Reggina, perché il dato di 6 mila spettatori al Granillo non deve essere denigrato

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Dati e numeri degli spettatori medi al Granillo negli ultimi 20 anni circa: evidenze che dimostrano il motivo per cui i 6 mila di Reggina-Cittadella non possono essere denigrati

6.292. Ci riferiamo ai tifosi presenti al Granillo per Reggina-Cittadella. Per tanti, però – anche per me, che ho provato a caricare l’ambiente con un editoriale in cui invitavo ad invadere lo stadio – quei tifosi sarebbero potuti essere il doppio, o comunque vicini a quelli della sfida contro il Parma. Perché si veniva da tre vittorie di fila, perché la squadra era in seconda posizione, perché si giocava nel primo pomeriggio di un giorno di festa e perché sembrano esserci tutti i presupposti per una stagione entusiasmante, al di là del risultato o della posizione finale.

Ma il dato di 6.292 spettatori, ora, in questo momento, in questo preciso periodo storico, non può essere denigrato. Perché? Perché ce lo insegna la storia.

La storia insegna che a Reggio Calabria la categoria è solo relativa ai fini del numero di presenze. Conta, ma non totalmente. Senza andare troppo in là col tempo, a 25-30 anni fa – in cui le tv non c’erano o cominciavano ad affacciarsi – e restringendo il cerchio agli ultimi 20-15 anni, quanto sopracitato può trovare spiegazione. Nella città dello Stretto, dove la passione non scompare mai – ma è ora sopita e ora al massimo della sua essenza – di mezzo ci sono tanti fattori: il contesto economico, il periodo storico, il recente percorso del club, gli investimenti della società, l’avversario di turno, il modo di giocare e, ovviamente, il più importante, la posizione in classifica. E così accade che il Granillo, negli ultimi 20 anni, abbia fatto più presenze in alcune stagioni di Serie C che in alcune di Serie A. Accade che il Granillo abbia fatto registrare più o meno lo stesso numero di tifosi in Serie D e in Serie B. Accade che – giustamente, come un po’ ovunque in ogni posto del mondo in cui si vive di calcio – attiri un avversario di cartello, una partita di cartello o una giornata favorevole sotto i più svariati profili (meteorologico, sociale, culturale).

Sono andato un po’ a spulciare i dati dalle primissime stagioni di Serie A, ma anche delle ultime. E la forbice è già netta. Sono andato a spulciare i numeri della B dopo la retrocessione, quelli in Serie D e quelli di Praticò e di Gallo. Numeri totalmente diversi, altalenanti, a prescindere dalla categoria. Ma numeri che hanno una spiegazione.

Prima evidenza è la stagione 1998-1999, quella della cavalcata verso la prima Serie A della storia. Un avvio “normale”, non entusiasmante, non da vertice. E le presenze si attestano intorno ai 5 mila, un po’ come adesso. Poi la vittoria contro la Reggiana apre a un altro campionato e di mezzo si mette il derby contro il Cosenza (13 mila persone) e gli scontri diretti contro Pescara, Torino e Lecce (sempre 10 mila spettatori o oltre, con un Comunale che nel frattempo lasciava spazio a un Granillo quasi ultimato). Da lì, picchi di 15-17 mila a spingere verso la A. Di seguito qualche dato, con i risultati e, a destra, il numero di spettatori (fonte: Wikipedia).

spettatori reggina 1998-1999

Sui primissimi anni di A, postare il dato è inutile. L’entusiasmo è alle stelle, la Reggio Calabria calcistica tocca il punto più alto della sua storia e al Granillo arrivano anche da fuori provincia e fuori regione, specialmente contro le big. All’epoca la Reggina era l’unica squadra in A tra Calabria e Sicilia e da Roma in giù c’erano solo Lecce e Bari. Dato abbonati: al massimo! E poi sempre 24-25-27 mila. Tutto pieno. Numeri leggermente più bassi, ma sempre importanti, nella stagione di B del “purgatorio”, poi di nuovo alle stelle.

Il primo vero segnale, con una Serie A comunque mantenuta e con un entusiasmo che si rivela lampante, è nella stagione 2004-2005, la prima di Walter Mazzarri. Gli abbonati sono 14 mila, quota media che resta tutto l’anno eccetto i picchi contro le big. Ma la stagione successiva si abbassa ancora di più, addirittura anche sotto i 10 mila. Gli abbonati sono 8.900 e i picchi massimi sono di 14 mila. Questi i dati (fonte: Wikipedia).

spettatori reggina 2005-2006

Le stagioni successive, escludendo i soliti picchi, i numeri sono sempre quelli. Intorno ai 9 mila, che è la quota abbonati. Eppure la Reggina in Serie A ci rimane altri quattro anni, inclusa la splendida cavalcata dai -11 con una squadra che esaltava e divertiva. Ma il club amaranto era ormai tra i 20 migliori d’Italia da anni, il reggino era abituato alle big al Granillo e su questo nessuno può obiettare o giudicare. E’, per certi versi, anche fisiologico. E l’evidenza è anche tutta negli interventi della società in quegli anni: prima, al tifoso, non serviva dir niente, poi sono iniziati gli ingressi nelle scuole, gli inviti, i biglietti omaggio.

Serve una scossa e la retrocessione, in realtà, poteva sembrare un assist indiretto per risvegliare la passione: arriva Novellino e viene giù una corazzata. Gli abbonamenti, però, si fermano a quota 5 mila, e l’andamento della stagione non aiuta. Quasi mai sopra i 5 mila, neanche l’esaltante stagione successiva, con l’unico picco del playoff Reggina-Novara (18 mila). Le stagioni passano, i problemi aumentano, gli obiettivi si ridimensionano e la Reggio Calabria calcistica tocca i minimi storici negli ultimi anni di Serie B: stadio vuoto, desolante, con picchi minimi intorno alle 3 mila presenze, che si abbassano anche sotto i 3 nel primo anno di C (esclusi i quasi 10 mila del derby col Messina).

spettatori reggina 2014-2015

Ovviamente, lo scoramento della Serie D non aiuta, così come i successivi anni di C in cui l’obiettivo della società resta la salvezza. A risvegliare la folla, con picchi di 5 mila, qualche derby con Messina o Cosenza o gare di fine stagione in cui il club regala (nel vero senso della parola) biglietti. E il contesto economico della città, nel frattempo, è anche cambiato (in peggio) rispetto ai primi anni 2000.

Dall’inferno al paradiso, però, il passo è breve. La Reggina rischia il fallimento, al Granillo non si superano quasi mai le 2 mila presenze. Ma un bel giorno di dicembre viene annunciato Luca Gallo e si passa dai mille agli 11 mila di Reggina-Catanzaro 3-4. Boom. Nuovo presidente, nuovi obiettivi, tanta ambizione, mercato di gennaio faraonico, riaperta la campagna abbonamenti. E quella passione solo sopita riemerge fuori. “A noi, della categoria, non ce ne frega un… fico secco”. Il picco massimo sono i quasi 14 mila del playoff contro il Monopoli. Numeri che non si toccavano da anni. Numeri in C, di ben lunga superiori alle medie di 9 mila della Serie A. Della cavalcata con Toscano, poi, inutile parlarne. 5 mila abbonamenti, mai sotto gli 8 mila spettatori, 10 mila di media e picchi di 15 mila contro Bari e Catanzaro. I numeri della A, con costi più contenuti, per venire incontro “allaggente” (detta alla Gallo, non ce ne voglia il buon Caprì per il copyright).

Di Covid e pandemia, 20 anni fa – ma anche 2 – nemmeno l’ombra. Poi è arrivata e ha stravolto il mondo. Ora la Reggina è in B, nei piani alti. E fa registrare i suoi picchi contro il Parma esattamente come in A faceva contro Juve, Milan, Inter. La media di 6 mila – in questo periodo storico e con questo contesto economico – non è molto diversa da quella di altre stagioni similari. E sarebbe stata probabilmente migliore senza “l’ansia da Covid”, quella da tampone e con una campagna abbonamenti lanciata da inizio stagione (se ovviamente ci fossero state le certezze). Poi, è chiaro, se il club avesse “regalato” biglietti – come si faceva 6-7 anni fa – il numero sarebbe stato sicuramente superiore. Ma non lo si può, ovviamente, pretendere. E non resta che attendere le prossime settimane, i prossimi risultati e la classifica aggiornata per capire a quale quota si stabilirà il Granillo. Sperando che per il girone di ritorno ci sia la possibilità di un altro pacchetto abbonamenti. E sperando che la Reggina continui a far sognare…

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