Per la rubrica di StrettoWeb “Personaggi messinesi”, la storia di Santa Eustochia, la suora il cui corpo è rimasto intatto a distanza di secoli nonché resistente ad ogni tipo di catastrofe abbattutosi sulla città di Messina
Una donna bella, di famiglia nobile e ricca, che decide di “spogliarsi” dei suoi averi per dedicarsi alla vita spirituale. La storia di Santa Eustochia sembrerebbe simile a quella di altre donne del passato, diventate beate o sante o comunque rimaste nella storia. La sua, però, possiede tratti abbastanza unici, per quella che è stata la sua storia anche dopo la morte. Innanzitutto perché, a 500 anni dalla sua scomparsa, il suo corpo è ancora intatto, incorrotto, conservato in una teca di vetro in posizione eretta e resistente ad ogni tipo di catastrofe abbattutasi sulla città di Messina, tra cui anche il terremoto del 1908. Proprio per la sua posizione eretta, è stata definita la “Santa in piedi” da Papa Giovanni Paolo II.
La storia di Santa Eustochia
Originaria della città di Messina, Smeralda Calafato nacque nel 1434 dalla nobile famiglia di di Bernardo Cofino. Già la sua venuta al mondo è simbolica, per qualche strano segno del destino, della vita che avrebbe intrapreso. Nacque, infatti, all’interno di una mangiatoia, luogo in cui la famiglia si era rifugiata per scappare dalla pestilenza che aveva colpito la città siciliana. Furono le iniziali forti influenze della madre ad indirizzarla verso una vita spirituale. La mamma, Mascalda Romano, diede infatti subito alla figlia un’educazione cristiana, tanto che Smeralda confessò la volontà di prendere i voti. Intenzione, questa, che mal si collimava con la vita che il padre e i fratelli avevano inteso per lei. E’ per questo che, contro la sua stessa volontà, all’età di 11 anni la fanciulla venne data come fidanzata al mercante di 35 anni Nicolò Perrone, ma questi morì qualche anno dopo e così Smeralda, che nel frattempo aveva compiuto 14 anni, poté cominciare ad intraprendere la vita spirituale, non senza le gravissime minacce dei fratelli. La sua bellezza, tra l’altro, “colpì” anche l’artista Antonello da Messina. Si dice infatti che la famosa “Annunciata di Palermo” realizzata nel 1475 rappresenti in realtà il volto della donna. Dopo aver preso i voti, riuscì a vestire l’abito di Santa Chiara nel Monastero di Santa Maria di Basicò, scegliendo l’ordine delle clarisse. Dopo 10 anni lì, Suor Eustochia decise però di fondare un monastero a sé, ma nel 1464, in seguito al crollo del tetto della Chiesa, Suor Eustochia e 12 consorelle furono trasferite in una casa sede dell’attuale Monastero di Montevergine. E’ qui che si consolidò la figura della suora, che si spense a 51 anni il 20 gennaio 1485.
I miracoli post mortem di Santa Eustochia
La figura della donna è ricordata e venerata più dopo la sua morte che durante il suo periodo in vita. Diverse leggende sono infatti a lei attribuite, relativamente a miracoli avvenuti in questi 500 anni. Innanzitutto, come sopracitato, per il fatto che il suo corpo sia rimasto incorrotto per secoli. E’ tutt’ora conservato, in una teca di vetro, al Monastero di Santa Vergine, ed è resistito ai terremoti del 1783 e del 1908 oltreché ai bombardamenti delle guerre. Ma i miracoli sono anche attribuiti a diverse guarigioni post mortem attraverso il sangue, il sudore e le lacrime della santa. Come quando nel 1615 vennero avvertite delle scosse a Messina e, durante le preghiere, le suore si accorsero che il corpo incorrotto di Santa Eustochia stava schiudendo le labbra ed intonando un salmo e da quel momento i movimenti tellurici cessarono. Santa Eustochia è stata canonizzata a Messina l’11 giugno 1988 da Papa Giovanni Paolo II. Il suo culto viene celebrato ogni anno il 22 agosto al Monastero di Montevergine.