In Calabria si imbandisce la tavola e si lascia un mazzo di carte per i cari estinti, in Sicilia si prepara il “cannistro” un cesto ricolmo di dolci e primizie per i bambini, sono solo alcune delle tradizioni del Giorno dei Defunti in Sicilia e Calabria
Sono numerose le tradizioni che caratterizzano il Giorno dei defunti in Calabria e in Sicilia, alcune, come quella di lasciare la tavola imbandita, sono comuni ad altre regioni d’Italia ma altre sono caratteristiche solo di queste zone. La frutta Martorana (creata per ingannare il re Carlo V) e le “ossa dei morti”, ad esempio, sono dolci tipici di questo periodo dell’anno e diffusi in Sicilia e sul versante calabro dello Stretto di Messina.
I dolci dei “morti”
I dolci preparati per questa ricorrenza in Calabria avevano un duplice significato: se da una parte costituivano l’offerta dei vivi ai propri cari estinti per ottenere ristoro dopo il lungo viaggio dall’Aldilà, dall’altra parte rappresentavano i dolci che i defunti portavano dal regno dell’oltretomba.
Tra i dolci tipici della tradizione Calabrese figurano:
· le Dita degli Apostoli, che sono caratteristiche della provincia di Reggio Calabria, e hanno proprio le sembianze di dita. Vengono preparate con una pastella che diventa biscotto e guarnite con cioccolato, crema o marmellate;
· il Grano dei Morti si realizza con chicchi di grano tenero che vengono bolliti e conditi con acini di melograno, cioccolato, noci, canditi e mosto cotto. Consumare questa pietanza nel Giorno dei Morti era di buon auspicio perché il grano rappresentava simbolicamente la vita e la fertilità, ma soprattutto il rinnovarsi dell’esistenza. Per prelevare i chicchi di grano, infatti, è necessario uccidere la spiga, ma dopo averli messi sottoterra rinascono a nuova vita diventando spighe a loro volta, sancendo così il ciclo della vita della morte e della rinascita;
· le Fave dei Morti, comuni anche ad altre regioni italiane. Si trattava di un cibo preparato in onore dei defunti e che rappresentava il piatto principale dei banchetti funebri. Si riteneva che le fave potessero contenere le anime degli estinti poiché le radici di questa pianta si inoltravano talmente in profondità da raggiungere gli inferi e connettere i due mondi. Anche il fiore stesso della pianta, bianco ma screziato di viola con una macchia nera che ricordava l’iniziale della parola Thanatos, cioè morte, contribuiva a rafforzare questa convinzione.
I dolci venivano preparati la sera della vigilia del Giorno dei Defunti e lasciati sul tavolo da pranzo perché le anime dei cari che venivano in visita durante la notte potessero usarle per ristorarsi.
Tipica della Sicilia e del versante calabro dello Stretto di Messina sono invece la frutta Martorana, scenografica frutta realizzata con pasta di mandorle colorata, e le “ossa dei morti” o “scardellini”, dolci realizzati di zucchero e mandorle che ricordano appunto le ossa dei morti.
Secondo la storia che si tramanda, la frutta di Martorana nacque grazie alle monache del monastero della Martorana, che nel 1537 per sostituire i frutti raccolti dal loro giardino, oramai fuori stagione, ne crearono di nuovi con farina di mandorle e zucchero, per impreziosire il monastero in occasione della visita di Carlo V.
Le tradizioni del Giorno dei Defunti in Calabria
Le comunità dell’entroterra calabrese portavano avanti la tradizione di incamminarsi in corteo verso il cimitero la sera dei morti. Giunti davanti alle tombe dei propri cari le famiglie si dedicavano alla preghiera che rappresentava anche un momento di congiunzione con le anime di coloro che erano scomparsi.
Infine, un tempo si usava anche allestire un banchetto sulle tombe dei defunti e invitare coloro che erano di passaggio. Oggi, questa tradizione è quasi del tutto scomparsa, solo alcuni ancora consumano fave davanti alle tombe.
Come in molte altre regioni d’Italia anche in Calabria si lascia la tavola apparecchiata per i morti, in più si lascia anche un mazzo di carte.
In molte località si sfamano i defunti attraverso la carità ai poveri del paese, che durante quest’occasione ricevono pasti e generi alimentari o vengono invitati a mangiare a casa.
Credenze e usi del Giorno dei Morti in Sicilia
In Sicilia era diffusa l’usanza di preparare per i più piccoli il “cannistro”. Un cesto ricolmo di dolci che venivano nascosti e dovevano essere scovati, facendo credere ai bambini che fossero stati proprio i defunti ad averglieli portati.
Secondo le credenze popolari ad Erice, i defunti escono dalla Chiesa dei Cappuccini, mentre a Cianciana in provincia di Agrigento, vengono fuori dal Convento di S. Antonino dei Riformati.
A Partinico, alcuni abitanti impersonano i morti indossano un lenzuolo e camminando a piedi scalzi con una torcia accesa in mano recitano litanie mentre percorrono alcune strade cittadine. Ad Acireale l’usanza prevede che girino per la città indossando un lenzuolo funebre rubando i doni ai venditori per poi darli ai bambini.
Oggi sono molte le località ad aver declinato in festa il giorno della commemorazione dei defunti: a Capaci si svolge la “sagra della vastedda”, con le ciambelle di pane condite in modi differenti e deliziosi; mentre a Tremestieri Etneo si celebra la “Festa dell’Iris e dell’arancia”; a Catania e Palermo, invece, per aiutare i bambini a non aver paura dei defunti si celebra la “Notte dello Zucchero”.
Se i piccoli avranno fatto i buoni riceveranno giochi e dolci come i pupi di zucchero.