I. che prevede almeno 35 anni di contributi uniti ai 62 anni di età con penalizzazione del 2% annuo per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni e quella di Rizzetto di F.lli d’Italia che è simile a quella della Polverini e che prevede anche la possibilità di ottenere un aumento del 2% annuo a partire dal 66 anni fino ad arrivare ai 70 anni. Appare chiaro che già trovare una quadra su queste proposte così disomogenee sarà abbastanza difficile. Poi una volta andati in Aula comincerà tutta la sfilza degli emendamenti dei vari partiti che porteranno finalmente all’approvazione della nuova legge.

Nonostante le dichiarazioni di Salvini “quota 100” sembra ormai definitivamente nel cassetto, le proposte dei due Presidenti dell’INPS, l’attuale ed il precedente, non sembrano essere state prese in particolare considerazione e l’interessante fondo previdenziale per gli anni 2022-2023-2024 del costo di circa 3 miliardi di € per sostituire “Quota 100” e superare lo ”scalone” di cinque anni da 62 a 67 anni di età di cui si era parlato nelle scorse settimane sembra avere perso “appeal”.

Probabilmente visto il pochissimo tempo rimasto ci saranno solamente delle modifiche che riguarderanno l’estensione dell’Ape Sociale, finalmente la Commissione sui Lavori Gravosi ed Usuranti ha completato la prima parte dei lavori ed ha trasmesso al Governo un dettagliato elenco di ulteriori mestieri da aggiungere a quelli già esistenti, ci sarà, mi auguro,  la proroga di Opzione Donna a tempo indeterminato, e forse qualche agevolazione riguardo le donne con figli oltre alla creazione di un fondo per i giovani che hanno carriere molto precarie e discontinue.

Ed il resto? Difficilmente si riuscirà a fare di più vuoi per il pochissimo tempo a disposizione vuoi per la cronica carenza di fondi in cui si ritrova l’Esecutivo soprattutto in tema di previdenza a causa dell’ingiusta accusa da parte della UE di costi troppo alti in questo capitolo di spesa da parte del BelPaese. Il rialzo della testa dell’inflazione dopo molti anni in cui era rimasta silente (2% attuale) obbligherà il Governo a trovare altri 4 miliardi di € per provvedere alla giusta indicizzazione delle pensioni agli oltre 16.000.000 di pensionati.

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