Covid, scoppia il Pfizergate: l’inchiesta sulle presunte irregolarità nella sperimentazione del vaccino Pfizer 

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Dal Regno Unito scoppia il caso Pfizergate, l’inchiesta giornalistica che evidenzia alcune presunte irregolarità nella sperimentazione del vaccino anti-Covid Pfizer

Nelle ultime ore è diventato virale l’hashtag “Pfizergate”, termine che associa il vaccino Pfizer al termine gate, utilizzato in ambito giornalistico quando si fa riferimento ad uno “scandalo”. Il tutto è nato da un articolo pubblicato dal British Medical Journal (BMJ), a firma del giornalista investigativo Paul D. Thacker, nel quale vengono evidenziate delle presunte irregolarità nel corso della sperimentazione del vaccino anti-Covid Pfizer. L’articolo riporta le dichiarazioni di Brook Jackson, ex revisore della Ventavia Research Group, società di ricerca texana specializzata in sperimentazioni cliniche, presente fra le incaricate da Pfizer per la gestione dei trial clinici di fase 3. Le irregolarità riguardano unicamente la Ventavia che operava su circa 1000 partecipanti al trial su un totale di 40.000.

Brook Jackson ha fornito al BMJ alcune prove fotografiche a sostegno delle sue accuse. I primi problemi riguarderebbero l’igiene: alcuni scatti mostrano aghi utilizzati per le iniezioni gettati in un sacchetto di plastica e non nell’apposito contenitore biologico, utile a proteggere chiunque potesse entrarci accidentalmente in contatto. Jackson aveva inoltre segnalato alla FDA la presenza di diversi pazienti che, una volta ricevuta l’iniezione, venivano collocati in un corridoio senza monitoraggio medico. Senza contare la questione della conservazione dei vaccini che sarebbe avvenuta a una temperatura differente da quella specificata dall’azienda produttrice: elemento che potrebbe aver minato l’efficacia del test.

A rischio anche l’identità dei partecipanti al test: nelle foto in possesso del MBJ si noterebbero alcune confezioni in cui risulterebbero presenti i numeri identificativi dei partecipanti che potevano “smascherarne” l’identità. Il giornale sottolinea però come questo potrebbe non essere realmente accaduto in quanto ci sarebbe stata “un’azione correttiva” da parte dell’azienda per porvi rimedio.

Altro punto oscuro riguarda la gestione dei dati. La ICON, organizzazione di ricerca che collaborava con Pfizer, si aspettava che Ventavia rispondesse ai vari ticket entro 24 ore. Nell’articolo del BMJ viene invece riportata l’esistenza di 100 segnalazioni non evase che rimanevano in sospeso a volte anche per 3 giorni, fra le quali vengono evidenziate quelle di due soggetti che avrebbero riscontrato sintomi da monitorare. Secondo quanto previsto dal protocollo, in questi casi i partecipanti dovevano essere immediatamente contattati e, se necessario, visitati in loco. Nell’articolo viene inoltre citata la preoccupazione da parte di Ventavia di un’ispezione da parte della FDA, in merito alla quale un dirigente (dall’identità sconosciuta) avrebbe consigliato di modificare i dati per evitare che venissero evidenziati i ritardi. Non si ha prova certa di una reale falsificazione.

Jackson aveva segnalato internamente l’impiego di vaccinatori non adeguatamente formati, nonchè il possibile rischio legato all’identità personale dei tester. Secondo il revisore inoltre, la società non avrebbe monitorato a dovere le positività al Covid-19 dei partecipanti. Dopo un’ulteriore e-mail di denuncia, questa volta inviata direttamente alla FDA, a Brook Jackson è stato notificato il licenziamento. Altri due dipendenti di Ventavia, contattati dal giornale, avrebbero confermato le accuse mosse da Jackson. Nell’agosto 2021 FDA aveva pubblicato una sintesi delle ispezioni effettuate in merito alla sperimentazione del vaccino Pfizer fra le quali non viene menzionata Ventavia. La società avrebbe segnalato a Pfizer i problemi riscontrati, la casa produttrice del vaccino avrebbe dunque avviato delle verifiche interne. FDA non è stata informata da Pfizer, ma pur essendo a conoscenza delle segnalazioni di Jackson, ha comunque autorizzato la somministrazione del vaccino.

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