Mi sforzo ma non capisco

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E’ Natale, e nella migliore tradizione cerchiamo di vivere e seminare serenità. In questo, può essere la poesia di Trilussa: ‘Er Presepio’

Questo è l’ultimo podcast del 2021. Ne riprenderò la lettura nella prima parte di gennaio del prossimo anno.

Tra i maggiori temi toccati, quest’anno, svetta il Covid-19, con le sue profonde e drammatiche implicazioni, economiche e sociali.

Preludio ai podcast sono stati due editoriali, scritti su TFnews, all’inizio dell’anno. In essi, vista la pericolosità e la diffusione della pandemia, prendendo spunto dalle parole di Valter Veltroni che ‘bisogna cambiare rotta, considerando seriamente i giovani’, sostenevo, a proposito di vaccinazioni, che esse andassero allargate, con un forte coinvolgimento, anche a livello di comunicazione, dei giovani.

Riprendevo questa esortazione, con maggiore forza, nel podcast del 4 maggio us, arrivando a parlare, se si dovesse imporre una scelta, di dare priorità ai giovani, dal momento che gli anziani sono più prudenti e disciplinati.

Sono passati nove mesi. I giovani, e lo richiamo con sollievo, già da qualche mese vengono vaccinati, con il coinvolgimento anche dei piccoli, sopra i 5 anni.

Non pensavo, però, da persona sana di mente, che di fronte all’incalzare della crisi pandemica, che si tenta disperatamente di tenere sotto controllo, anche per consentirci un sereno Natale ed essere il preludio di ritorno alla vita nomale, il 5% della popolazione continuasse ad aderire all’orientamento dei no vax. Questa frangia, ispirata e sostenuta da intellettuali da strapazzo, filosofi in disarmo, chiacchieroni di televisione, medici non medici ed in libera uscita (un medico deve combattere le malattie, non trasmetterle, chi non ha fiducia nella scienza e nella medicina non può fare il medico (Nicola Zingaretti)  ‘portatori di parole in libertà, in nome della libertà di parola’ (copyright di Beatrice Dandi) contrabbanda un diritto costituzionale alla libertà, parlando di dittatura sanitaria, e trascurando completamente il diritto di chi si è vaccinato, oltre l’85%, per vivere serenamente.

Siamo nel pieno di una ‘società irrazionale’, come la definisce il Censis.

Il loro delirio termina, quando finiscono intubati in ospedale e si prodigano in scuse verso il prossimo ed in esortazioni favorevoli al vaccino; e nemmeno allora qualcuno si rassegna. Debbo dire che di quest’ultimo approvo la coerenza: ha fatto una scelta e ne accetta le conseguenze. Passando a miglior vita, e liberando un letto in ospedale che ha ingiustamente occupato, parlerei usurpato, egli ha comunque creato danni a persone gravemente malate e afflitte da pesanti patologie, che, magari, non hanno trovato posti liberi in terapia intensiva.

Auguriamoci che le sofferte decisioni, prese in questi giorni dal Governo, riescano a contenere la pandemia e che la gente, mi riferisco al riottoso 5%, ritrovi la ragione ed il buon senso, e che ci uniamo tutti, consapevoli, solidali e responsabili, in questa drammatica lotta.

Se poi si limita il microfono della comunicazione agli assatanati della visibilità, senza pregiudicare il libero pensiero – che deve essere libero ma anche giusto, secondo l’evidenza della scienza, del buon senso e dell’interesse generale –  il processo si accelera, con buona pace per il Paese.

Con un tale orientamento si potrebbe dare una maggiore certezza a quello che è un ‘rimbalzo economico’, di cui stiamo godendo, rappresentato da una crescita del PIL, dei consumi, della produzione industriale, e con qualche segnale positivo sul fronte occupazionale e del contenimento del debito pubblico.

E qui non capisco, anche se mi sforzo, il recente comportamento dei sindacati (CGIL, UIL) che, con lo sciopero generale, hanno spaccato l’unità della categoria, essendo rimasta fuori la CISL, con argomentazioni più che valide.

Il sindacato, ed è un truismo, difende i lavoratori e, per questo, deve avere a cuore la tenuta economica e sociale del Paese.

Ma quando in una situazione di crisi un governo apre un tavolo di negoziato per le pensioni, mette soldi per gli ammortizzatori sociali, tenendo aperta la discussione, sostiene a livello europeo una soluzione sulla GIG Economy, favorevole alle tesi sindacali, e dopo tanto tempo interviene sulla riforma della tassazione, ridisegnando le aliquote (che possono piacere e non piacere) sta svolgendo il suo ruolo in maniera valida e va sostenuto nell’interesse dei lavoratori.

Sul lavoro nessuno esecutivo ha fatto di più in così poco tempo (Mario Draghi). Ed è da credergli.

Se c’è, in questo comportamento dei sindacati, una voglia di visibilità a tutti i costi, anche se non ci credo, sarebbe completamente errato.

Se, invece, si vuole richiamare il ruolo del sindacato affinché lo si tenga da conto prima che si prendano importanti decisioni, si può simpatizzare, anche se reputo che il Presidente Draghi abbia la sensibilità e il senso politico da tenere da conto una tale attesa.

Solo così, con questo procedere, paziente e responsabile, si può, sul fronte economico, ‘affrontare la sfida di consolidare la ripresa ed avviare un percorso di cambiamento verso un modello sostenibile e inclusivo, facendo leva sull’opportunità del PNRR (Sergio Mattarella).

E’ il momento storico giusto, anche dopo l’attestato di ‘qualità’ dell’Economist verso il Paese ed analogo l’apprezzamento espresso in questi giorni dalla Presidente della Commissione UE Ursula Von Der Leyen.

E’ Natale, e nella migliore tradizione cerchiamo di vivere e seminare serenità.

In questo, mi faccio aiutare da una poesia di Trilussa, recitata da un’amica romana:

‘Er Presepio’

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore nun capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

La poesia ‘Er presepio’ è un’ esortazione all’amore, alla vicinanza, ai buoni pensieri e ai sensati atteggiamenti; è una traccia che deve guidarci, per poter onorare al meglio le nostre responsabilità civili.

Con la speranza che ciò possa accadere, formulo i più sentiti auguri di serene festività natalizie e per un prospero 2022.

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