Operatori sanitari utilizzavano Green Pass falsi: ai domiciliari un infettivologo dell’ospedale di Ravenna

StrettoWeb

Il gip Corrado Schiaretti ha concesso i domiciliari dopo la parziale confessione di Mauro Passarini che è accusato di avere procurato decine di certificati verdi fasulli

Altri Green Pass falsi sequestrati nella città di Ravenna. Tra questi Certificati Verdi fake c’era anche quello che consentiva ad un medico del reparto di infettivologia dell’ospedale e ad altri quattro infermieri di continuare a lavorare senza essere sospesi. Sommati a quelli requisiti ad altri due dottori già individuati, fanno salire a sette il totale dei sanitari ravennati ai quali Mauro Passarini (per cui il Gip ha concesso i domiciliari), medico vaccinatore convenzionato con l’Ausl, avrebbe fatto ottenere il certificato verde sulla base di vaccini anti-Covid mai somministrati. I loro nomi sono sbucati dall’elenco dei pazienti, assistiti e non, che il medico di base 64enne di Marina di Ravenna avrebbe registrato come coperti dal siero contro il virus della SarsCov2 tra settembre e novembre. Il suo arresto, “con l’accusa di peculato, falso ideologico e corruzione” (per essersi fatto pagare in cambio della finta dose), ha fatto scattare i sequestri disposti d’urgenza dal sostituto procuratore Angela Scorza. Agli iniziali 79, nel corso delle indagini condotte dalla Squadra Mobile si sono quindi aggiunti quelli di 5 ulteriori sanitari.

Non è un medico qualsiasi quello al quale gli inquirenti hanno in queste ore tolto il certificato vaccinale. Si tratta di un infettivologo del “Santa Maria delle Croci”: “una figura dunque di alto livello, dipendente dell’azienda sanitaria che finora avrebbe continuato a muoversi in un reparto estremamente delicato, con una copertura ritenuta dalla Procura quantomeno dubbia. Un potenziale rischio che riguarderebbe anche un’infermiera (una in particolare tra i quattro destinatari del nuovo sequestro), attualmente in servizio nell’unità di Terapia intensiva cardiologica. C’è poi un infermiere professionale, un’ostetrica del consultorio e infine un’altra collega dipendente dell’Ausl di Ravenna”.

Nell’interrogatorio di garanzia di lunedì mattina il dottor Passarini ha negato di avere mai ricevuto denaro in cambio. Ha però ammesso che si prestava a simulare la vaccinazione di quei “no vax” che andavano da lui e glielo chiedevano: con la lista dei 79 Green pass sotto, ha indicato chi effettivamente è andato per vaccinarsi (circa solo un terzo del totale) e chi per simularlo. Ha infine indicato in un guaritore-pranoterapeutica di una città veneta che aveva conosciuto in occasione di seminari, la persona che avrebbe fatto il suo nome a diversi cittadini dubbiosi sul vaccino del Nord (soprattutto dalla provincia di Belluno ma nella lista ci sono arrivi pure dalle province di Venezia, Udine, Torino e Rovigo) giunti poi ai suoi due ambulatori a Ravenna, uno a Marina e uno in città.

Per quanto riguarda lui stesso, Passarini ha respinto la definizione di ‘no vax’ essendosi autovaccinato. Tuttavia ha in sintesi spiegato di essersi prestato alle richieste degli altri soggetti indagati perché riteneva il vaccino pericoloso e nocivo. Sui 1.550 euro trovati in tasca al momento della prima perquisizione della squadra Mobile, il 17 ottobre, ha detto che li aveva dimenticati lì dopo averli prelevati per un corso di meditazione giorni prima. E di altra dimenticanza ha parlato anche per le 13 fiale di vaccino Pfizer ritrovate dagli inquirenti sempre il 17 ottobre, abbandonate a temperatura ambiente (cioè ormai inutilizzabili) su un lettino di un ambulatorio.

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