Covid, il virologo Broccolo: “vaccini ai bambini? Ecco perché non sono convinto. Più sensato l’obbligo per pazienti a rischio”

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“Questi vaccini non bloccano l’infezione e la trasmissione, i vaccinati hanno comunque un’alta carica virale, quindi per i bambini farei un calcolo rischi/benefici. Per loro il Covid si può curare”: lo ha affermato il noto virologo Francesco Broccolo

Dal 16 dicembre anche in Italia prenderà il via la somministrazione dei vaccini anti-Covid per i bambini nella fascia 5-11 anni. Il tema è molto discusso, perché anche tra gli scienziati le opinioni sono molto divergenti. “Ho una bimba di 13 anni, vaccinata, e poi uno piccolo di 8 anni. Si vaccinerà? Ci sto pensando”, è stata questa la risposta del dott. Francesco Broccolo, virologo dell’Università Milano Bicocca, ai microfoni di Piazza Pulita. L’esperto spiega che prima di scegliere bisogna valutare il rapporto rischi-benefici, “mettendo nel computo i benefici individuali e quelli della collettività. Partiamo dal presupposto che questi vaccini sono perfetti per contrastare la malattia grave al 97% nei primi cinque mesi, secondo una pubblicazione sul New England, poi iniziano a calare dopo sei mesi all’88% e dopo 7 mesi al 55%. Per l’infezione invece coprono al 77%, mentre dopo 5 mesi decade al 20%”.

“Se i bambini si ammalano raramente, cioè si verifica 1 caso su 3500 bambini, ed è curabile con immunomodulanti e con un corticosteroidi, un mix che li salva nel 98% dei casi subito e nel 2% in un po’ più di tempo, allora mi chiedo qual è il beneficio se questi vaccini non bloccano l’infezione e la trasmissione? Ieri è uscito un altro lavoro in cui viene detto che i vaccinati hanno comunque un’alta carica virale. Beneficio per la collettività? Un farmaco, per essere definito tale, deve essere valutato il beneficio sull’individuo. Se il tema della collettività non può essere trascurato allora ragioniamo sull’obbligo di vaccinazione nei pazienti che finiscono in terapia intensiva”, conclude Broccolo.

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