Coronavirus, “Acquisti per una pandemia”: mesi prima del Covid la Cina raddoppiava la spesa per i tamponi 

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Secondo lo scoop di un sito di intelligence australiano, la Cina avrebbe raddoppiato la spesa per l’acquisto di tamponi diversi mesi prima che il mondo venisse a conoscenza del Coronavirus

Il mondo ha scoperto l’esistenza del Coronavirus sul finire del 2019, quando dalla Cina iniziavano ad arrivare le prime, frammentarie, notizie. E se il gigante asiatico fosse venuto a conoscenza molto prima della malattia? I dubbi di molti rischiano di trovare una base solida in un rapporto pubblicato da Internet 2.0, società di intelligence australiana con sede a Barton, sobborgo della capitale Canberra, ma anche ad Alexandria (Virginia), a pochi chilometri dalla capitale USA Washington. A capo del sito ci sono due amministratori delegati: Robert Potter, inventore della tecnologia sulla quale si basa l’azienda, nonchè ex capo delle operazioni cyber del colosso spaziale britannico Bae System, consigliere del governo ombra australiano e funzionario del dipartimento di stato USA; David Robinson, ex funzionario dell’intelligence aussie. Nel comunicato figura anche il nome di Christopher Painter, uno dei più grandi esperti mondiali di cyber security, primo cyberdiplomatico al mondo nominato dall’ex presidente americano Barack Obama.

Secondo i dati raccolti da Internet 2.0, che si è occupato di analizzare informazioni sugli appalti pubblici in Cina, il paese del Dragone avrebbe fatto registrato uno strano aumento nell’acquisto dei tamponi diversi mesi prima che si verificassero i primi focolai della malattia. Nella provincia dell’Hubei, il punto in cui si sono venute fuori le prime avvisaglie del virus, c’è stato un deciso aumento dell’acquisto dei test molecolari. Nel 2019 sono stati spesi per i tamponi circa 67.4 milioni di yuan (9 milioni di euro), quasi il doppio rispetto al 2018. Il numero dei contratti è cresciuto da 89 a 135. Il numero degli acquisti ha iniziato ad alzarsi a maggio, aumentando bruscamente tra luglio e ottobre. Ad acquistarne in maggior numero sono stati: l’ospedale dell’aviazione dell’Esercito popolare di liberazione, l’Istituto di virologia di Wuhan, l’Università di scienza e tecnologia di Wuhan e i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie dell’Hubei. Un comportamento di certo insolito in una situazione di normalità, particolarmente se paragonato ai dati degli anni precedenti. Un ultimo dettaglio, il nome del rapporto stilato da Internet 2.0: “Acquisti per una pandemia“.

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