Protesta No Green Pass al Porto di Trieste, l’Italia rischia la paralisi: “scordatevi i regali di Natale, bruciamo il potere dei consumi”

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Al Porto di Trieste parte da domani la protesta per dire no al Green Pass nei luoghi di lavoro: “Da domani bloccheremo il porto fino a quando il Governo non cancellerà l’obbligo del certificato verde anti Covid”

Non sembra destinata a placarsi l’ira dei portuali di Trieste in merito alle proteste per il Green Pass nei luoghi di lavoro. “Questa non è una battaglia per difendere lavoro e libertà dei portuali di Trieste. Noi lottiamo per tutti i lavoratori italiani, a cui con il pretesto del Green pass si sta dando l’ultimo calcio nel culo. Da domani bloccheremo il porto fino a quando il governo non cancellerà l’obbligo del certificato verde anti Covid. Gli altri scali merci del Paese si stanno unendo a noi e non cederemo”. Lo afferma Stefano Puzzer, portavoce del Comitato dei lavoratori del Porto (Clpt), che ha aderito allo sciopero dal 15 al 20 ottobre dei sindacati Fisi e Confsafi. Questa astensione dal lavoro, però, secondo lo stesso Clpt, non rientrerebbe tra gli scioperi dichiarati illegittimi dalla Commissione di garanzia sullo sciopero. “L’eventuale violazione della legge per l’osservazione dei servizi pubblici essenziali riguarda alcuni settori ma non quello dei portuali e non tutti dell’industria”, ha fatto sapere Alessandro Volk, componente del direttivo del Clpt, aggiungendo di aver “aderito anche allo sciopero di Al Cobas”.

Il tema è delicato. Bloccare il porto di Trieste significherebbe fermare l’Italia e tutto ciò che gira intorno ad essa, inclusi negozi in crisi e fabbriche ferme per carenza di merce. Lo sanno bene i 900 portuali triestini e le migliaia di lavoratori dipendenti dal Porto. Stop ai regali di Natale e addio ripresa. Il governo ci tratta da bestie e noi bruciamo il potere dei consumi. Con la paralisi italiana di porti e trasporti prima delle feste di fine anno, Europa e Asia finalmente chiederanno a Roma cosa sta combinando”. Lo afferma il manovratore Giuliano Coslovich.

Una tregua? Sì, ma a determinate condizioni: “siamo determinati sulle nostre posizioni, ma siamo sempre disponibili a discutere con chiunque”, ha detto ancora Alessandro Volk. Se il Governo dovesse posticipare l’obbligo del Green pass, Volk anticipa che “nel caso prenderemmo nota e ci adegueremmo, non avrebbe senso domani bloccare il porto. Se ad esempio il Governo proponesse una proroga al 30 ottobre sarebbe una mossa intelligente da parte del Governo per prendere un po’ di tempo e trovare poi una soluzione”. In merito al rifiuto di annullare la protesta nonostante le le aziende abbiano dato la disponibilità ad accollarsi il costo del tampone, Volk chiarisce: “perché solo ai lavoratori portuali? Gli altri lavoratori valgono di meno? In ogni caso verrebbe pagato solo da alcune aziende, altre non pagherebbero. Quindi è una situazione fuori da qualsiasi norma. Si crea discriminazione nella discriminazione: tutti i lavoratori devono avere lo stesso tipo di trattamento. La cosa più semplice e intelligente è ritirare questo decreto”. E se il governo fornisse i tamponi gratuiti a tutti i lavoratori? “Se sarà così ne discuteremo”.

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