Origine e significato del detto “sciroccu, malanova e piscistoccu a Missina non mancunu mai”: l’immancabile triade parte della tradizione peloritana
È risaputo che il tre sia il numero perfetto per una serie di motivi che spaziano dal misticismo alla religione, tanto cari agli amanti della cabala. Anche nel linguaggio comune il tre viene utilizzato non solo come numero in sè, ma anche come quantitativo per creare delle liste, una classifica oppure elencare dei termini. A tal proposito, esiste un proverbio della cultura messinese che elevate tre termini a formare una vera e propria triade: “sciroccu, malanova e piscistoccu a Missina non mancunu mai“. Il simpatico proverbio peloritano racchiude tante sfumature di quella che è la tradizione messinese. La traduzione in italiano è la seguente: “il vento di scirocco, le brutte notizie e lo stoccafisso a Messina non mancano mai“. Scirocco, malanova (va mantenuta la versione dialettale del termine, è troppo esplicativa!) e pescestocco (versione meridionale dello stoccafisso) formano una triade immancabile in riva allo Stretto. Il motivo è presto detto.
Per quanto riguarda il vento, la posizione geografica di Messina, affacciata sul mare, la rende soggetta al fastidioso vento caldo che soffia da Sud-Est. Già questa, di per sè, è una cattiva notizia. Quando arriva, il messinese esclama: “malanova!”. L’epiteto è diffuso anche a Reggio Calabria, tanto da essere diventato ormai una vera e propria intercalare in grado di esprimere rabbia (è anche un insulto), sorpresa o rafforzare un concetto.
Essenzialmente, la malanova indica un avvenimento infausto. Dunque a Messina accadono continuamente cose brutte? No, ma è risaputo che nel Sud Italia si è artisti dell’esagerazione e del teatrale vittimismo. Per concludere, la parte più dolce, anzi… ghiotta. Il pescestocco è uno dei piatti tipici della tradizione culinaria messinese, ha origini antichissime che riportano addirittura in epoca medievale quando il porto di Messina era uno dei più importanti al mondo e lo stoccafisso arrivava a tonnellate. Un piatto povero, esaltato dalla genuinità dei prodotti e dal genio di figure storiche come “Don Fanu” che del “pescestocco alla ghiotta” ha fatto un vero capolavoro. Un piatto che tutt’ora è molto apprezzato dai messinesi (e non solo) e chiude la simpatica triade, svolgendo un impagabile ruolo consolatorio.