Ponte sullo Stretto, l’emblematico segnale arriva dalla Cop26: il ‘climate train’ è la soluzione, ma per la Sicilia il Governo sceglie la direzione opposta

StrettoWeb

Tra le varie tematiche portate avanti, è finita al centro del dibattito l’importanza del trasporto ferroviario, diventato negli ultimi anni l’emblema della sostenibilità: senza il Ponte sullo Stretto di Messina, però, l’Alta velocità per Palermo e Catania resta soltanto un sogno irrealizzabile

Un evento che molti ritengono essere la migliore, nonché ultima, opportunità del mondo per tenere sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici. Si sta tenendo in queste ore la Cop26, storica conferenza internazionale. I leader mondiali presenti in Scozia sono stati più di 190. Ad essi si sono unite decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini per dodici giorni di negoziati. La maggior parte degli esperti è concorde nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della Cop26 e, tra le varie tematiche portate avanti, è finita al centro del dibattito l’importanza del trasporto ferroviario, diventato negli ultimi anni l’emblema della sostenibilità.

I big europei della Cop26 hanno scelto proprio il ‘climate train’ per raggiungere Glasgow da Londra: un gesto simbolico, che però fa comprendere come la mobilità pubblica, ancor di più su rotaia, sia una chiave per la tutela ambientale del futuro, contribuendo a ridurre le emissioni in atmosfera garantendo sicurezza e comfort a tutti gli utenti. Il treno oggi viene riscoperto e lo sarà ancor di più grazie ai fondi del Pnrr che porteranno ad una enorme implementazione delle infrastrutture in Italia. “Il ‘climate train’, come operatori del settore, ci rende orgogliosi e convinti che il vettore ferroviario diventerà sempre più importante sia per la valenza ambientale, sia per il suo valore economico, vista la capacità di muovere in sicurezza persone e merci un impatto ambientale che sarà sempre minore grazie alla ricerca ed alla nuove tecnologie adottate”, dichiara Alberto Cornacchia, Sales Director Rail Italy di ITT Motion Technologies, società globale che opera con i principali operatori ferroviari in Italia e nel mondo.

Il mondo dell’ecologia e dei trasporti spingono dunque verso un’unica direzione ma, sebbene anche il Governo italiano se ne sia accorto, c’è una grande incoerenza che continua e tenere banco e penalizzare la Sicilia. L’assenza di un collegamento stabile sullo Stretto di Messina rende impossibile favorire il vettore ferroviario a quello aereo, sicuramente molto più inquinante. Nel 2021, e sarà così ancora per molto tempo, i passeggeri per raggiungere Palermo e Catania saranno costretti a volare: milioni di persone, ogni anno, sono inconsapevolmente guidati ad inquinare per mancanza di collegamenti “puliti” via terra. Soltanto ieri proprio su queste pagine abbiamo ricordato, tramite le parole del vicepresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao, come l’insularità sia in primo luogo un fattore limitante delle opportunità di crescita, nella misura in cui produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa degli isolani cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha spesso parlato di “Governo ambientalista” e sottolineato la necessità di pensare un modello di crescita sostenibile e rispettoso dell’ambiente, facendo esplicito riferimento alle “linee ferroviarie veloci” che da decenni sono in Europa lo strumento fondamentale per accorciare le distanze, sviluppare i territori ed eliminare emissioni inquinanti dall’alto impatto ambientale. La circostanza che il Piano di resilienza e ripresa, come noto approvato da Governo e Parlamento nel contesto del programma europeo Next Generation EU, preveda investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale, come le misure complementari adottate per rafforzarne la spinta in termini di investimenti e riforme, che dovrebbero aggredire alla ridice le cause delle disuguaglianze territoriali e dei ritardi di sviluppo, non contemplino misure specifiche di riequilibrio territoriale (a partire dall’inserimento un’infrastruttura come il Ponte sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria, opera cantierabile e ritenuta essenziale dagli stessi studi commissionati dal Governo Conte e dal Ministro De Micheli) e non considerino la condizione di insularità contenendo sporadici ed ininfluenti riferimenti alle Isole (prevalentemente a quelle minori), costituiscono esempi emblematici di quanto incoerenze girino intorno al tema.

Oltre che arrecare vantaggi sui costi, come detto in precedenza far viaggiare merci e persone sui treni ad alta velocità, infatti, consente di tagliare gli altissimi costi ambientali provocati dall’inquinamento del traffico aereo e gommato: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, infatti, l’inquinamento provocato dal trasporto ferroviario è tre volte e mezzo inferiore, nel rapporto tonnellate/chilometri, rispetto a quello del trasporto su strada. Nello specifico, il treno produce 14 grammi di CO2 per chilometro, le automobili 42 grammi per ogni passeggero al chilometro, i camion 68 grammi per passeggero al chilometro e l’aereo addirittura 285 grammi per passeggero al chilometro.

emissioni-trasportiLe due Regioni messe peggio in Europa per il trasporto ferroviario sono proprio Calabria e Sicilia, dove meno del 5% del traffico è su rotaia a causa della rete vetusta e malfunzionante. La realizzazione del Ponte sullo Stretto, però, consentirebbe l’arrivo dell’alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, almeno fino a Palermo e Catania, rivoluzionerebbe questo tipo di scenario segnando una vera e propria svolta ecologica per i trasporti nel Meridione. Si completerebbe il 5° quinto corridoio transeuropeo Scandinavo-Mediterraneo Helsinki-La Valletta, ideato dall’Unione Europea proprio con lo scopo di portare l’alta velocità ferroviaria dall’estremo nord all’estremo sud del continente europeo proprio per ridurre le emissioni nocive provocate dalle modalità di trasporto più inquinanti, e al tempo stesso togliere dalla marginalità le periferie del Sud Italia in forte ritardo economico rispetto al resto del continente, favorendone gli scambi commerciali.

La realizzazione del Ponte sullo Stretto, quindi apporterebbe una serie di innumerevoli benefici occupazionali, logistici e di mobilità accorciando i tempi dei collegamenti per tutto il Meridione, e consentirebbe anche di ridurre enormemente le emissioni di gas inquinanti grazie alla sostituzione del traffico che attualmente avviene a bordo di aerei e navi traghetto con il transito, appunto, sul Ponte tramite i treni ad alta velocità e il gommato. In base allo studio realizzato per il Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta da Giovanni Mollica e Nino Musca, la media annua delle emissioni di anidride carbonica diminuirebbero del 94%, quelle di monossido di carbonio del 72%, quelle degli ossidi di azoto del 96%, quelle del materiale particolato dell’83%, quelle degli ossidi di zolfo del 99,9%, quelle degli idrocarburi totali dell’80%. In base ai calcoli dello studio, 120 automezzi che attraversano lo Stretto sul Ponte anziché traghettare riducono le emissioni di anidride carbonica di 1,47 tonnellate. Un quantitativo che, esteso a un anno di attraversamenti moltiplicato per le circa 17 mila traversate annue sulla sola rotta Tremestieri-Villa San Giovanni e ritorno, danno minori emissioni di CO2 per 25 mila tonnellate. Questo semplice calcolo conferma le conclusioni raggiunte col metodo generale che valuta in oltre 140 mila tonnellate annue le minori emissioni della sola anidride carbonica grazie alla realizzazione dell’infrastruttura tra Sicilia e Calabria.

Alla luce di tutte queste considerazioni risulta chiaro che il Ponte sullo Stretto di Messina è la grande opera più ecologica della storia: i conseguenti benefici di collegamenti veloci e stabili con il resto del mondo determinerebbero quella vera rivoluzione “green” che i governi chiedono, in linea con le esigenze del pianeta e gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni tramite trasporti veloci ferroviari. Non resta che chiedersi perché ancora ci siano tentennamenti su un’opera che invertirebbe il tragico destino di due Regioni come Sicilia e Calabria, che subiscono ogni anno sempre di più il problema dello spopolamento. Il progetto del Ponte sullo Stretto, quello a campata unica, esiste ed è stato approvato dai maggiori esperti sotto ogni punto di vista dopo oltre 40 anni di studi. Basterebbe soltanto aggiornarlo alle nuove e più moderne tecnologie e, cosa ancora più importante, smettere di affrontare il tema in maniera ideologica.

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