Le Ricette di StrettoWeb – Sformato di patate e salsiccia

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Le ricette di StrettoWeb: ricetta e tradizione dello sformato di patate e salsiccia

Ispirato da uno dei più classici abbinamenti lo sformato di patate e salsiccia è un piatto dal cuore filante che racchiude tutto il gusto dei prodotti tipici calabresi. Morbido dentro e croccante fuori è davvero goloso! 

Difficoltà: facile

Preparazione: 25 minuti

Cottura: 60 minuti

Porzioni: 4 persone

Costo: basso

INGREDIENTI

1 kg di patate della Sila IGP

600 gr. di salsiccia fresca

2 cipollotti di Tropea

100 gr. di parmigiano grattugiato

200 gr. di stracchino

Pangrattato q.b.

Vino bianco

1 rametto di rosmarino

Olio extravergine di oliva, sale e pepe

Preparazione

Iniziate a sbucciare la cipolla, tritatela ed eliminate il budello dalla salsiccia. Affettate in modo sottile le patate e tenetele in acqua per non farle annerire. Scaldate l’olio in un tegame e versate la cipolla lasciandola ammorbidire per 5 minuti. Unite la salsiccia sbriciolata ed il rosmarino e fate rosolare la carne per 10 minuti dopo averla sfumata col vino bianco. Ungete una teglia, rivestitela di pangrattato ed iniziate a sistemare le fettine di patate, conditele con olio, sale e pepe e spolverizzate il parmigiano, aggiungete lo stracchino a fiocchi e proseguite con uno strato di salsiccia. Continuate così fino al termine degli ingredienti e cuocete lo sformato a 180 per 40 minuti. Fatelo intiepidire prima di servirlo.

Conservazione

Lo sformato di patate e salsiccia si conserva in frigo per un paio di giorni al massimo.

Curiosità della salsiccia calabrese

Se già nel Paleolitico le specie più simili ai suini venivano raffigurate nelle caverne è chiaro quanto sia remoto il rapporto che lega l’uomo a questi animali. La conservazione di queste carni attraverso la salagione e la stagionatura risale però alle colonie della Magna Grecia, il contesto in cui si radica la produzione della salsiccia che rimane un tratto distintivo della cultura e tradizione calabrese. Una cultura legata a precisi rituali che iniziano con l’uccisione del maiale per poi passare alla preparazione dei salumi. La tecnica di preparazione della salsiccia si tramandava a voce di generazione in generazione ed avveniva attraverso procedure millenarie. Fino agli anni 80 nei piccoli centri calabresi era prassi, infatti, uccidere il maiale nel giardino di casa e la preparazione dei salumi riguardava ogni famiglia. Gli anziani più esperti sceglievano le carni, le tagliavano finemente, le salavano e le pepavano col peperoncino rosso piccante prima di insaccarle nel budello. Dopo due giorni, si procedeva all’affumicatura che conferiva alla salsiccia il suo caratteristico profumo e si lasciava essiccare per almeno due mesi. Agli inizi del 900 ed in particolare dopo la Seconda guerra mondiale si diffusero in Calabria le macellerie che producevano la salsiccia fresca, squisita con i maccheroni al sugo oppure in padella con broccoli e cime di rapa. La salsiccia fresca, ordinata alle macellerie di fiducia, conservava una produzione artigianale mentre proseguiva la tradizione familiare della salsiccia stagionata. Negli anni 90 con l’arrivo delle norme sulla macellazione delle carni suine queste pratiche si sono ridotte drasticamente ed hanno lasciato spazio ai salumifici moderni che, conservando modelli di produzione sani e genuini, garantiscono prodotti il più possibile vicini a quelli precedenti.

Consiglio della zia

Farcite lo sformato anche con provola o scamorza.

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